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sabato 29 novembre 2014

Riparte il Caffè Letterario

Prenderà il via lunedì 1 dicembre, alle 18,00, per concludersi il 22 dicembre, un appuntamento culturale molto atteso, vale a dire la III edizione de “Il Caffè letterario” promosso dal “Centro sociale anziani” di Cetraro, di cui è presidente Mario Antonuccio. Questo nuovo ciclo del Caffè letterario sarà aperto da un articolato commento del professor Gaetano Bencivinni sul libro “Sostiene Pereira”, di Antonio Tabucchi, mentre il secondo appuntamento, previsto per lunedì 15 dicembre, anch’esso caratterizzato dal commento del professor Bencivinni, sarà incentrato sul libro “La Storia”, di Elsa Morante. Infine, lunedì 22 dicembre, l’architetto Carlo Andreoli, esperto del patrimonio d’arte della nostra regione, che da anni studia, in particolare, i beni d’arte del Tirreno cosentino, con la pubblicazione di saggi e monografie sull’argomento e collaborazioni con riviste specializzate e siti web, relazionerà sul tema “La natività del Signore nell’arte italiana”. Tutte le serate si svolgeranno nella sede del Centro, situata in via San Francesco a Cetraro Centro, saranno moderate da Maria Castellani e introdotte dallo stesso presidente Mario Antonuccio. “Un cupo pessimismo - ha spiegato il professor Gaetano Bencivinni, in una nota pubblicata alcuni giorni fa sul blog ufficiale del Centro Sociale Anziani, intitolata “Oltre le tenebre della follia”, a proposito delle tematiche che caratterizzano proprio i due interessanti volumi che commenterà quest’anno - attraversa il romanzo “La Storia” di Elsa Morante, ambientato a Roma tra il 1941 e il 1947. Una storia, come è noto, di tragedie, bombardamenti, deportazioni, dolori. Le due guerre mondiali, il fascismo, il nazismo, la persecuzione degli ebrei, i campi di distruzione, l’occupazione tedesca di Roma. In questo contesto storico si svolge il dramma della protagonista Ida Ramundo e dei figli Ninuzzu e Useppe, nato dallo stupro subito da parte di un militare tedesco. Simbolo dell’innocenza deplorata, atterrita dalla follia delle leggi razziali, Ida conduce la sua martoriata esistenza, profondamente segnata dalle sofferenze e dai dolori. La madre ebrea muore annegata nel tentativo disperato di raggiungere la Palestina da Cosenza. Il suo corpo sarà ritrovato a Fuscaldo con un mantello inzuppato e con tremila lire, ridotte a poltiglia, nascoste in una calza. Il padre Giuseppe muore di cirrosi epatica, il marito Alfio Mancuso muore di cancro, Ninuzzu, divenuto contrabbandiere, muore ammazzato, il piccolo Useppe muore in tenera età, stroncato dal Grande male, una forma di grave epilessia. Ida finisce in una casa di cura sino alla morte, avvolta nelle tenebre della follia. Non c’è scampo per nessuno. Non c’è nessun disegno provvidenziale nella Storia. Tutto precipita inesorabilmente verso la catastrofe”. “Nel romanzo “Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi - ha concluso lo stesso professor Bencivinni - ambientato a Lisbona nel 1938, il contesto storico è pressoché analogo. La guerra di Spagna, il Franchismo, il conflitto tra i nazifascisti e le brigate internazionali partigiane, la dittatura salazarista con l’opprimente censura e la spietata polizia politica. Pereira, protagonista del romanzo, intellettuale cattolico, vive aggrappato ai ricordi del passato sino a quando incontra il giovane sovversivo Monteiro Rossi, che lo scuote dal suo torpore esistenziale. I consigli di padre Antonio, i colloqui col dottor Cardoso e il barbaro assassinio di Monteiro Rossi da parte della polizia politica lo inducono a prendere una coraggiosa posizione contro il regime. Scrive contro la polizia politica un articolo di fuoco, che pubblica nel suo giornale, eludendo abilmente la censura. Dopo lascia il Portogallo con un passaporto falso. Nel romanzo di Elsa Morante la morte dà scacco matto alla vita, mentre nel romanzo di Tabucchi dall’idea della morte scaturisce la scintilla che accende la voglia di lottare per la libertà con lo sguardo rivolto verso il futuro”. Da sottolineare che proprio il blog del Centro Sociale Anziani di Cetraro può vantare, fin dalla sua nascita, un copioso numero di visualizzazioni da vari Paesi del mondo (Italia 5961, Stati Uniti 574, Germania 184, Polonia 72, Federazione Russa 36, Francia 37, Romania 23, Ucraina 22, Hong-Kong 15, Regno Unito 13), a conferma dell’interesse che suscitano le tematiche e gli argomenti trattati.
                                                                                                          CLELIA ROVALE

giovedì 27 novembre 2014

Il coraggio della scelta

Le lotte sindacali a Firenze tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento fanno da supporto narrativo al romanzo Metello di Vasco Pratolini.
Anarchici e socialisti, sindacalisti, imprenditori ed operai alimentano il conflitto sociale, culminato con le 46 giornate di sciopero dell’estate 1902 che si sono concluse con la vittoria del gruppo dei 21 edili, che hanno ottenuto un significativo aumento salariale.
Pratolini racconta con uno stile sobrio, rapido e semplice le vicende del protagonista Metello, puntando i riflettori sul suo impegno sociale e sulle sue relazioni sentimentali con la vedova Viola, che lo ha avviato all’amore, con la moglie Ersilia, figlia dell’anarchico Quinto Pallesi, con l’amante Idina con cui Metello si trova, allorché esplode nel cantiere edile dell’ingegner Badolati lo scontro tra crumiri e scioperanti, da cui scaturisce l’intervento delle forze dell’ordine.
Solidarietà tra lavoratori, sottoscrizioni delle camere del lavoro, delle leghe e del mutuo soccorso fanno da cornice al narrato dell’autore, che evidenzia così lo spirito combattivo e solidale del movimento operaio di quegli anni, destinato a crescere nei decenni successivi.
Il messaggio che l’autore trasmette è che bisogna avere il coraggio delle scelte da compiere con i vivi e per i vivi. Il passato va conservato, ma non deve condizionare il presente.
Riflessione questa che è presente in tanti autori della letteratura mondiale.
Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald si conclude con l’appello a remare contro la corrente che sospinge verso il passato.
In Sostiene Pereira Antonio Tabucchi indica nella frequentazione del futuro la via da seguire, compiendo scelte coraggiose nel presente.
Nel romanzo L’eleganza del riccio Muriel Barbery sottolinea che il futuro serve alla costruzione del presente con veri progetti di vita.


Gaetano Bencivinni

venerdì 21 novembre 2014

Il ritorno a casa di Anguilla

Il ritorno a casa è un classico nel panorama letterario mondiale. Basti pensare al ritorno di Ulisse ad Itaca nel poema omerico.
La casa, come guscio protettivo, assume una pluralità di significati nella produzione letteraria di tanti scrittori. Tetto e patria in Ugo Foscolo, nido in Giovanni Pascoli, tana e richiamo della foresta con il canto del branco in Jack London, rifugio e fuga dal mondo nel romanzo La casa in collina di Cesare Pavese.
In questa cornice letteraria si colloca il romanzo La luna e i falò di Pavese con il ritorno a casa di Anguilla, un bastardo contadinello, emigrato dal Piemonte in America per fare fortuna.
Anguilla, ormai benestante e maturo, rivede con gli occhi del mondo le valli, le colline, le viti, i poderi, le vecchie cascine contadine, i luoghi in cui ha vissuto la giovinezza tra stenti e miserie, ammirando con spirito servile le padroncine Irene, Silvia e Santa, considerate per lui inarrivabili.
Il nucleo teorico del romanzo è caratterizzato dalla dialettica tra la luna, simbolo della regolarità ciclica delle stagioni e dell’immobilismo del tempo, tipici della cultura contadina, e i falò, simbolo della Storia, dei cambiamenti, delle trasformazioni, delle distruzioni, che modificano i luoghi, le cose e i rapporti tra le persone.
La narrazione procede attraverso un duplice punto di vista: quello di Anguilla, che riscopre le radici nel paese e quello dell’amico falegname Nuto, rimasto sempre in paese, che crede ancora nella luna e che ha vissuto la tragica esperienza della guerra civile tra fascisti e partigiani.
Tra memorie e situazioni attuali si avvia un circuito virtuoso, che consente ad Anguilla di scoprire la bussola che sinora lo ha guidato nel viaggio della sua vita. Una bussola fatta di odori, sapori, colori, suoni, superstizioni, che ha portato sempre con sé, appiccicati alla pelle.


Gaetano Bencivinni

domenica 16 novembre 2014

Oltre le tenebre della follia

Un cupo pessimismo attraversa il romanzo La Storia di Elsa Morante ambientato a Roma tra il 1941 e il 1947. Una storia di tragedie, di bombardamenti, di deportazioni, di dolori. Le due guerre mondiali, il Fascismo, il Nazismo, la persecuzione degli Ebrei, i campi di distruzione, l’occupazione tedesca di Roma.
In questo contesto storico si svolge il dramma della protagonista Ida Ramundo e dei figli Ninuzzu ed Useppe, nato dallo stupro subito da parte di un militare tedesco.
Simbolo dell’innocenza deplorata, atterrita dalla follia delle leggi razziali, Ida conduce la sua martoriata esistenza, profondamente segnata dalle sofferenze  e dai dolori.
La madre ebrea muore annegata nel tentativo disperato di raggiungere la Palestina da Cosenza. Il suo corpo sarà ritrovato a Fuscaldo con un mantello inzuppato e con  tremila  lire, ridotte a poltiglia, nascoste in una calza.
Il padre Giuseppe muore di cirrosi epatica, il marito Alfio Mancuso muore di cancro, Ninuzzu, divenuto contrabbandiere, muore ammazzato, il piccolo Useppe muore in tenera età, stroncato dal Grande male, una forma di grave epilessia.
Ida finisce in una casa di cura sino alla morte, avvolta nelle tenebre della follia.
Non c’è scampo per nessuno. Non c’è nessun disegno provvidenziale nella Storia. Tutto precipita inesorabilmente verso la catastrofe.
Nel romanzo Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi, ambientato a Lisbona nel 1938, il contesto storico è pressoché analogo. La guerra di Spagna, il Franchismo, il conflitto tra i nazifascisti e le brigate internazionali partigiane, la dittatura salazarista con l’opprimente censura e la spietata polizia politica.
Pereira, protagonista del romanzo, intellettuale cattolico, vive aggrappato ai ricordi del passato sino a quando incontra il giovane sovversivo Monteiro Rossi, che lo scuote dal suo torpore esistenziale.
I consigli di padre Antonio, i colloqui col dottor Cardoso e il barbaro assassinio di Monteiro Rossi da parte della polizia politica lo inducono a prendere una coraggiosa posizione contro il regime.
Scrive contro la polizia politica un articolo di fuoco, che pubblica nel suo giornale, eludendo abilmente la censura. Dopo lascia il Portogallo con un passaporto falso.
Nel romanzo di Elsa Morante la morte dà scacco matto alla vita, nel romanzo di Tabucchi dall’idea della morte scaturisce la scintilla che accende la voglia di lottare per la libertà con lo sguardo rivolto verso il futuro.


Gaetano Bencivinni

mercoledì 12 novembre 2014

Il respiro del deserto di Marco Buticchi

Una caccia al tesoro lunga otto secoli è la trama di questo libro appassionante non solo per le vicende ma anche per i personaggi noti spesso "eroi" delle avventure raccontate. 
La storia inizia nel 1227 alla corte di Gensis Khan ed è la storia del tesoro nascosto di questo condottiero mongolo quando decide di costruire la sua tomba. Il segreto di favolose ricchezze rimane sepolto fino al 1919 quando uno dei protagonisti incontra il presidente americano Harry Truman e stringendosi a lui di forte amicizia gli regala il proprio piroscafo e la possibilità di continuare a custodire il potente segreto fonte sempre di morte e corruzione. Il piroscafo diventa uno yacht e quando era pronto per la demolizione nel porto di La Spezia sarà invece acquistato da un ricco americano che lo farà rivivere. Questa a grandissime linee la trama del libro che rivela il grande amore di Buticchi anche per la storia condita tuttavia dalla fantasia e da sentimenti forti sempre uguali nel tempo sia nel bene che nel male.

Elisabetta Pelaia

giovedì 6 novembre 2014

Il gattopardismo, malattia della nobiltà siciliana

Nel romanzo I viceré di Federico de Roberto il gattopardismo attraversa la narrazione delle vicende della nobile famiglia degli Uzeda, che si svolgono in Sicilia tra il 1855 e il 1882.
Un arco di tempo, caratterizzato dal passaggio dalla monarchia borbonica alla monarchia sabauda, in cui la nobiltà siciliana è chiamata a compiere una scelta di campo e ad adeguarsi alle esigenze del nuovo stato unitario, per mantenere la preminenza nelle gerarchie sociali.
Il duca Gaspare Uzeda e il principino Consalvo aderiscono al liberalismo dello Stato italiano ed accedono alla carica di deputato nel Parlamento nazionale, contribuendo così a conservare e rafforzare il potere della famiglia.
Lucrezia Uzeda sposa il liberale Benedetto Giulente. Persino l’ultraborbonico don Blasco, dopo il successo delle sue speculazioni finanziarie, saluta con un plauso la conquista sabauda di Roma del 1870.
A conclusione del romanzo, Consalvo spiega  alla vecchia zia Ferdinanda, rimasta fedele alla monarchia borbonica, che l’unica scelta coerente da fare nella situazione che si era venuta a creare era quella di  aderire allo Stato liberale al fine di perpetrare il potere degli Uzeda.
Se si vuole che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi. E’ questa la celebre espressione gattopardesca che il nobile Tancredi Falconeri, personaggio di spicco del romanzo di Giuseppe Tomasi Il gattopardo, usa per giustificare la sua adesione al movimento garibaldino e alla rivolta siciliana contro la monarchia borbonica.
Il principe don Fabrizio Salina ingoia il rospo del matrimonio di Tancredi con Angelica, figlia dell’avido arrampicatore sociale don Calogero Sedara e nipote di Peppe Giunta, detto Merda e morto di lupara.
I nobili cambiano bandiera e mantengono ricchezze, prestigio, potere e privilegi di casta. Il popolo invece, per dirla con il capomafia don Mariano Arena, “cornuto era e cornuto rimane”. I villani cercano terra e libertà e si ritrovano in galera o finiscono appesi ad una forca. Tasse e servizio di leva obbligatorio alimentano il brigantaggio, che le baionette piemontesi stroncano con spietata violenza.


Gaetano Bencivinni

martedì 4 novembre 2014

L'armata dei sonnambuli di Wu Ming


L'eccezionalità di questo libro non consiste tanto nell'essere stato scritto da un collettivo di autori quanto nel suo contenuto ovvero la Rivoluzione Francese vista da diversi punti di vista. Troviamo principalmente la voce del popolo ma anche quella della borghesia e della nobiltà il tutto circondato a volte da un alone di mistero e di superstizione che condiziona la vita di alcuni personaggi.
La Rivoluzione Francese viene visitata non solo da un punto di vista prettamente storico e documentale ma anche dalla visione particolare di ogni singolo personaggio ed alla fine si ha un quadro d'insieme che ridimensiona alcuni protagonisti e ne esalta altri oscurati da giudizi preconcetti degli storici. Vi sono alcuni "eroi" come Scaramouche, di origine italiana, che si confondono tra fantasia e realtà e soprattutto vi è la descrizione della partecipazione delle donne alla Rivoluzione anticipatrice forse di quelle battaglie che nell'ottocento prima e nel novecento poi le vedranno protagoniste.

 Elisabetta Pelaia