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venerdì 8 maggio 2015

Il mare color del vino

Tra intrighi ed amori, tra viaggi ed avventure, tra geniali astuzie e dardi di vendetta si svolgono le vicende dell’eroe greco Ulisse, personaggio di spicco dell’Iliade e protagonista dell’Odissea, poemi epici del poeta Omero.
Un personaggio affascinante, dal multiforme ingegno, brillante oratore e straordinario arciere, sospinto oltre le colonne d’Ercole dal bisogno inarrestabile di scoprire la verità e di misurarsi con l’ignoto.
La storia romanzata dello scrittore Giovanni Nucci Ulisse. Il mare color del vino ricostruisce le tappe più significative della straordinaria vita dell’eroe greco, simbolo dell’intelligenza, della curiosità, della voglia di vivere secondo virtute e conoscenza.
Tra miti e leggende, tra episodi bellici e viaggi rischiosi in terre lontane si svolge la vita di un eroe moderno, che continua a trasmettere ancora oggi una forte emozione ed un fascino, destinati a suscitare nel lettore slanci positivi verso il superamento della banale quotidianità, dell’immobilismo esistenziale, del riflusso in una piatta mediocrità.
Nucci sottolinea i tratti distintivi del personaggio, astuto e spregiudicato, particolarmente abile nel recitare la parte del matto.
Nel narrato di Nucci c’è tutto. La maga Circe, la ninfa Calipso, la bella Nausica e la fedele Penelope con la sua area furbetta, che ha stregato l’eroe greco al punto da considerarla l’unica vera abitante del suo cuore.
La storia romanzata illustra i principali episodi di cui l’eroe greco è stato protagonista. La guerra di Troia, il furto del Palladio, il cavallo di Troia, la grotta di Polifemo, Scilla e Cariddi e tanti altri episodi ormai divenuti ingredienti essenziali della cultura contemporanea.
Con un linguaggio semplice, chiaro, sottilmente ironico, Nucci ravviva le reminiscenze liceali del lettore, che ha così modo di rivisitare pezzi significativi della cultura classica.


Gaetano Bencivinni

giovedì 7 maggio 2015

Uno scrittore coinvolgente, Dostoevskij

Fedor Michajlovic Dostoevskij nasce a Mosca il 30 ottobre 1821,secondogenito di  un medico militare discendente da un’antica  famiglia nobiliare lituana, la madre proviene  da una famiglia di mercanti moscoviti: abitano nell’ospedale  per poveri, dove il padre svolge la sua professione. Il piccolo Fedor cresce nell’atmosfera cupa dell’ospedale e gia’ da allora deve confrontarsi con quelle immagini di spietata miseria che poi avrebbero svolto un ruolo importante nella maggior parte dei suoi racconti e romanzi. Dostoevskij ( alla pari di altri classici ) continua a presentarsi  al lettore moderno con quella capacita’di coinvolgimento (infatti io sto scrivendo questi appunti, perche’ mi sento molto coinvolta ), che e’ propria dei migliori contemporanei : la sua opera infatti  investe una problematica morale sempre viva e direttamente legata al dramma ideologico del nostro tempo. A cio’ contribuisce, certamente, anche la sconcertante e affascinante contraddittorieta’ della sua figura di uomo e scrittore, variamente riflessa nei lavori dei suoi molti critici e biografi. L’immagine piu’ verificata resta quella di un Dostoevskij come punto fermo della storia letteraria col quale i maggiori scrittori venuti dopo di lui hanno dovuto fare i conti: Nietzsche lo considerava il solo che gli avesse insegnato qualcosa, Kafka si rivela  (nei diari e nelle lettere) come un suo appassionato lettore, Thomas Mann, Stefan Zweig, Andre’ Gide, Albert Camus e altri gli hanno dedicato saggi e riflessioni. Capostipite della critica dostoevskijana fu Vissarion Belinskij (1811-1848 ), che, subito dopo l’apparizione di  “Povera gente”, dichiaro’ al poeta Nekrasov: “Un simile capolavoro puo’ essere scritto, a 25 anni, solo da un genio, che con la  forza della comprensione ha percepito in un attimo quel che un uomo   normale raggiunge con l’esperienza di molti anni”.                                           
Marietta Gallo