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domenica 18 maggio 2014

La lucida follia dell’inetto

Frantumazione dell’io, relativismo gnoseologico, realtà fluida ed inafferrabile. La ragione si impiglia nelle forme delle convenzioni e precipita nel buio della follia.
Su questi temi Luigi Pirandello costruisce il romanzo “Uno, nessuno e centomila”. Un romanzo attuale se si tiene conto che fragilità dell’io, complessità del reale, crisi del razionalismo neoilluministico e prevalenza dell’artificiale sul naturale sono tratti distintivi del mondo contemporaneo in cui disagio esistenziale, rapidi mutamenti sociali e tirannia dell’apparire sono moneta corrente.
Vitangelo Moscarda, protagonista del romanzo, colpito dalla scintilla della coscienza, scopre i suoi limiti fisici, rifiuta la maschera di usuraio ereditata dal padre, avvia un cervellotico ragionamento che lo trasporta nel gorgo nero della pazzia.
C’è nel romanzo una secca condanna del progresso che deturpa la natura, delle convenzioni che ingabbiamo l’esistenza umana, del disagio della civiltà prodotto dal dominio delle tecnologie e dallo smarrimento dell’uomo gettato nel mondo senza riferimenti certi a cui aggrapparsi.
Sulla stessa lunghezza d’onda il romanzo di Italo Svevo “La coscienza di Zeno”, che punta i riflettori sull’eroe decadente inetto, che vagola nel mondo tra malattie e nevrosi alla ricerca della salute, che è praticamente negata all’esistenza umana.
La vita contiene in sé il virus della malattia mortale, che può essere debellato solo da una catastrofe, prodotta da un ordigno micidiale in grado di trasformare la terra in una nebulosa priva di parassiti e di malattie.

Gaetano Bencivinni  


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