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lunedì 23 marzo 2015

Il visconte dimezzato. Allegoria della vita

All’inizio c’è l’armonia. L’armonia dell’uomo con se stesso, con la divinità, con la natura. L’uomo vive sereno e felice come nel grembo materno. Poi l’armonia si rompe. L’uomo vuole fare esperienza del bene e del male. Vuole decidere da sé ciò che è bene e ciò che è male.
Vaghiamo nel buio. E’ buio dentro di noi. Esiste una via d’uscita? Esiste un di più nella vita che vediamo scorrere sotto i nostri occhi? Qual è il filo sottile che divide con chiarezza il bene dal male? Che cosa accade quando moriamo? Ci sarà un giudizio o il perdono? O soltanto il nulla?
Nel dubbio, dove trovare la sapienza se le fonti tradizionali della sapienza vengono meno? Quali le fonti alternative? Rinunciare e chiudersi nel proprio cerchio dorato o continuare a cercare? Numerose sono le fonti alternative di sapienza che aiutano le persone a trovare risposte a queste domande. Risposte laiche e risposte religiose. Crescono le sette ed i gruppi. La tentazione di creare un gruppo di ‘puri’che ha le chiavi della verità è grande.
La verità è che siamo tutti peccatori e che l’amore di Dio è grande e ci salva tutti, lascia intuire la Bibbia.
Tutti significa proprio tutti: ebrei, cristiani, musulmani, animisti, buddisti e … neocatecumeni e millenaristi, atei e credenti, giusti e peccatori, guerrafondai, assassini, mafiosi, terroristi e … Dio è Uno che si è manifestato storicamente sotto diverse forme nel corso della storia e nelle varie culture.
Calvino ha scritto una bellissima allegoria della condizione dell’uomo Il visconte dimezzato di Italo Calvino.
Calvino cerca di dare risposta ad alcune delle domande dell’uomo di sempre. L’uomo, sempre alienato, mutilato,  può raggiungere l’integrità, la completezza? Da dove viene la sapienza? Che cos’è la saggezza?
Medardo, visconte di Terralba, parte per una guerra contro i Turchi. “Era allora nella prima giovinezza: l’età in cui i sentimenti stanno tutti in uno slancio confuso, non distinti ancora in male e in bene; l’età in cui ogni nuova esperienza, anche macabra e inumana, è tutta trepida e calda d’amore per la vita”.
La prima notte, “benché stanco Medardo tardò a dormire … In cuore non aveva né nostalgia, né dubbio, né apprensione. Ancora per lui le cose erano intere e indiscutibili, e tale era lui stesso”.
Nella guerra viene tagliato in due. Una parte si perde tra le carogne del campo di battaglia, l’altra viene recuperata e salvata. “Adesso era vivo e dimezzato”.
 E’ la parte cattiva del visconte che presto ritorna a casa. Adesso odia l’interezza.  E’scosso da una furia omicida e distruttrice, taglia tutto a metà.” Così si potesse dimezzare ogni cosa intera,così ognuno potesse uscire dalla sua ottusa  e ignorante interezza. Ero intero e tutte le cose erano per me naturali e confuse, stupide come l’aria; credevo di veder tutto e non era che la scorza. Se mai tu diventerai metà di te stesso, e te lo auguro, ragazzo, capirai cose al di là della comune intelligenza dei cervelli interi. Avrai perso metà di te e del mondo, ma la metà rimasta sarà mille volte più profonda e preziosa. E tu pure vorrai che tutto sia dimezzato e straziato a tua immagine, perché bellezza e sapienza e giustizia ci sono solo in ciò che è fatto a brani”.
Ma il male è in ciascuno di noi, la violenza è il denominatore comune dei rapporti tra gli uomini. “Ogni incontro di due esseri al mondo è uno sbranarsi. …io ho la conoscenza di questo male e sarai più sicura che con chiunque altro; perché io faccio del male come tutti lo fanno; ma, a differenza degli altri, io ho la mano sicura”, dice Medardo a Pamela, la contadinella rozza ed ignorante di cui si era innamorato.
Ma ecco che improvvisamente per le campagne di Terralba si aggira un altro uomo dimezzato. E’ la parte buona che, guarita da due eremiti, è tornata dalla guerra. Comincia  a fare del bene a destra e a manca. “   
Ha pietà persino del Gramo. “O Pamela, questo è il bene dell’esser dimezzato: il capire di ogni persona e cosa al mondo la pena che ognuno e ognuna ha per la propria incompletezza. Io ero intero e non capivo, e mi muovevo sordo e incomunicabile tra i dolori e le ferite seminati ovunque, là dove meno da intero uno osa credere. Non io solo, Pamela, sono un essere spaccato e divelto, ma tu pure e tutti. Ecco io ora ho una fraternità che, da intero, non conoscevo: quella con tutte le mutilazioni e le mancanze del mondo. Se verrai con me, Pamela, imparerai a soffrire dei mali di ciascuno e a curare i tuoi curando i loro”.
Così tra carità e terrore trascorreva la vita a Terralba. “Il Buono era tenuto ormai in conto di santo. Gli storpi, i poverelli, le donne tradite, tutti quelli che avevano una pena correvano da lui. Avrebbe potuto approfittarne e diventare lui visconte. Invece continuava a fare il vagabondo, a girare mezz'avvolto nel suo lacero mantello nero, appoggiato alla stampella, con la calza bianca e azzurra piena di rammendi, a far del bene tanto a chi glielo chiedeva come a chi lo cacciava in malo modo. E non c'era pecora che si spezzasse gamba in burrone, non bevitore che traesse coltello in taverna, non sposa adultera che corresse nottetempo ad amante, che non se lo vedessero apparite li come piovuto dal cielo, nero e secco e coi dolce sorriso, a soccorrere, a dar buoni consigli, a prevenire violenze e peccati”.
“ Le donne lebbrose, senza più quello sfogo di far baldoria, si trovarono a un tratto sole di fronte alla malattia, e passavano le sere piangendo e disperandosi. Delle due metà è peggio la buona della grama, si cominciava a dire a Pratofungo .
Medardo ha un ripensamento. “Da tempo penso che l'infelicità altrui ch'è mio intento soccorrere, forse è alimentata proprio dalla mia presenza. Me ne andrò da Terralba”.
Ma ecco che le due metà di Medardo, grazie ad uno stratagemma di Pamela,  si riuniscono in un  uomo intero “né cattivo né buono, un miscuglio di cattiveria e bontà…ma aveva l'esperienza dell'una e l'altra metà rifuse insieme, perciò doveva essere ben saggio. Ebbe vita felice, molti figli e un giusto governo. Anche la nostra vita mutò in meglio. Forse ci s'aspettava che, tornato intero il visconte, s'aprisse un'epoca di felicità meravigliosa; ma è chiaro che non basta un visconte completo perché diventi completo tutto il mondo.
Così ognuno potesse uscire dalla sua ottusa e ignorante interezza”.
Alla fine dei tempi ci sarà il giudizio. Dio separerà i giusti dai peccatori. Intanto che il male cresca accanto al bene, con esso intrecciato. Insegna quella piccola Apocalisse che è la parabola della zizzania nel Vangelo di Matteo(13,24ss)..
“Lasciate che crescano insieme (l’erba buona e l’erba cattiva)”,dice il Figlio dell’uomo a chi vorrebbe estirpare dal campo del Regno la zizzania che era cresciuta aggrovigliata al grano, lasciate che crescano insieme. Nessuno di voi ha il diritto e la capacità di estirpare l’erba cattiva. Può sbagliare e togliere via insieme all’erba cattiva anche il buon grano e non è tempo che l’erba cattiva venga estirpata. A qualche zelante devoto, certo della sua personale salvezza, premeva che Gesù instaurasse come tanti altri allora la pura comunità messianica mettendo da parte i peccatori. Gesù non fece alcun tentativo del genere.  Egli aveva dichiarato guerra alla comunità farisaica del residuo e fra i suoi adepti vi erano di quelli che non si sarebbero potuti giustificare dinanzi a Dio. L’irritazione dei puri devoti diventa pretesto di un discorso in forma di parabola.
Nel cammino della vita e nel cuore dell’uomo il bene ed il male crescono insieme.
Ma il giudizio ci sarà. Il bene  splenderà ed il male sarà estirpato e bruciato come erba secca. Solo dopo il giudizio finale che introduce il regno di Dio. “Allora i giusti splenderanno  come il sole nel regno del Padre loro”. Prima tutto è frammisto buono e cattivo.
L’ansia apocalittica trova la sua pace e la tentazione settaria è bastonata.


Rosa Randazzo

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