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sabato 14 marzo 2015

Festa della donna. L’intervento di Rosa Randazzo

L’8 marzo ci sentiamo a disagio nel dire che celebriamo la“Festa della donna”. Probabilmente perché ci sentiamo pienamente emancipate.  La parola femminismo  ci mette a disagio, quasi che non ci sia più bisogno di femminismo. Sappiamo che non è così. Non ricordo chi ha detto una frase-verità che mi è rimasta in mente : Possiamo dire che in un paese non ci sono differenze di genere quando una donna cretina occupa un posto importante, che tanti uomini cretini occupano, senza creare scandalo.
C’è ancora bisogno di femminismo in occidente e, con ragioni maggiori e più gravi, in alcuni paesi dove è lo stato stesso a creare discriminazioni, dove è la legge a stabilire che la donna è inferiore e che vale giuridicamente la metà dell’uomo. In questi paesi  il femminismo può fare molto. 
Questa sera quindi siamo qui, non per celebrare un rito, ma per riflettere e per esprimere solidarietà alle tante donne che soffrono per le discriminazioni di genere e spesso pagano con la vita la loro resistenza.
Il film di cui vedremo delle scene è intitolato Persepolis . E’un film animato scritto e diretto da  Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud. Candidato all’Oscar nel 2007, ha vinto il premio della giuria al festival di Cannes nello stesso anno.
Oggi Marjane Satrapi vive e lavora in Francia, in esilio. Non può tornare nel suo paese perché ha osato raccontare la vita della sua famiglia, o meglio, come dice in una intervista, l’amore per la sua famiglia, nello svolgersi di momenti tragici della storia dell’Iran: dalla caduta della dittatura dello scià Reza Pahlavi  alla cosiddetta rivoluzione islamica che ha instaurato la Repubblica islamica (1979) la cui costituzione si ispira alla legge coranica , la sharia.
E’ la storia di un cambiamento, è la storia di come i grandi cambiamenti politici cambiano la vita delle persone.
Uno sguardo critico,  e per di più femminile , sulla maschilissima e maschilista rivoluzione islamica, che non è stato gradito dal governo iraniano tanto che, ancor prima del suo debutto  al festival di Cannes, il Dipartimento cinematografico iraniano ha fatto recapitare all’Ambasciata francese a Teheran una lettera di protesta, prontamente respinta al mittente.
La scena iniziale  è l’unica scena a colori di tutto il film.
Un giorno Marjane si sentiva così triste che è andata all’aeroporto con l’intenzione di partire. Ha passato tutto il giorno  a piangere guardando gli aerei decollare. La scena “dà il senso della lontananza, della nostalgia, dell’esilio”. (V. Paronnaud) E’ un omaggio al paese che la ospita, la Francia. Il colore marca la differenza anche visiva con un passato grigio e soffocante.
Per il resto il film è in bianco e nero. L’assenza del colore, l’astrazione dell’ambientazione e degli sfondi , il disegno aderente alla realtà conferiscono al film un carattere di universalità. Aiutano gli spettatori “ ad avvicinarsi alla storia, che potrebbe essere ambientata in Cina, Israele, Cile o Corea, perché è una storia universale”( da una intervista alla scrittrice).
Il disegno è stato realizzato in maniera completamente tradizionale, senza immagini generate al computer.
Il film, come tutti i film di registi di paesi africani, asiatici, sudamericani, che noi indichiamo generalmente con nozioni astratte come extracomunitari, sottosviluppati o in via di  sviluppo, fondamentalisti islamici e oggi sempre più spesso col termine “ terroristi”, ci aiuta a considerare gli Iraniani come persone che vivono, soffrono, ridono,  si divertono, piangono come  noi e come noi esprimono valori veri, universali.  Danno della realtà un’immagine diversa da quella che vediamo in Tv o leggiamo sui giornali.
I temi del film sono tanti. Io ho scelto quelle scene che più riguardano le donne.
Il film ha avuto un grande successo.  Nel 2003 una  donna iraniana Shirin Ebadi ha ricevuto il premio Nobel per la pace.  Alla domanda di un giornalista a Marjane Satrapi se il mondo spinge l’Iran verso il cambiamento, la scrittrice ha risposto:
“I grandi cambiamenti non sono mai il prodotto di una sola persona. Il cammino verso la democrazia è un lungo cammino. Una società è pronta per essere democratica il giorno in cui le donne e gli uomini che ne fanno parte saranno considerati uguali”.
Oggi in Iran il 70%degli studenti è formato da ragazze. “Un giorno queste donne che hanno studiato il doppio, lavoreranno, si emanciperanno e spingeranno la società verso il cambiamento. In modo naturale. La democrazia non si regala come un pacco né con le bombe.”

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