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giovedì 7 maggio 2015

Uno scrittore coinvolgente, Dostoevskij

Fedor Michajlovic Dostoevskij nasce a Mosca il 30 ottobre 1821,secondogenito di  un medico militare discendente da un’antica  famiglia nobiliare lituana, la madre proviene  da una famiglia di mercanti moscoviti: abitano nell’ospedale  per poveri, dove il padre svolge la sua professione. Il piccolo Fedor cresce nell’atmosfera cupa dell’ospedale e gia’ da allora deve confrontarsi con quelle immagini di spietata miseria che poi avrebbero svolto un ruolo importante nella maggior parte dei suoi racconti e romanzi. Dostoevskij ( alla pari di altri classici ) continua a presentarsi  al lettore moderno con quella capacita’di coinvolgimento (infatti io sto scrivendo questi appunti, perche’ mi sento molto coinvolta ), che e’ propria dei migliori contemporanei : la sua opera infatti  investe una problematica morale sempre viva e direttamente legata al dramma ideologico del nostro tempo. A cio’ contribuisce, certamente, anche la sconcertante e affascinante contraddittorieta’ della sua figura di uomo e scrittore, variamente riflessa nei lavori dei suoi molti critici e biografi. L’immagine piu’ verificata resta quella di un Dostoevskij come punto fermo della storia letteraria col quale i maggiori scrittori venuti dopo di lui hanno dovuto fare i conti: Nietzsche lo considerava il solo che gli avesse insegnato qualcosa, Kafka si rivela  (nei diari e nelle lettere) come un suo appassionato lettore, Thomas Mann, Stefan Zweig, Andre’ Gide, Albert Camus e altri gli hanno dedicato saggi e riflessioni. Capostipite della critica dostoevskijana fu Vissarion Belinskij (1811-1848 ), che, subito dopo l’apparizione di  “Povera gente”, dichiaro’ al poeta Nekrasov: “Un simile capolavoro puo’ essere scritto, a 25 anni, solo da un genio, che con la  forza della comprensione ha percepito in un attimo quel che un uomo   normale raggiunge con l’esperienza di molti anni”.                                           
Marietta Gallo

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