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giovedì 4 settembre 2014

Pereira come Pinocchio

Un romanzo è un bel romanzo quando  ti tiene legato  e il supporto libro diviene una tua appendice. Lo tieni sul comodino, lo porti in cucina ,quando ti svegli, lo tieni in soggiorno. Pronto a sbirciare, a seguire il filo del raccontare perché la realtà della storia che stai leggendo ti cattura, ti appassiona come e a volte più della vita reale.
Un romanzo è un bel romanzo quando ti porta ad esplorare la realtà della tua esistenza e ti fa capire un po’ di più di come sei e di come stai vivendo e ti conduce alla ricerca della Verità.
Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi ha entrambe queste caratteristiche. Come un ruscello in piena, le frasi, i periodi scorrono senza tante interruzioni, come scorrono i tuoi pensieri. Scorrono ma descrivono, raccontano,delineano  con le parole personaggi, ambienti, situazioni, gesti, posizioni, inquadrature come fa il regista di un film.
Siamo a Lisbona, in pieno regime salazariano fatto di insulsaggine, ottusità, violenza. Un piccolo giornalista di un giornale locale con un linguaggio “politicamente corretto” pubblica solo notizie culturali. Non si occupa di politica. Conduce una vita routinaria, fatta di cibi sempre uguali: omelette e limonate. Non ha significative relazioni sociali, interloquisce sono col ritratto della moglie morta. Non ha figli. Ha rimosso sogni , speranze, gioie della giovinezza, quando era universitario a Coimbra.
 Ma ecco che la vita, fatta di passione, bisogni, sogni , irrompe nella sua bigia esistenza nelle vesti di due ragazzi che clandestinamente  lottano contro il regime.
Allora comincia lentamente ad esistere. Esce fuori da se stesso. Un tarlo comincia a roderlo e  buca la botte in cui si era rinchiuso. Ricomincia a vivere. Comincia un percorso di iniziazione alla vita vera. Riprende in mano le fila della sua esistenza. Comincia un percorso di iniziazione che lo farà uomo.
Come Pinocchio da burattino diventa bambino.
 Allora rompe con la routine, trova la forza di opporsi e va, parte.


Rosa Randazzo

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