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mercoledì 10 giugno 2020

Barbariccia e Banban: due personaggi demoniaci


Chi è  Barbariccia?

Barbariccia è il nomignolo che ho dato a don Vito Mulè, mandante dell'assassinio di Andrea Lorusso, protagonista del mio racconto satirico-allegorico “A chi la tocca, la tocca”.
Barbariccia è il capo di una cosca di demoni, formata da Malacoda, Graffiacane, Cagnazzo, e da Rubicante e Farfarello che in groppa ad un ippogrifo massacrano con una raffica di pallottole Lorusso, mentre rientra a casa a bordo della sua utilitaria. L'omicidio avviene a Pentesilea, città invisibile e quindi inesistente.
Il ricorso a queste figure demoniache mi è servito per costruire un clima surreale e simbolico, adatto a trasfigurare i fatti narrati.
I nomi dei demoni non sono di fantasia. Li ho presi in prestito dai canti XXI e XXII dell'Inferno di Dante Alighieri, poco noti perché generalmente non si studiano a scuola.

>>> Ringrazio il fumettista Danilo Romano che mi ha fornito lo schizzo di Barbariccia, disegnato dopo aver letto il mio racconto.


Banban, deforme e cattivo

Per la narrazione del romanzo breve “La mattanza, le tenebre e il castello” mi serviva un personaggio deforme e cattivo.
Per dargli una pennellata di surrealismo, ho pensato allo spiritello maligno Calibano de “La tempesta” di William Shakespeare, frutto dell'incrocio di una strega con un demone.
Per acuire la deformità, mi sono avvalso del gobbo Quasimodo di “Notre-Dame de Paris” di Victor Hugo. Entrambi i personaggi erano funzionali al gioco letterario che intendevo percorrere. Calibano era abbagliato dalla bella Miranda e Quasimodo stravedeva per Esmeralda, così come Banban subisce il fascino femminile di Lucrezia. Il classico rapporto tra la bestia e la bella.
Avevo bisogno, poi, di un tocco di misterioso ribellismo luciferino. L'ho recuperato dal romanzo di Fritz Zorn “Il cavaliere, la morte e il diavolo”, che sprizza una blasfema contestazione dell'ingiustizia divina.
Mi mancava solo di rafforzare la simmetria tra la deformità e la cattiveria. Mi è venuta incontro la novella di Giovanni Verga “Rosso Malpelo”. Il ragazzo verghiano aveva i capelli rossi e proprio per questo era considerato cattivo. Banban è deforme e proprio per questo è considerato cattivo.
Così il personaggio era pronto. Aveva già tutti i requisiti che mi servivano per farlo entrare a pieno titolo nella trama narrativa.

Gaetano Bencivinni


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