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martedì 5 gennaio 2016

Ignazio Buttitta a Cetraro. Anno 1982

Ci sono pagine significative del romanzo di Carlo Levi Le parole sono pietre, che è opportuno richiamare al fine di  agevolare la narrazione di tre eventi culturali rilevanti, che si sono  tenuti a Cetraro nell’ambito della programmazione culturale che l’amministrazione comunale dell’epoca portava avanti con la finalità di contrastare la controffensiva malavitosa, che aveva trasformato la tranquilla cittadina tirrenica in un vero e proprio teatro di sanguinosa conflittualità omicida.

Lo scrittore piemontese , raccontando i suoi viaggi in Sicilia, è colpito dalle ville settecentesche di Bagheria, dal lungo corso che attraversa la città e che la collega alla sua marina, Aspra e si sofferma sui carretti dipinti dai fratelli Ducato raffiguranti le vicende dei paladini di Francia.

Nello stesso romanzo Levi narra  anche del tragico assassinio mafioso di Salvatore Carnevale, avvenuto a Sciara negli anni Cinquanta.

L’Opera dei pupi costituisce un pezzo rilevante della tradizione popolare siciliana, che in quegli anni era rappresentata nei centri del palermitano dai fratelli Cuticchio, un gruppo teatrale di rilevante prestigio.

In quegli anni a Cetraro i Cuticchio in Piazza del popolo hanno rappresentato le vicende di Orlando e Rinaldo, accogliendo l’invito dell’amministrazione comunale.

Di quella rappresentazione si può trovare traccia nella preziosa biblioteca del medico cetrarese  Ippolito Ciardullo, che ha avuto la brillante idea di riprendere l’evento con la sua cinepresa.

Il cantastorie Nonò Salomone, qualche mese dopo, si è esibito in piazza del popolo e ha narrato la tragica fine di Salvatore Carnevale. Un richiamo significativo importante, che avveniva in quel contesto sociale cetrarese in cui qualche anno prima era stato assassinato dalla mafia Giovanni Losardo.

L’evento culturale, che può considerarsi di portata storica, è costituito dalla recita del poeta dialettale Ignazio Buttitta, che nella sala consiliare della cittadina tirrenica ha entusiasmato il pubblico con il suo straordinario ed eccezionale modo di porgere il suo messaggio poetico.


Un contributo di grande spessore, che certamente ha avuto il merito di alimentare la convinzione che la cultura può uccidere la mafia.

di Gaetano Bencivinni

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