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martedì 21 ottobre 2014

Pubblichiamo in memoria del nostro carissimo collaboratore Luigi Leporini, recentemente scomparso, la nota di Rosa Randazzo al suo volume In Terra Santa. Pellegrinaggio alle radici della nostra fede, offerto dalla famiglia agli amici il 21 ottobre in occasione del suo funerale.



Mi chiedevano caramelle


Fornire a chi non è mai stato in Terra Santa l’opportunità di fare una esperienza  mediata di quei luoghi.
Questo il principale obiettivo che si è posto Luigi Leporini nello scrivere il libro “In Terra Santa. Pellegrinaggio alle radici della nostra fede”, Editoriale Progetto 2000. Obiettivo centrato in pieno.
Quei luoghi li vedi attraverso gli occhi dell’autore, li percorri insieme a lui, attraverso la sua rievocazione. La sua esperienza non è più solo sua ma diventa anche la tua, nuova, diversa, ma non meno intensa.
Questo commento- recensione   vede la mia esperienza di lettrice e l’esperienza dell’autore intrecciate, fuse insieme.
 Significativa e pregnante la dedica  riportata come incipit, chiave di lettura di tutto il testo: Ai bambini di Palestina, assetati di pace, che mi chiedevano le caramelle e ai quali non ho dato di più.
All’autore, che ha ripercorso i luoghi in cui Cristo è vissuto e morto è accaduto ciò che accade quando ci si accosta al Vangelo di Cristo.
Ci si sente piccoli, non ci si accontenta del cristiano che si è. Si sente che si potrebbe fare di più. Si vorrebbe fare di più. E’ciò che accade all’autore. Egli percepisce che la richiesta di caramelle ne nasconde un’altra impellente, la richiesta della pace, urgente in una terra martoriata da una lunga, interminabile guerra. In una Terra in cui è nata la Pace che gli uomini non hanno accolto.
 All’esperienza tutta interiore dell’autore fanno da contrappunto riflessioni,veloci come stilettate, sulla situazione politica e sociale dei luoghi “calpestati e, in certo senso, trasfigurati” da un uomo chiamato Gesù, nel quale il divino si è manifestato.
All’autore non importa disquisire sui torti e le ragioni. Si addolora e si rammarica e per la triste vita dei Palestinesi  e per Israele cui “qualcuno nega il diritto di esistere”.
Le tappe si susseguono l’una all’altra: Tel Aviv, Cesarea Marittima, il Monte Carmelo, Nazareth, Cana.
I luoghi rimandano al Vangelo, il Vangelo ti riporta nei luoghi. Forte emerge il disappunto per la trasformazioni ‘esasperate’ prodotte nei luoghi tante volte immaginati, tante volte plasmati.
A Cana i pellegrini rinnovano le promesse coniugali “ fino a che morte non vi separi.” Su un muro di pietre a vista troneggiano tre giare. Le giare dell’acqua trasformata in vino, simbolo della gioia e della nuova  alleanza nell’amore, che sostituisce la vecchia  alleanza nella Legge che produceva  tristezza perché mancava il vino dell’amore. Gesù a Cana offre solo un assaggio del suo vino, perché non era ancora giunta la sua ora: l’ora della sua Pasqua, l’ora in cui offrirà il suo Spirito.
Il pellegrinaggio continua: il Monte Tabor,  Nazareth, Cafarnao, Tabga, il monte delle beatitudini, il lago di Genezaret.
Come non naufragare in cotanto mare!
Il pellegrino allora diviene spettatore privilegiato dello splendore di Gesù trasfigurato e ascolta: Xaire Maria! Beve alla fontana dove Maria andava ad attingere acqua, ode la voce del Maestro che nella sinagoga di Cafarnao insegna “come uno che ha autorità” e diviene spettatore della divisione dei pani, della condivisione che elimina il bisogno. Sente risuonare la proclamazione di tutte le beatitudini che sconvolgono “i canoni delle ordinarie concezioni umane” .
Le beatitudini, fede vissuta, segni della vita nuova, esempi di ciò che avviene quando il Regno di Dio erompe in questo mondo ancora dominato dalla morte e dal peccato.
Sul lago di Genezareth la voce di Leporini diviene poesia, il linguaggio più adatto per esprimere lo stupore:
Ci sentiamo
cittadini del mondo,
pulviscolo immerso nell’universo infinito
 fratelli di tutti i credenti,
di chi non crede,
di chi crede in modo diverso,
seguaci di quel Gesù
 di cui queste acque parlano,
di cui sentiamo la presenza.
Il linguaggio più adatto per esprimere il rendimento di grazie:
Grazie, Signore, di averci consentito di arrivare fin qui da lontano a respirare l’aria che qui hai respirato, uomo fra gli uomini.
Grazie, per  averci concesso di venire sin qui a saziare lo sguardo nella mistica bellezza di questo luogo, a verificare e alimentare su queste acque a te care la fragilità della nostra fede.
 Il pellegrinaggio continua. Noi ci fermiamo qui. Il resto è affidato all’immersione del lettore nelle pagine coinvolgenti dello scrittore cetrarese per una esperienza tutta personale.


Rosa Randazzo

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