Translate

giovedì 8 gennaio 2015

I prigionieri della peste

Mucchi di topi infetti nelle pattumiere di Orano, Prefettura francese della Costa algerina.
Il morbo pestifero si espande ed avvolge con le sue spire la città, che chiude le porte per isolare la devastante epidemia. 200 mila abitanti rimangono così prigionieri del catastrofico flagello.
Nel romanzo La peste, ambientato idealmente intorno al 1940, l’autore Albert Camus descrive con crudo realismo e con straordinaria efficacia simbolica le sofferenze della popolazione oranese, dedita agli affari, al commercio, all’accumulo di denaro. Una città moderna, popolosa, ciarliera, insipida, abitudinaria, senza anima.
L’angelo della peste con la sua lancia rossa punta le case su cui si abbatte inesorabile la morte. Nel gorgo della peste accade di tutto. Incredulità, paura, disperazione, rassegnazione, slanci solidali, atti di sciacallaggio.
C’è chi considera la peste un castigo collettivo, una punizione divina per i malvagi. C’è chi mette a repentaglio la propria vita e si fa partecipe del dolore degli altri. C’è chi gioisce e considera la peste una ghiotta occasione per lucrare e per sottrarsi alle inchieste della polizia.
La peste, simbolo del male, richiama i conflitti mondiali, i campi di sterminio, i massacri, i crimini e gli atti di violenza del Novecento.
L’espediente letterario, di cui si avvale lo scrittore, è il ricorso al narratore che, come un cronista, racconta gli avvenimenti della peste, di cui è testimone diretto, avvalendosi di appunti e taccuini. Solo  alla fine della narrazione si scopre che il narratore è il dottor Bernard Rieux, protagonista del romanzo.
Il messaggio che lo scrittore trasmette è che il male è quasi sempre prodotto dall’ignoranza degli uomini, che spesso smarriscono la strada maestra dell’amore e della pace.
Il male, radicato nel cuore dell’umanità, è sempre lì in agguato, pronto a colpire con i suoi strali avvelenati.
Il tema della peste si ritrova in tante opere letterarie. Si pensi al De rerum natura di Lucrezio, al Decameron di Giovanni Boccaccio, a I promessi sposi di Alessandro Manzoni, a L’opera al nero di Marguerite Yourcenar.


Gaetano Bencivinni

Nessun commento :

Posta un commento