Tiziana Ruffo.
“Ho ricevuto tanti premi e riconoscimenti ma sapevo che questa serata sarebbe stata diversa dalle altre. Le emozioni sono forti”. Ha esordito così il saggista Isaia Sales a Cetraro nell’ambito della XIV edizione del Premio internazionale Giovanni Losardo, in cui gli è stato conferito il “Cristo D’Argento” per la sezione Autori. Sales ripercorre gli anni tragici dell’assassinio di Losardo ,avvenuto il 21 giugno 1980. “In quegli anni, erano stati ammazzati un sindacalista, il sindaco della mia città, e poi Pio La Torre e ancora Losardo e Valarioti. Ho pensato che potesse toccare anche a me, chi aveva le nostre idee poteva essere ammazzato”. Sales ha pronunciato queste parole nella splendida cornice di Palazzo del Trono, alla presenza del sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore, e dell’on. Stefania Covello, che ha ribadito l’importanza della “battaglia, nel nome e in memoria di Giannino Losardo, che deve continuare con sempre maggiore forza e determinazione, in una colorazione stretta di tutte le istituzioni e i poteri dello Stato”. Erano presenti il consigliere regionale Giuseppe Aieta, il sindaco di Cetraro Angelo Aita e i magistrati Eugenio Facciolla e Domenico Fiordalisi. “Non abbiamo cambiato da allora il nostro modo di agire – ha continuato poi Sales, perché alla paura, che è un sentimento individuale, abbiamo sostituito il coraggio che è un sentimento collettivo” . Una platea attenta, formata da autorità istituzionali, esponenti delle forze dell’ordine, magistrati, giornalisti, sindaci, parroci e tanti cittadini che hanno testimoniato con la loro presenza l’importanza del Premio. Per la sezione giornalismo Arcangelo Badolati e Filippo Veltri hanno premiato Antonio Anastasi, Alessia Candito e Giovanni Pastore. Il gabbiano d’oro è stato assegnato al procuratore nazionale antimafia Franco Roberti e ritirato dal colonnello del carabinieri Fabio Ottaviani. “Mi sono chiesto – ha sottolineato ancora Sales, visibilmente emozionato, - perché i violenti hanno successo, perché i fetenti hanno successo. Quando è morto il boss di Pagani, il mio paese, ci fu il manifesto di cordoglio al boss da parte del parlamentare della zona. La messa la venne a dire il vescovo. Quel boss era un assassino. Da allora ho cercato risposte a proposito del rispetto che ricevono questi assassini”. Tutto questo Sales lo racconta anche sul suo libro, premiato con la seguente motivazione: “A Isaia Sales per il volume “Storia dell’Italia mafiosa”. Con la sua autorevolezza di saggista e studioso, unita al pluriennale impegno politico e civile, produce un lavoro minuzioso, frutto di anni di ricerca, in cui l’autore riannoda con perizia i fili della storia d’Italia e fornisce un’analisi colta, originale ed appassionante del fenomeno mafioso”. Se non si ricordasse un uomo come Losardo, ha concluso Sales, che città sarebbe? Teniamo in piede la partita con iniziative di questo tipo perché, non servono a sconfiggere la mafia, ma servono a far capire che la partita è aperta, che la gran parte della popolazione sta contro i mafiosi”. I mafiosi hanno vinto “perché sono stati funzionali agli interressi delle classi dirigenti. È questa la semplice verità. C’è il boss del pesce e c’è Losardo, c’è la famiglia Pesce e c’è Valarioti , c’è Riina e c’è Falcone, c’è Provenzano e c’è Borsellino. Abbiamo mantenuta dunque la partita aperta nel corso degli anni . Queste iniziative servono per ricordare gli eredi del partito di Losardo, un partito antimafioso che continua a fare le battaglie che faceva lui ”. Insomma un evento culturale ricco di spunti di riflessione, vibrante e coinvolgente. “Noi quella partita, tenuta aperta, la vogliamo vincere. – Ha detto Facciolla, che nella sua prima operazione sul territorio ha demolito proprio il simbolo dell’antistato costituito dalla pescheria di Muto. - Quella partita non vogliamo più pareggiarla perché è un’offesa a chi ha pagato con la vita le proprie idee”. Da ciò l’accorato appello alle autorità politiche presenti. “Abbiamo bisogno di operare in maniera sinergica con il Ministero della giustizia – ha detto rivolgendosi a Migliore- che deve essere il nostro punto di riferimento”. Un appello ribadito anche dal magistrato Fiordalisi perché senza una squadra attrezzata la partita non si vince. Senza risorse umane e senza strumenti adeguati non si può scendere in campo. È stata ampia e completa la disponibilità di Migliore: “La nostra vicinanza dev’essere garantita, ma occorrono meccanismi all’interno dell’opinione pubblica che devono alimentare il confronto sulla lotta alla criminalità organizzata. Noi dobbiamo essere la generazione dell’estinzione dei fenomeni mafiosi per attuare la lezione di tanti uomini e tante donne che hanno perso la vita per questo”. La serata è stata introdotta dall’attrice Elena Fazio da Gaetano Bencivinni, presidente del laboratorio Losardo.
“Ho ricevuto tanti premi e riconoscimenti ma sapevo che questa serata sarebbe stata diversa dalle altre. Le emozioni sono forti”. Ha esordito così il saggista Isaia Sales a Cetraro nell’ambito della XIV edizione del Premio internazionale Giovanni Losardo, in cui gli è stato conferito il “Cristo D’Argento” per la sezione Autori. Sales ripercorre gli anni tragici dell’assassinio di Losardo ,avvenuto il 21 giugno 1980. “In quegli anni, erano stati ammazzati un sindacalista, il sindaco della mia città, e poi Pio La Torre e ancora Losardo e Valarioti. Ho pensato che potesse toccare anche a me, chi aveva le nostre idee poteva essere ammazzato”. Sales ha pronunciato queste parole nella splendida cornice di Palazzo del Trono, alla presenza del sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore, e dell’on. Stefania Covello, che ha ribadito l’importanza della “battaglia, nel nome e in memoria di Giannino Losardo, che deve continuare con sempre maggiore forza e determinazione, in una colorazione stretta di tutte le istituzioni e i poteri dello Stato”. Erano presenti il consigliere regionale Giuseppe Aieta, il sindaco di Cetraro Angelo Aita e i magistrati Eugenio Facciolla e Domenico Fiordalisi. “Non abbiamo cambiato da allora il nostro modo di agire – ha continuato poi Sales, perché alla paura, che è un sentimento individuale, abbiamo sostituito il coraggio che è un sentimento collettivo” . Una platea attenta, formata da autorità istituzionali, esponenti delle forze dell’ordine, magistrati, giornalisti, sindaci, parroci e tanti cittadini che hanno testimoniato con la loro presenza l’importanza del Premio. Per la sezione giornalismo Arcangelo Badolati e Filippo Veltri hanno premiato Antonio Anastasi, Alessia Candito e Giovanni Pastore. Il gabbiano d’oro è stato assegnato al procuratore nazionale antimafia Franco Roberti e ritirato dal colonnello del carabinieri Fabio Ottaviani. “Mi sono chiesto – ha sottolineato ancora Sales, visibilmente emozionato, - perché i violenti hanno successo, perché i fetenti hanno successo. Quando è morto il boss di Pagani, il mio paese, ci fu il manifesto di cordoglio al boss da parte del parlamentare della zona. La messa la venne a dire il vescovo. Quel boss era un assassino. Da allora ho cercato risposte a proposito del rispetto che ricevono questi assassini”. Tutto questo Sales lo racconta anche sul suo libro, premiato con la seguente motivazione: “A Isaia Sales per il volume “Storia dell’Italia mafiosa”. Con la sua autorevolezza di saggista e studioso, unita al pluriennale impegno politico e civile, produce un lavoro minuzioso, frutto di anni di ricerca, in cui l’autore riannoda con perizia i fili della storia d’Italia e fornisce un’analisi colta, originale ed appassionante del fenomeno mafioso”. Se non si ricordasse un uomo come Losardo, ha concluso Sales, che città sarebbe? Teniamo in piede la partita con iniziative di questo tipo perché, non servono a sconfiggere la mafia, ma servono a far capire che la partita è aperta, che la gran parte della popolazione sta contro i mafiosi”. I mafiosi hanno vinto “perché sono stati funzionali agli interressi delle classi dirigenti. È questa la semplice verità. C’è il boss del pesce e c’è Losardo, c’è la famiglia Pesce e c’è Valarioti , c’è Riina e c’è Falcone, c’è Provenzano e c’è Borsellino. Abbiamo mantenuta dunque la partita aperta nel corso degli anni . Queste iniziative servono per ricordare gli eredi del partito di Losardo, un partito antimafioso che continua a fare le battaglie che faceva lui ”. Insomma un evento culturale ricco di spunti di riflessione, vibrante e coinvolgente. “Noi quella partita, tenuta aperta, la vogliamo vincere. – Ha detto Facciolla, che nella sua prima operazione sul territorio ha demolito proprio il simbolo dell’antistato costituito dalla pescheria di Muto. - Quella partita non vogliamo più pareggiarla perché è un’offesa a chi ha pagato con la vita le proprie idee”. Da ciò l’accorato appello alle autorità politiche presenti. “Abbiamo bisogno di operare in maniera sinergica con il Ministero della giustizia – ha detto rivolgendosi a Migliore- che deve essere il nostro punto di riferimento”. Un appello ribadito anche dal magistrato Fiordalisi perché senza una squadra attrezzata la partita non si vince. Senza risorse umane e senza strumenti adeguati non si può scendere in campo. È stata ampia e completa la disponibilità di Migliore: “La nostra vicinanza dev’essere garantita, ma occorrono meccanismi all’interno dell’opinione pubblica che devono alimentare il confronto sulla lotta alla criminalità organizzata. Noi dobbiamo essere la generazione dell’estinzione dei fenomeni mafiosi per attuare la lezione di tanti uomini e tante donne che hanno perso la vita per questo”. La serata è stata introdotta dall’attrice Elena Fazio da Gaetano Bencivinni, presidente del laboratorio Losardo.