Translate

mercoledì 27 agosto 2014

Il mistero delle grotte Marabar

Razzismo, colonialismo, scontro di civiltà. Su questi temi lo scrittore inglese Edward Morgan Foster costruisce il romanzo Passaggio in India, ambientato nei primi anni del Novecento in una cittadina indiana e nelle grotte Marabar.
I protagonisti maschili, il  giovane medico indiano Aziz e l’amico inglese Fielding, raffigurano il complesso contrasto di civiltà tra il mondo britannico e il guazzabuglio tribale indiano, fatto di incomprensioni, pregiudizi razziali, sfiducia e sospetti. Insomma, due mondi inconciliabili.
La vicenda narrativa ruota intorno ad un inquietante episodio, che si sarebbe verificato in una grotta in occasione di una gita guidata dal medico indiano. La protagonista femminile Adela Quested, probabilmente vittima di una allucinazione, provocata dall’eco misteriosa della grotta, trascina in giudizio Aziz, accusato ingiustamente di averle mancato di rispetto.
Adela si era recata in India per sposare il magistrato inglese della città, membro autorevole della burocrazia britannica.
Il processo assume una valenza politica rilevante e si trasforma in un vero e proprio scontro di civiltà, alimentato dall’odio razziale e da pesanti pregiudizi.  Adela ritratta l’accusa, ma perde la stima e l’appoggio della burocrazia britannica senza recuperare la simpatia del popolo indiano e dello stesso Aziz, assolto, che le sarà ostile.
L’intera narrazione è dominata da una figura femminile, la vecchia signora Moore, madre del magistrato, che si rifiuterà di testimoniare contro Aziz, considerandolo assolutamente innocente e preferisce rientrare precipitosamente in Inghilterra, morendo però nel viaggio di ritorno.
L’allucinazione, di cui è stata vittime Adela, si avverte in tutte le pagine della narrazione e conferisce al romanzo un fascino misterioso, legato alle grotte Marabar, che simbolicamente rappresentano il mondo indiano, impenetrabile ed oscuro per gli occidentali, profondamente diversi  dalla civiltà indiana, considerata inadeguata ed inferiore.
Un romanzo particolarmente attuale non solo per le tematiche che affronta, ma soprattutto per l’efficace descrizione di abitudini, luoghi, comportamenti e personaggi.


Gaetano Bencivinni

domenica 24 agosto 2014

Vautrin e gli onorati cialtroni borghesi

Non c’è ricchezza accumulata che non abbia alla sua origine un crimine dimenticato, perché eseguito a regola d’arte. Denaro e potere si sposano con corruzione, intrighi, sotterfugi ed operazioni squallide. Se si vogliono occupare i vertici della scala sociale ad ogni costo, bisogna essere spregiudicati, occorre procedere senza scrupoli ed essere in grado di ingannare per non essere ingannati e, se è il caso, bisogna saper uccidere per non essere uccisi.
E’ questo il vademecum che il perfido Vautrin, personaggio chiave del romanzo Papà Goriot di Honerè de Balzac, consegna al giovane ingenuo aristocratico di provincia Rassignac, attratto dal lusso e dal fascino del mondo aristocratico parigino del 1819 in cui è ambientata l’opera dello scrittore francese.
Papà Goriot, ricchissimo pastaio, morbosamente legato alle due figlie Anastasie e Delphine , consegna tutto il suo patrimonio ad entrambe, per consentire loro di occupare un posto privilegiato nell’aristocrazia nobiliare, illudendosi così di  conquistare per le figlie la felicità.
L’ambizione sfrenata dei due generi, un conte ed un banchiere, spingerà Goriot a svenarsi  per pagare debiti e cambiali delle figlie, viziate e immerse nel lusso e nelle frivolezze salottiere della Parigi dell’epoca.
Goriot morirà dunque in miseria e senza il conforto delle figlie, che trascorrono il loro tempo tra salotti, balli e ricevimenti di gran gala.
Non c’è spazio per sentimenti nella società parigina in cui l’aristocrazia va in declino, travolta dalla corruzione e dallo sfarzo esasperato, mentre la nuova borghesia, animata dalla ricerca del successo, dall’accumulazione del denaro e dalla immagine pubblica, si afferma progressivamente in modo spregiudicato e senza scrupoli.
Il giovane Rassignac, dopo aver vissuto la tragica vicenda di papà Goriot, dopo aver conosciuto le varie sfaccettature della vita mondana parigina, si getta a capo fitto nella sfida con questo mondo con la consapevolezza che, per emergere,  bisogna procedere così come aveva indicato il galeotto Vautrin.
Un romanzo particolarmente attuale, che descrive i tratti salienti dell’ideologia borghese, che si basa sulla ricerca spregiudicata del successo e sulla accumulazione della ricchezza, considerata l’unica virtù da seguire e valorizzare.
Honorè de Balzac, rivoluzionario in letteratura e reazionario in politica, ha il merito di descrivere in modo brillante e lungimirante i limiti dell’aristocrazia e i tratti distintivi della borghesia emergente, che imporrà le sue regole nel mondo contemporaneo.


Gaetano Bencivinni

venerdì 22 agosto 2014

Il nichilismo di Bazarov

Un buon chimico è venti volte più utile di un qualsiasi poeta. L’arte non serve a nulla. Raffaello non vale neanche un centesimo. A leggere Puskin si perde solo tempo. L’amore è un sentimento fittizio. Contemplare il paesaggio è semplicemente una sdolcinata romanticheria. La natura non è un tempio, ma  un’officina in cui l’uomo fa l’operaio. Non ci sono valori e principi. Tutto va negato e contestato.
Così pensa il nichilista Bazarov nel romanzo Padri e figli dello scrittore russo Ivan Turgenev.
Il nichilismo filosofico costituisce l’ideologia intorno a cui ruotano le vicende della narrazione, che vedono protagonisti il naturalista e medico Bazarov e il giovane aristocratico Arkadij, suo discepolo ed ammiratore.
La storia di Bazarov segna le tappe delle contraddizioni del nichilismo, che pur risultando teoricamente corretto, non è concretamente praticabile.
Antiaristocratico, rivoluzionario, radicale oppositore dell’ordine costituito, Bazarov nega principi e valori e considera vuote sciocchezze l’aristocrazia il liberalismo, il progresso e tutte le fandonie parolaie che imbrigliano le menti della gente.
Il romanzo è ambientato nella Russia contadina e feudale del 1859 in un contesto sociale caratterizzato dal declino dell’aristocrazia e dai mugugni del ceto contadino insofferente rispetto all’ordine sociale dominante.
L’arido scienziato Bazarov però, nonostante le sue convinzioni nichiliste, si innamora dell’affascinante aristocratica Anna Sergeevna e subisce l’attrazione dell’ingenua ed amabile Fenecka.
In fin di vita si aggrappa disperatamente all’unica cosa bella della sua vita, costituita appunto dall’amore di Anna, che non è sbocciato per il suo orgoglio, per il suo solipsismo ecologico, per la sua incapacità di dare spazio al sentimento dell’amore, considerato una manifestazione di effeminatezza.
Il messaggio dell’autore, che affronta il classico problema del rapporto tra le generazioni, è che tra il vecchio e il nuovo bisogna trovare il giusto equilibrio come farà appunto l’amico Arkadij, che troverà l’amore e la serenità, sposando Caterina Sergeevna, sorella di Anna.


Gaetano Bencivinni