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domenica 28 dicembre 2014

Tormenti d’amore

L’amore è il sentimento che anima la trama del romanzo poliziesco I bastardi di Pizzofalcone dello scrittore Maurizio De Giovanni.
L’assassino uccide Cecilia De Santis per amore. Il notaio Arturo Festa, novello Casanova, finisce nel mirino della polizia insieme all’amante Iolanda Russo.
Tormenti d’amore anche per i membri del commissariato di Pizzofalcone. Il commissario Gigi Palma, divorziato da tre anni, ha vissuto il matrimonio come una prigione. Il vicecommissario Giorgio Pisanelli parla con la foto della moglie, morta di cancro. Il vice sovrintendente Ottavia Calabrese subisce il fascino di Palma, non ama più il marito Gaetano, avverte la famiglia come un peso, stressata da un figlio down. L’agente assistente Alessandra Di Nardo, con tendenze lesbiche, ha un rapporto difficile con il padre, un Generale a riposo, eccentrico e prepotente, che le rende insopportabile la vita in famiglia. L’agente capo Francesco Romano, un tipo irascibile e manesco, picchia la moglie, che decide di abbandonarlo definitivamente. L’ispettore di polizia Giuseppe Lojacono, separato dalla moglie, è conteso da Letizia, proprietaria della Taverna, e dal magistrato Laura Piras, che segue le indagini sull’assassinio.
L’assistente scelto Marco Aragona, sensibile al fascino femminile, si atteggia ad attore cinematografico e guida l’auto come un forsennato.
Il romanzo ha il merito di trattare le vicende attraverso un duplice piano: la sfera privata dei personaggi e l’impegno comune, orientato verso il conseguimento dell’obiettivo di ricostruire la credibilità e il prestigio del commissariato, a rischio chiusura, in seguito al comportamento illecito di poliziotti infedeli e collusi, rimossi dall’incarico e sostituiti dai protagonisti del romanzo.
Tutto finisce bene. Lojacono ed Aragona scoprono il colpevole. Il commissariato riacquista credibilità e viene mantenuto.
Il romanzo ha il fascino del giallo, descrive con efficacia specifiche situazioni sociali, indaga abilmente comportamenti soggettivi, offre al lettore importanti spunti di riflessione sulla complessità dell’esistenza umana.


Gaetano Bencivinni

venerdì 26 dicembre 2014

Il miele della follia

Senza il miele della follia la vita è insipida, noiosa, uggiosa. Con un pizzico di follia la commedia umana si rianima e mette in scena personaggi affascinanti ed interessanti: l’illusione, la finzione, le passioni, i sentimenti, il piacere.
Il gioco della follia trasmette entusiasmo e fascino all’esistenza umana.
Il libretto satirico Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam, pubblicato in epoca rinascimentale, ha il merito di puntare l’attenzione sull’importanza del  “naturale” , che deve rappresentare la bussola per chi non intende naufragare nella fredda ragnatela dell’artificio e della razionalità.
Erasmo punta il dito contro l’ipocrisia, il conformismo, le pretese intellettualistiche di sapienti, filosofi, teologi, che rimangono prigionieri del perbenismo, del conformismo, delle convenzioni senza mai riuscire a cogliere gli aspetti belli e piacevoli dell’esistenza umana.
Un messaggio attuale se si tiene conto che nel mondo contemporaneo l’artificiale ha esautorato il naturale, che i rapporti interpersonali tendono a divenire virtuali e che le tecnologie sofisticate hanno invaso gli angoli nascosti della vita di ciascuno.
Recuperare il rispetto della Natura, principale fonte del piacere, significa contrapporsi alla logica del dominio sulla Natura, che la Scienza porta avanti con inesorabile rigore, guidata dalla bussola della razionalità.
Un libretto affascinante, divertente, che va riletto con particolare attenzione, sapendo che il superfluo, la creatività, la capacità di stupirsi sono il sale della vita.
Il tema della follia è particolarmente presente nella produzione letteraria mondiale. Qualche esempio importante: Orlando furioso di Ludovico Ariosto, Don Chisciotte di Miguel de Cervantes, Amleto di William Shakespeare, Reparto n. 6 di Anton Checov, Uno nessuno e centomila di Luigi Pirandello.

Gaetano Bencivinni

martedì 23 dicembre 2014

Caffè letterario. Letteratura e Arte

Un pubblico attento nella sala del Centro sociale anziani di Cetraro ha seguito con interesse l’esposizione di Carlo Andreoli sul tema della natività del Signore nell’Arte italiana.
Da Giotto al Beato Angelico, dal Mantegna al Botticelli, da Raffaello a Tiziano sino al Caravaggio, Carlo Andreoli ha ripercorso e ha illustrato i dipinti dei principali pittori dell’Arte medioevale ed umanistico – rinascimentale, sottolineando gli aspetti esaltanti di quella fase culturale, che ha consentito alla civiltà italiana di acquisire un prestigio mondiale.
Andreoli ha evidenziato i collegamenti tra Letteratura ed Arte con riferimenti precisi ad autori come Dante Alighieri ed Angelo Poliziano.
La terza serata del Caffè letterario, introdotta dal vicepresidente Mario Novello e moderata da Maria Castellani, ha avuto il merito di saldare in modo virtuoso ed efficace la riflessione sulla Letteratura con il prossimo evento natalizio.
Si è conclusa così la terza edizione del Caffè letterario, che anche quest’anno ha confermato l’alto livello culturale raggiunto da questo evento.

Il presidente Mario Antonuccio ha espresso gratitudine ed apprezzamento per Gaetano Bencivinni, animatore del Caffè letterario, ha elogiato la brillante esposizione di Carlo Andreoli e ha colto l’occasione per sottolineare anche la valenza di tante altre iniziative a forte impatto sociale, organizzate da Carmen Antonuccio, come Il mercatino della solidarietà e Il corso di taglio e cucito,che ha registrato una altissima partecipazione.

domenica 21 dicembre 2014

La scheggia nelle carni

Un peccato non espiato, una colpa che rode come un tarlo, un atto di vigliaccheria che pesa come un macigno sulla coscienza di Amir, protagonista del romanzo Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini.
Accovacciato dietro un muro d’argilla mezzo diroccato, Amir sbircia di nascosto il vicolo deserto lungo il torrente ghiacciato dove il piccolo amico Hassan viene stuprato dall’arrogante ragazzotto Assef, che lo punisce così per essersi rifiutato di consegnargli l’aquilone azzurro, vessillo del vincitore, che Hassan ha ritrovato per consegnarlo all’amico Amir, vincitore della gara degli aquiloni, tenutasi a Kabul.
Amir non interviene in difesa di Hassan e comportandosi da vigliacco, scappa via e finge di ignorare di aver assistito a quanto è avvenuto.
Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente e condiziona l’esistenza di Amir che, divenuto uno scrittore in California, ritorna dopo 26 anni in Afghanistan per espiare il suo peccato. Lì tra mille vicende ritrova il piccolo Sorhab, figlio  di hassan, assassinato dai Talebani. Lo adotta e lo porta con sé a San Francisco.
Il romanzo, ambientato in Afghanistan, Pakistan e California tra il 1975 e il 2002, è pervaso dal senso di colpa del protagonista, che attraversa tutta la narrazione e ripropone la questione del rapporto tra passato e presente, tra infanzia e maturità.
Il tema del peccato non espiato, della colpa commessa che perseguita per l’intera esistenza, è già presente in numerose opere letterarie. Basti pensare al romanzo Lord Jim di Joseph Conrad. Anche in questo caso la trama del romanzo è alimentata da quel “salto maledetto”, da quell’atto di vigliaccheria che Lord Jim compie, saltando in una scialuppa, mentre la sua nave affonda con tutti i passeggeri.
Il tarlo della colpa attraversa anche Efix,  il protagonista del romanzo di Grazia Deledda Canne al vento.
Insomma, generalizzando, si può dire che la maledizione di Caino rode la coscienza dell’umanità, che porta dentro di sé la colpa come una “ scheggia nelle carni”, per usare una espressione cara al filosofo Soren Kierkegaard.


Gaetano Bencivinni

martedì 16 dicembre 2014

Caffè letterario. La Storia di Elsa Morante

La storia è una successione di guerre, di massacri, di dolori. L’unica prospettiva è la catastrofe. Neanche la tragica e disumana esperienza dei campi di sterminio è servita ad indurre l’umanità a correggere gli errori commessi.
Razzismo, prevaricazioni, misfatti continuano a caratterizzare lo sviluppo storico che ha come unico sbocco la sconfitta della razionalità.
Di questo si è discusso il 15 dicembre scorso nella sede del Centro sociale anziani nell’ambito della Terza edizione del Caffè letterario, coordinato da Gaetano Bencivinni.
Al centro della discussione La Storia di Elsa Morante, che ha fornito spunti di riflessione e momenti di approfondimento particolarmente vivaci ed interessanti.
La serata, introdotta dal vicepresidente Mario Novello, è stata moderata da Maria Castellani, che ha ripercorso le principali tappe della critica letteraria sul romanzo della scrittrice, puntando i riflettori sulla complessità delle tematiche e sulle contraddizioni che attraversano la narrazione di Elsa Morante.
Linda Madrigrano si è soffermata sulla figura della protagonista femminile Ida Ramundo, sottolineando le varie sfaccettature della personalità di Iduzza, vissuta in un contesto storico particolarmente doloroso, caratterizzato dalla guerra, dalla fame e da tanti episodi di violenza, che hanno messo a dura prova i protagonisti del romanzo.
Un libro particolarmente interessante, come ha sottolineato Elisabetta Pelaia, che merita di essere letto attentamente soprattutto perché presenta numerosi elementi di modernità, che meritano di essere discussi ed approfonditi anche  oggi.
Franca Regine si è soffermata sulla gracilità psicologica della protagonista, mettendo in evidenza la vicenda dello stupro, subito da Ida da parte di un soldato tedesco.
Ci sono segnali di speranza, ha detto Rosa Randazzo , che possono essere individuati nella frase evangelica di Luca, che l’autrice ha incluso nella copertina del volume. L’attenzione rivolta ai fanciulli lascia adito alla possibilità che non tutto si concluda con la catastrofe, rimanendo aperta la prospettiva del messaggio evangelico.
Marietta Gallo ha tracciato a grandi linee il percorso letterario di Elsa Morante con riferimenti anche agli altri romanzi pubblicati dall’autrice.
Sul banco degli imputati i poteri forti, considerati responsabili delle tante sciagure che piovono sugli umili, sui poveri e sui derelitti.
La serata è stata conclusa dal presidente Mario Antonuccio, che ha espresso piena soddisfazione per la vivacità del confronto e per l’efficacia del Caffè letterario, divenuto ormai una splendida realtà culturale di Cetraro.


venerdì 12 dicembre 2014

La bellezza è qui, in questo mondo

Mai più il sole. Mai più l’amore. Mai più l’amicizia. Mai più il paesaggio. Mai più la bellezza dell’arte. Mai più la poesia.
È questa la morte, che svuota il serbatoio vitale dell’esistenza e lo precipita nelle tenebre dell’abisso.
La piccola Paloma, protagonista del romanzo L’eleganza del riccio di Muriel Barbery, scopre il significato delle due parole “ mai più”, quando la sua amica Renè muore, travolta dal camion della tintoria, mentre attraversa la strada per soccorrere un barbone in difficoltà.
La morte si presenta come un “ mai più”, che induce Paloma a rivedere la sua decisione di suicidarsi e di cominciare a capire che la bellezza è qui, in questo mondo e che va ricercata, cogliendo i momenti felici che essa ci offre.
La morte si presenta a don Fabrizio Salina, protagonista del Gattopardo, con il volto avvenente e malizioso e spegne il rumore assordante della cascata del serbatoio vitale, chiudendo l’esistenza del principe nel silenzio delle tenebre.
Quando don Fabrizio, un attimo prima di incontrare la morte, fa un rapido bilancio della sua esistenza, durata 73 anni, conclude che le pagliuzze d’oro dei momenti felici non superano neanche i 3 anni della sua esistenza. Tutto il resto è stata noia e dolore.
Il maggiore Giovanni Drogo, protagonista del romanzo Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati, dopo aver sprecato la sua vita in attesa di compiere una grande impresa, finisce in una locanda, malato e solitario, e solo lì capisce che la morte non è un mostro, ma un evento naturale verso cui tende in un ultimo atto di coraggio e l’accoglie con un sorriso.
Insomma, nell’inferno dei viventi, come sottolinea Italo Calvino nel romanzo Le città invisibili, il modo migliore per affrontare la vita è quello di cercare di saper riconoscere quel che Inferno non è e farlo durare e dargli spazio.
Il messaggio che emerge è che bisogna avere la capacità di vivere la vita, custodendo nello scrigno della memoria i momenti migliori, sapendo che l’approdo finale è il “ mai più” di Paloma.


Gaetano Bencivinni

martedì 9 dicembre 2014

Questa non è una canzone d'amore di Alessandro Robecchi Ed. Sellerio


Non è una canzone d'amore e potrebbe essere un libro giallo ovvero un libro che strappa sorrisi e risate ma in realtà è una feroce satira di costume che coinvolge cittadini ed istituzioni. "L'eroe" è un autore televisivo rimasto coinvolto, suo malgrado, in una serie di disavventure piuttosto macabre per l'intervento di assassini professionisti e non. La trama tuttavia risulta solo lo spunto per parlare della magica scatola che mette comodi in poltrona milioni di cittadini e degli effetti della visione televisiva sulla mentalità e sul costume. Il mondo a volte nascosto degli spettacoli televisivi permette di capire l'indirizzo dato da presentatori ed autori verso determinate finalità, permette di conoscere meglio i metodi di manipolazione dell'utente. Se da un lato la vicenda strappa tanti sorrisi alla fine rimane tanto amaro nel constatare che molte rappresentazioni hanno come unico scopo quello di non formare alcuna coscienza critica ma solo quello di "Non Pensare". 

Elisabetta Pelaia

domenica 7 dicembre 2014

Storia vera di un profugo afghano

La questione dell’immigrazione è al centro della narrazione del romanzo Nel mare ci sono i coccodrilli dello scrittore Fabio Geda.
Protagonista è il giovanissimo Enaiatollah Akbari, che racconta all’autore, sotto forma di intervista, il suo avventuroso viaggio dall’Afghanistan all’Italia, terra di approdo in cui ha trovato una soddisfacente ospitalità.
A soli dieci anni viene abbandonato dalla madre, per salvarlo dal pericolo di essere ucciso dai talebani. Viene lasciato in un magazzino – albergo nel Pakistan. Lì si ritrova solo, gettato nel mondo alla disperata ricerca della sopravvivenza.
Fa di tutto. Il venditore ambulante in Pakistan, il manovale e il lavoratore in una fabbrica di pietre in Iran. Attraversa tra mille insidie le montagne che separano l’Iran dalla Turchia. Si sposta ad Istanbul nascosto nel sottopiano di un camion insieme ad altri, ammucchiati come sardine. Attraversa il mare con un gommone e tra tanti pericoli raggiunge Mitilene e da lì poi arriva ad Atene.
L’ultima tappa del suo viaggio la percorre nascosto in un camion, che lo trasporta sino a Venezia.
Un romanzo che ha il merito di descrivere con realismo e concretezza la drammatica situazione in cui si ritrovano tanti immigrati, costretti a lasciare la propria terra inospitale. Una rete di trafficanti li avvolge, li tormenta e li spreme come limoni.
Il calvario del protagonista inizia all’età di dieci anni e si chiude all’età di quindici, allorché finalmente in Italia viene accolto da una comunità a Torino. Viene affidato ad una famiglia generosa e viene messo nelle condizioni di ottenere il permesso di soggiorno come rifugiato politico. Da quel momento inizia la sua nuova vita da integrato. Studia, lavora e racconta così all’età di ventuno anni la sua drammatica esperienza di vita.
Il romanzo si fa apprezzare per la straordinaria efficacia comunicativa e soprattutto per l’impatto che produce sul lettore, trasportato abilmente nel mondo drammatico degli immigrati, che vengono descritti e presentati nel contesto reale in cui soffrono, aspirano a migliorare le condizioni di vita, muoiono spesso nel disperato tentativo di sottrarsi alla miseria della terra in cui sono nati.
Il messaggio che l’autore trasmette è che bisogna rapportarsi con il mondo dell’immigrazione con un atteggiamento di comprensione e di accoglienza. La civiltà occidentale  non si deve affidare alla logica delle armi e dei missili, ma deve avere la capacità di costruire comunità inclusive in grado di cogliere l’opportunità dell’integrazione delle culture in un’ottica di un modello di sviluppo internazionale in grado di superare la logica dell’intolleranza, della chiusura egoistica, della guerra e del conflitto tra religioni e culture diverse.


Gaetano Bencivinni

giovedì 4 dicembre 2014

In memoria di Luigi Leporini. L’intervento di Maria Castellani

Il professore Gaetano Bencivinni, sempre pronto e disponibile, è qui tra noi per arricchire le nostre conoscenze e sensibilizzarci su alcune problematiche sociali.
Quest’ anno si soffermerà su due testi: Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi e  La Storia  di Elsa Morante.
Come  Direttivo avevamo programmato molto di più, ma siamo rimasti disorientati per la perdita di un valido e infaticabile collaboratore: il nostro caro Gino Leporini.
Lo scorso anno, in occasione della seconda edizione del Caffè letterario, allietò una serata con un suo scritto: U gummulu e a cannata, recitato magistralmente da 2 giovani appartenenti alla compagnia teatrale Il Sipario.
Siamo stati insieme nella sede della Pro Loco per l’ ultima volta il 14 giugno, in occasione del gemellaggio con Rai Senior,in quanto ha presentato il libro Sette Paia di scarpe di Eliana Iorfida, vincitore  del premio Rai La giara.  Ha relazionato scrupolosamente il testo pennellando alcune descrizioni dell’ autrice, come farebbe un pittore davanti ad un bel paesaggio.
Nel mese di luglio, dopo una grande fatica ,in occasione della settimana benedettina, ha allestito la mostra fotografica del suo stimato amico  senatore Giuseppe Militerni. Era felice in quell’ occasione. Poi non più.
Dopo qualche giorno, come un fulmine a ciel sereno,una maledetta Tac ha emesso il verdetto.
Io,personalmente,ero stordita, disorientata e incredula, così lo erano tutti gli amici.
Abbiamo vissuto a distanza le sue sofferenze fino all’ultimo giorno. Aspettavamo con trepidazione la sua guarigione e il suo ritorno, ma il Signore ha deciso diversamente, forse perché anche in Paradiso c’era bisogno di lui.
Per me non è facile ricordare questa solida amicizia trentennale. Non so neppure esprimermi, perché il vuoto è abissale. Sono tasselli di un puzzle che perdiamo e non si ricompongono più
Uomo di grande cultura che ha lavorato sempre alacremente per coprire eccellentemente il suo ruolo di docente, dirigente,scrittore,padre,marito,amico.
Come docente riusciva a entrare nella psiche dei suoi ragazzi e, come un medico, faceva la diagnosi e trovava il farmaco giusto. Li consolava, li stimolava e questi ritrovavano la stima di se stessi
Potrei scrivere su di te, caro AMICO, molto. Troppe ricorrenze,domeniche,pomeriggi insieme. Spesso,quando fuori imperversava il cattivo tempo, davanti ad una tazza di tisana, in compagnia di Santa e Bruno,con Agostino che infornava legna nella stufetta e Rina attenta osservatrice, affrontavamo lunghe e animate conversazioni. Tutto questo e altro mi mancherà.
Vorrei dire tante cose ancora, ma le più importanti sono queste: sei stato una persona perbene, sensibile, intelligente,colta con grandi valori.
Caro Gino, ti ricorderemo sempre come grande amico, grande marito,grande padre, ciao.

mercoledì 3 dicembre 2014

In memoria di Luigi Leporini. L’intervento di Osvaldo Tarsitano

Prima di dare inizio alla 3° edizione del “Caffè letterario”, il Centro anziani vuole ricordare ,questa sera , la figura e la grave perdita del suo nobile e carissimo socio prof. Luigi Leporini, dai suoi amici più vicini chiamato affettuosamente Gino, avvenuta la sera del 17 ottobre 2014, dopo tre mesi di terribili sofferenze terrene.
Il nostro primo pensiero,di conforto e di vicinanza, è per la moglie Vittoria, per i figli Maria Teresa ed Enrico,i nipoti e i parenti tutti.
Lo vogliamo ricordare, a nome di tutti, per il contributo e la collaborazione continua che ha sempre dato alla nostra associazione, intervenendo con competenza nelle diverse attività che il Centro ha voluto portare avanti,così come ha fatto nella 2°edizione del “Caffè letterario”, recitando ,di volta in volta, pagine dei romanzi: I Malavoglia, Il Gattopardo, La lunga vita di Marianna Ucria, Cristo si è fermato ad Eboli, chiudendo la stessa edizione con un omaggio al dialetto cetrarese,in cui ha esaltato l’importanza del dialetto per una interpretazione obiettiva della storia e per le relazioni che esso determina nei riguardi della lingua italiana,concludendola con la rappresentazione dell’originale dialogo intitolato:”U Gummulu e la Cannata”,da lui composto per la circostanza e interpretato egregiamente da due ragazzi della filodrammatica cetrarese”Il Sipario”. E ancora di più per la presentazione e articolata illustrazione del libro ”Sette paia di scarpe”di Eliana Iorfida,in occasione del gemellaggio tra Rai Senior della sede calabrese Rai di Cosenza e il Centro sociale anziani di Cetraro,di cui ha dato una interpretazione autentica del pensiero della scrittrice,rilevando,tra l’altro,le sorprendenti analogie tra le usanze di un lontano villaggio della Siria e le consuetudini esistenti nella popolazione cetrarese.
Lo vogliamo ricordare,in particolare,per la sua cultura,la sua preparazione,i suoi libri che ci ha voluto regalare,quali,fra i tanti, Storia di Monteserra,Diario di Medjugorje,San Marco Evangelista, La parrocchia di Cetraro Marina,Cose Nostre, La Terra Santa.
In tutte le sue opere Gino ha voluto rappresentare il suo amore per il Paese,per la sua gente,ha voluto lasciarci le sue memorie per non dimenticare il passato,per apprezzare il presente e guardare al futuro.
Ha voluto ricordarci anche la sua fede in Dio,il suo amore per la vita,per la famiglia,per la sua compagna di viaggio Vittoria, per i figli che sono cresciuti sani e avviati verso un dignitoso futuro,timorati di Dio,benvoluti e stimati,che si sono lasciati educare nel rispetto dei valori essenziali.
Io lo voglio ricordare per gli anni passati insieme nella scuola media di Guardia Piemontese,dove insegnava la lingua francese, con immenso impegno,responsabilità e professionalità tali da riscuotere il rispetto di tutti gli alunni e dell’intero corpo docente ed anche per la sua funzione che ha svolto nella scuola media di Acquappesa,in qualità di Preside,”di conducente” come definisce il dirigente scolastico di oggi,”colui che tira la carretta”.
Non bastano le parole per definire il professore e preside Luigi Leporini. Noi lo ricorderemo sempre e lo porteremo sempre nei nostri cuori,andando a rileggere i suoi scritti,in attesa di poter leggere altri scritti che vorrà donarci dal Cielo,ove certamente riposa nelle braccia della sua cara Madonna. 

martedì 2 dicembre 2014

Caffè letterario. Terza edizione

Remare contro la corrente che spinge verso il passato. Spingere lo sguardo verso il futuro, che serve a costruire il presente con veri progetti di vita. Rompere il muro dell’indifferenza e compiere scelte coraggiose a difesa della libertà e della democrazia.
Intorno a questi temi si è svolta la conversazione letteraria, coordinata da Gaetano Bencivinni, che ha aperto la Terza edizione del Caffè letterario con il romanzo Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi.
La serata, che si è svolta nella sala del Centro, ha registrato una rilevante partecipazione.
Ha introdotto i lavori il vicepresidente del centro Mario Novello, che ha sottolineato la valenza culturale dell’iniziativa, che sta assumendo sempre più peso nel panorama culturale cetrarese.
Maria Castellani, che ha moderato l’iniziativa, e Osvaldo Tarsitano hanno ricordato il socio Luigi Leporini, recentemente scomparso, sottolineando il significativo contributo culturale che ha dato alle precedenti edizioni del Caffè letterario, lasciando un vuoto incolmabile con la sua dipartita.
Sono intervenuti al dibattito Santa De Pasquale, che ha puntato i riflettori sull’attualità del messaggio di Tabucchi, costituito dall’appello a rompere il muro dell’indifferenza, per seguire invece la bussola della capacità di indignarsi di fronte alle ingiustizie che ci circondano.
Franca Regine ha fatto una analisi puntuale e attenta sui vari aspetti del romanzo, soffermandosi in modo particolare sulla questione del pentimento e sulla spiccata personalità della protagonista femminile Marta.
Marietta Gallo ha tracciato le linee generali della produzione letteraria di Tabucchi, che presenta aspetti di straordinaria modernità e di grande impatto comunicativo.
A concludere la prima giornata è intervenuto l’assessore alla cultura di Cetraro Fabio Angilica, che ha evidenziato il ruolo importante che le associazioni svolgono nella città per le tante iniziative culturali intraprese nel corso degli anni.

lunedì 1 dicembre 2014

Benvenuto Natale il Centro si mobilita

Il Centro Sociale Anziani di Cetraro centro partecipa alla manifestazione "Benvenuto Natale"con uno stend di lavori fatti a mano. Il ricavato della vendita sarà devoluto in beneficenza

sabato 29 novembre 2014

Riparte il Caffè Letterario

Prenderà il via lunedì 1 dicembre, alle 18,00, per concludersi il 22 dicembre, un appuntamento culturale molto atteso, vale a dire la III edizione de “Il Caffè letterario” promosso dal “Centro sociale anziani” di Cetraro, di cui è presidente Mario Antonuccio. Questo nuovo ciclo del Caffè letterario sarà aperto da un articolato commento del professor Gaetano Bencivinni sul libro “Sostiene Pereira”, di Antonio Tabucchi, mentre il secondo appuntamento, previsto per lunedì 15 dicembre, anch’esso caratterizzato dal commento del professor Bencivinni, sarà incentrato sul libro “La Storia”, di Elsa Morante. Infine, lunedì 22 dicembre, l’architetto Carlo Andreoli, esperto del patrimonio d’arte della nostra regione, che da anni studia, in particolare, i beni d’arte del Tirreno cosentino, con la pubblicazione di saggi e monografie sull’argomento e collaborazioni con riviste specializzate e siti web, relazionerà sul tema “La natività del Signore nell’arte italiana”. Tutte le serate si svolgeranno nella sede del Centro, situata in via San Francesco a Cetraro Centro, saranno moderate da Maria Castellani e introdotte dallo stesso presidente Mario Antonuccio. “Un cupo pessimismo - ha spiegato il professor Gaetano Bencivinni, in una nota pubblicata alcuni giorni fa sul blog ufficiale del Centro Sociale Anziani, intitolata “Oltre le tenebre della follia”, a proposito delle tematiche che caratterizzano proprio i due interessanti volumi che commenterà quest’anno - attraversa il romanzo “La Storia” di Elsa Morante, ambientato a Roma tra il 1941 e il 1947. Una storia, come è noto, di tragedie, bombardamenti, deportazioni, dolori. Le due guerre mondiali, il fascismo, il nazismo, la persecuzione degli ebrei, i campi di distruzione, l’occupazione tedesca di Roma. In questo contesto storico si svolge il dramma della protagonista Ida Ramundo e dei figli Ninuzzu e Useppe, nato dallo stupro subito da parte di un militare tedesco. Simbolo dell’innocenza deplorata, atterrita dalla follia delle leggi razziali, Ida conduce la sua martoriata esistenza, profondamente segnata dalle sofferenze e dai dolori. La madre ebrea muore annegata nel tentativo disperato di raggiungere la Palestina da Cosenza. Il suo corpo sarà ritrovato a Fuscaldo con un mantello inzuppato e con tremila lire, ridotte a poltiglia, nascoste in una calza. Il padre Giuseppe muore di cirrosi epatica, il marito Alfio Mancuso muore di cancro, Ninuzzu, divenuto contrabbandiere, muore ammazzato, il piccolo Useppe muore in tenera età, stroncato dal Grande male, una forma di grave epilessia. Ida finisce in una casa di cura sino alla morte, avvolta nelle tenebre della follia. Non c’è scampo per nessuno. Non c’è nessun disegno provvidenziale nella Storia. Tutto precipita inesorabilmente verso la catastrofe”. “Nel romanzo “Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi - ha concluso lo stesso professor Bencivinni - ambientato a Lisbona nel 1938, il contesto storico è pressoché analogo. La guerra di Spagna, il Franchismo, il conflitto tra i nazifascisti e le brigate internazionali partigiane, la dittatura salazarista con l’opprimente censura e la spietata polizia politica. Pereira, protagonista del romanzo, intellettuale cattolico, vive aggrappato ai ricordi del passato sino a quando incontra il giovane sovversivo Monteiro Rossi, che lo scuote dal suo torpore esistenziale. I consigli di padre Antonio, i colloqui col dottor Cardoso e il barbaro assassinio di Monteiro Rossi da parte della polizia politica lo inducono a prendere una coraggiosa posizione contro il regime. Scrive contro la polizia politica un articolo di fuoco, che pubblica nel suo giornale, eludendo abilmente la censura. Dopo lascia il Portogallo con un passaporto falso. Nel romanzo di Elsa Morante la morte dà scacco matto alla vita, mentre nel romanzo di Tabucchi dall’idea della morte scaturisce la scintilla che accende la voglia di lottare per la libertà con lo sguardo rivolto verso il futuro”. Da sottolineare che proprio il blog del Centro Sociale Anziani di Cetraro può vantare, fin dalla sua nascita, un copioso numero di visualizzazioni da vari Paesi del mondo (Italia 5961, Stati Uniti 574, Germania 184, Polonia 72, Federazione Russa 36, Francia 37, Romania 23, Ucraina 22, Hong-Kong 15, Regno Unito 13), a conferma dell’interesse che suscitano le tematiche e gli argomenti trattati.
                                                                                                          CLELIA ROVALE

giovedì 27 novembre 2014

Il coraggio della scelta

Le lotte sindacali a Firenze tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento fanno da supporto narrativo al romanzo Metello di Vasco Pratolini.
Anarchici e socialisti, sindacalisti, imprenditori ed operai alimentano il conflitto sociale, culminato con le 46 giornate di sciopero dell’estate 1902 che si sono concluse con la vittoria del gruppo dei 21 edili, che hanno ottenuto un significativo aumento salariale.
Pratolini racconta con uno stile sobrio, rapido e semplice le vicende del protagonista Metello, puntando i riflettori sul suo impegno sociale e sulle sue relazioni sentimentali con la vedova Viola, che lo ha avviato all’amore, con la moglie Ersilia, figlia dell’anarchico Quinto Pallesi, con l’amante Idina con cui Metello si trova, allorché esplode nel cantiere edile dell’ingegner Badolati lo scontro tra crumiri e scioperanti, da cui scaturisce l’intervento delle forze dell’ordine.
Solidarietà tra lavoratori, sottoscrizioni delle camere del lavoro, delle leghe e del mutuo soccorso fanno da cornice al narrato dell’autore, che evidenzia così lo spirito combattivo e solidale del movimento operaio di quegli anni, destinato a crescere nei decenni successivi.
Il messaggio che l’autore trasmette è che bisogna avere il coraggio delle scelte da compiere con i vivi e per i vivi. Il passato va conservato, ma non deve condizionare il presente.
Riflessione questa che è presente in tanti autori della letteratura mondiale.
Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald si conclude con l’appello a remare contro la corrente che sospinge verso il passato.
In Sostiene Pereira Antonio Tabucchi indica nella frequentazione del futuro la via da seguire, compiendo scelte coraggiose nel presente.
Nel romanzo L’eleganza del riccio Muriel Barbery sottolinea che il futuro serve alla costruzione del presente con veri progetti di vita.


Gaetano Bencivinni

venerdì 21 novembre 2014

Il ritorno a casa di Anguilla

Il ritorno a casa è un classico nel panorama letterario mondiale. Basti pensare al ritorno di Ulisse ad Itaca nel poema omerico.
La casa, come guscio protettivo, assume una pluralità di significati nella produzione letteraria di tanti scrittori. Tetto e patria in Ugo Foscolo, nido in Giovanni Pascoli, tana e richiamo della foresta con il canto del branco in Jack London, rifugio e fuga dal mondo nel romanzo La casa in collina di Cesare Pavese.
In questa cornice letteraria si colloca il romanzo La luna e i falò di Pavese con il ritorno a casa di Anguilla, un bastardo contadinello, emigrato dal Piemonte in America per fare fortuna.
Anguilla, ormai benestante e maturo, rivede con gli occhi del mondo le valli, le colline, le viti, i poderi, le vecchie cascine contadine, i luoghi in cui ha vissuto la giovinezza tra stenti e miserie, ammirando con spirito servile le padroncine Irene, Silvia e Santa, considerate per lui inarrivabili.
Il nucleo teorico del romanzo è caratterizzato dalla dialettica tra la luna, simbolo della regolarità ciclica delle stagioni e dell’immobilismo del tempo, tipici della cultura contadina, e i falò, simbolo della Storia, dei cambiamenti, delle trasformazioni, delle distruzioni, che modificano i luoghi, le cose e i rapporti tra le persone.
La narrazione procede attraverso un duplice punto di vista: quello di Anguilla, che riscopre le radici nel paese e quello dell’amico falegname Nuto, rimasto sempre in paese, che crede ancora nella luna e che ha vissuto la tragica esperienza della guerra civile tra fascisti e partigiani.
Tra memorie e situazioni attuali si avvia un circuito virtuoso, che consente ad Anguilla di scoprire la bussola che sinora lo ha guidato nel viaggio della sua vita. Una bussola fatta di odori, sapori, colori, suoni, superstizioni, che ha portato sempre con sé, appiccicati alla pelle.


Gaetano Bencivinni

domenica 16 novembre 2014

Oltre le tenebre della follia

Un cupo pessimismo attraversa il romanzo La Storia di Elsa Morante ambientato a Roma tra il 1941 e il 1947. Una storia di tragedie, di bombardamenti, di deportazioni, di dolori. Le due guerre mondiali, il Fascismo, il Nazismo, la persecuzione degli Ebrei, i campi di distruzione, l’occupazione tedesca di Roma.
In questo contesto storico si svolge il dramma della protagonista Ida Ramundo e dei figli Ninuzzu ed Useppe, nato dallo stupro subito da parte di un militare tedesco.
Simbolo dell’innocenza deplorata, atterrita dalla follia delle leggi razziali, Ida conduce la sua martoriata esistenza, profondamente segnata dalle sofferenze  e dai dolori.
La madre ebrea muore annegata nel tentativo disperato di raggiungere la Palestina da Cosenza. Il suo corpo sarà ritrovato a Fuscaldo con un mantello inzuppato e con  tremila  lire, ridotte a poltiglia, nascoste in una calza.
Il padre Giuseppe muore di cirrosi epatica, il marito Alfio Mancuso muore di cancro, Ninuzzu, divenuto contrabbandiere, muore ammazzato, il piccolo Useppe muore in tenera età, stroncato dal Grande male, una forma di grave epilessia.
Ida finisce in una casa di cura sino alla morte, avvolta nelle tenebre della follia.
Non c’è scampo per nessuno. Non c’è nessun disegno provvidenziale nella Storia. Tutto precipita inesorabilmente verso la catastrofe.
Nel romanzo Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi, ambientato a Lisbona nel 1938, il contesto storico è pressoché analogo. La guerra di Spagna, il Franchismo, il conflitto tra i nazifascisti e le brigate internazionali partigiane, la dittatura salazarista con l’opprimente censura e la spietata polizia politica.
Pereira, protagonista del romanzo, intellettuale cattolico, vive aggrappato ai ricordi del passato sino a quando incontra il giovane sovversivo Monteiro Rossi, che lo scuote dal suo torpore esistenziale.
I consigli di padre Antonio, i colloqui col dottor Cardoso e il barbaro assassinio di Monteiro Rossi da parte della polizia politica lo inducono a prendere una coraggiosa posizione contro il regime.
Scrive contro la polizia politica un articolo di fuoco, che pubblica nel suo giornale, eludendo abilmente la censura. Dopo lascia il Portogallo con un passaporto falso.
Nel romanzo di Elsa Morante la morte dà scacco matto alla vita, nel romanzo di Tabucchi dall’idea della morte scaturisce la scintilla che accende la voglia di lottare per la libertà con lo sguardo rivolto verso il futuro.


Gaetano Bencivinni

mercoledì 12 novembre 2014

Il respiro del deserto di Marco Buticchi

Una caccia al tesoro lunga otto secoli è la trama di questo libro appassionante non solo per le vicende ma anche per i personaggi noti spesso "eroi" delle avventure raccontate. 
La storia inizia nel 1227 alla corte di Gensis Khan ed è la storia del tesoro nascosto di questo condottiero mongolo quando decide di costruire la sua tomba. Il segreto di favolose ricchezze rimane sepolto fino al 1919 quando uno dei protagonisti incontra il presidente americano Harry Truman e stringendosi a lui di forte amicizia gli regala il proprio piroscafo e la possibilità di continuare a custodire il potente segreto fonte sempre di morte e corruzione. Il piroscafo diventa uno yacht e quando era pronto per la demolizione nel porto di La Spezia sarà invece acquistato da un ricco americano che lo farà rivivere. Questa a grandissime linee la trama del libro che rivela il grande amore di Buticchi anche per la storia condita tuttavia dalla fantasia e da sentimenti forti sempre uguali nel tempo sia nel bene che nel male.

Elisabetta Pelaia