Translate

lunedì 20 marzo 2017

La sciarpa della pace a Cetraro

La sciarpa della pace a Cetraro



La presentazione alla comunità cetrarese della sciarpa della pace, organizzata dal Centro Sociale Anziani  è avvenuta nel corso della Santa Eucaristia di domenica 19 marzo, presieduta da don Francesco Lauria, parroco di San Benedetto. E’ stata l’occasione per ribadire il significato simbolico di un manufatto realizzato dalle donne dei centri sociali della Calabria.
Una celebrazione solenne che ha coinvolto nel servizio liturgico i ragazzi dell’Azione Cattolica insieme ai rappresentanti del Centro: Fortuna Bruognolo, Maria Castellani, Vittoria Colistra, Germana Gioffrè, Anna Parise con la nipotina , la coccinella scout Anna Maria Antonuccio, e il presidente Fausto Gallo.

“E’ una sciarpa peregrina, ha sottolineato la portavoce del Centro Rosa Randazzo. E’ stata già presentata il 27 gennaio, Giorno della memoria, al campo di concentramento di Ferramonti, luogo cruciale della memoria del Novecento, per fare memoria del dolore,dello straniamento, della perdita della speranza, della demolizione di uomini, donne, bambini, demonizzati prima,  eliminati infine.
La sciarpa sta facendo il giro di tutti quei paesi che ospitano un centro anziani e verrà unita alle sciarpa della pace di altre regioni italiane, simbolo di comunione quindi di pace.
La pace per i Cristiani non è solo concordia, non- guerra, ma pienezza di vita nei rapporti con Dio, con se stessi, con gli altri, con la natura, rispetto della specie verso gli ultimi, armonia sociale. Frutto di scelte sociali e personali, è basata sulla giustizia e sull’equità.  Questi i valori che vogliamo trasmettere alle nuove generazioni.
Ringraziamo don Francesco che ha volentieri accolto la nostra richiesta che la manifestazione fosse ospitata in chiesa nell’ambito della celebrazione di una Santa Eucaristia  perché l’Eucaristia, come ci ricorda  il nostro Santo padre papa Francesco nella Lumen fidei, è “atto di memoria, attualizzazione del mistero, in cui il passato, come evento di morte e resurrezione, mostra la capacità di aprire al futuro, di anticipare la pienezza finale”. La fede dei cristiani è quindi strettamente legata alla speranza.
Nostra è oggi la speranza che, inondati dal dono della pace, viviamo come fratelli  e ci impegniamo per la giustizia, l’amore e la pace”.

Subito dopo la benedizione finale si sono succeduti brevi interventi dei rappresentanti delle istituzioni.
“Siamo orgogliosi di avere a Cetraro due centri anziani che appartengono al patrimoni sociale e culturale della nostra città.  Quando si sottolineava il significato insito nella sciarpa della pace, è balzato evidente agli occhi di tutti che l’idea- forza intorno a cui tutto deve ruotare è il rispetto reciproco e soprattutto il rispetto degli anziani e dei deboli. Ciò che apprezziamo è soprattutto la preziosa testimonianza dei nostri anziani che, dopo aver dato alla società il loro contributo di lavoro, continuano ad occuparsi e a preoccuparsi dei problemi sociali locali e di temi universali come la pace. I centri offrono inoltre  un luogo di incontro, di socializzazione e di condivisione”.
Questo è quanto ha affermato il consigliere regionale Giuseppe Aieta, sempre attento agli eventi culturali, politici e sociali che si svolgono nella nostra città.

Il presidente del Centro Fausto Gallo ha consegnato una targa al sindaco Angelo Aita, autorevole rappresentante del popolo cetra rese, ha detto,  cui è dedicato il riconoscimento.
“ Tutti dobbiamo contare nella nostra comunità, ha detto il sindaco, a partire dagli anziani che hanno già contribuito al processo di crescita dei nostri figli e che oggi continuano ad impegnarsi con iniziative indirizzate alla crescita corale della nostra comunità”. Aita ha colto l’occasione per ricordare la Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno, organizzata a Locri da don Luigi Ciotti, a cui ha dato il suo prezioso contributo di solidarietà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

“ C’è che semina e chi raccoglie, ha ribadito la presidente di senior Italia Calabria Brunella Stancato. Noi siamo qui per raccogliere ciò che altri hanno seminato. Io sono custode della sciarpa. Il mio compito è di mettere in luce il ruolo che gli anziani hanno nella società civile. I centri devono essere sempre più il baricentro della società in cui i giovani si associano agli anziani. La sciarpa ti accoglie, ti avvolge e ti riscalda”.
Una grande commozione ha preso tutta l’assemblea, quando Brunella Stancato ha ricordato il nostro compianto presidente Mario Antonuccio. Un applauso è nato spontaneo.

Don Francesco nella sua profonda e appassionata omelia ha sottolineato come la sciarpa sia il prodotto di tanti fili, intrecciati da mani che hanno accolto,cresciuto e nutrito figli e nipoti. Fili della vita, specchio di volti e di mani che legano il presente al passato e preparano l’avvenire.


Infine gli Scout ed i ragazzi dell’A.C.R  hanno dato vita al gioioso corteo della sciarpa della pace che si è concluso in Piazza del Popolo con una foto di gruppo.

venerdì 10 marzo 2017

Otto marzo. Festa della donna

Otto marzo. Concerto del soprano Rosa Antonuccio


La voce del soprano lirico Rosa Antonuccio ha incantato tutti. Femminile ed acuta, morbida e luminosa, ricca e piena. Hanno incantato la sua passione e l’amore per il suo grande dono che ha dispensato con grande generosità, ieri otto marzo presso il Centro Sociale Anziani di Cetraro.
Il soprano, magistralmente accompagnato al pianoforte dal maestro Riccardo Galimi, ha proposto al numeroso pubblico presente cinque pezzi e cinque icone di donne. Icone di un tempo, di un luogo, che danno l’idea del multiforme carattere della donna.

Maria,celebrata  e invocata  con l’Ave Maria di Bach-Gounod è  l’icona del Mistero, che attua il suo essere donna nell’accoglienza pura del Mistero, perciò diventa “benedetta tra tutte le donne”, come “benedetto è il frutto del suo grembo”
E’la donna concreta, una giovane donna della terra di Israele che vive la straordinaria esperienza di divenire la Madre del Messia, il luogo dell’avvento di Dio nella storia.
“Maria è scelta come donna, una donna che non ha bisogno di raccomandazioni speciali e che possiede, nella sua persona e nella sua qualità di donna, tutto quanto è necessario per vivere da alleata di Dio e compiere la sua missione” (J. Galat).
E’ la donna fedele nell’amore, forte nel dolore, capace di prevenire il bisogno e di soccorrerlo. E’la donna che ristabilisce l'equilibrio rotto da Eva.

Carmen,  protagonista femminile del melodramma di Bizet, è l’icona di alcuni aspetti inquietanti dell’universo femminile.
 E’ la  donna libera, sensuale, selvaggia, indomabile, seducente. La donna che sceglie, cinica e sfrontatamente sincera. La donna che non crede molto alla costanza dell’amore. Nell’ aria del primo atto che abbiamo ascoltato, Habanera,  esprime la sua visione dell’amore:  l’amore è come un uccello ribelle, che non può essere ingabbiato né da formalismi né da convenzioni. E’ un uccello ribelle che nessuno può addomesticare. E’ come un piccolo zingaro, che non conosce legge.
Carmen, gitana ribelle, scopre dalle carte la tragedia che l’attende, la morte per mano di don Josè amante respinto,  ma rimane fedele al suo disegno di libertà, andando incontro alla morte, come una eroina della tragedia greca.
Jamais Carmen ne cédera!
Libre elle est née et libre elle mourra!

Infedele nell’amore è Reginella ( 1917), che abbandona  l’amato con cui viveva felice anche se non mangiavano altro che pane e ciliegie e vivevano di baci.
Lei cantava e piangeva per lui e  il cardellino cantava insieme a lei: “Reginella vuole bene al suo re”. Sembrava un amore destinato a durare in eterno, invece è  un amore bugiardo.
Per Reginella l’amore diviene  una gabbia e vola via. Sceglie la vita frivola ma elegante e spensierata delle sciantose. Veste con abiti scollati, porta un cappello con nastri e rose e parla francese.
L’amato invita il cardellino a scappare dalla gabbia che ha volutamente aperto, a volare via come se n'è volata la sua Reginella,  e a non continuare a piangere la sua padrona che non c'è più ma a cercarsene un'altra più sincera.
Una flebile traccia rimane dell'antica passione: «ora che non ci amiamo più, tu a volte distrattamente pensi a me.

Diamante, protagonista della  canzone dedicata da Zucchero Fornaciari alla nonna Diamante Alduini Fornaciari, è l’icona dell’ amore che non può disperdersi nel tempo e che regge a tutte le fatiche della vita.
 E’ una domenica mattina. La guerra è finita ed i nonni, Delmo e Diamante,  osservano la vita del dopoguerra  nel paese natio.
Diamante è l’icona della donna, moglie e compagna, che osserva la vita insieme al suo uomo. La donna  che sa consolare e offrire una spalla su cui piangere e ricominciare sempre d’accapo, sempre, come facciamo spesso noi donne anche oggi. Anche se  noi nonne della globalizzazione non rispondiamo più allo stereotipo della nonna con i capelli bianchi che racconta storie attorno al braciere, lavorando a maglia.
Diamante si identifica col suo uomo, sono un tutt’uno “ pioggia sarò / e pioggia tu sarai”- “Più grande ti sembrerò /e grande tu sarai”.
Ma ricostruire dopo la guerra non è facile e, anche se Delmo fa fiorire i nevai,  lo sconforto lo prende, ma  si fa forza “i bimbi grandi non piangono” dice. Ecco che arriva il sostegno della sua donna “Delmo,  Delmo vin a’ cà”

Icona della donna fedele e paziente nell’attesa è  la donna alla quale  o surdato ‘nnamurato ( 1915), costretto nel fango  della trincea rivolge il suo canto intriso di nostalgia e tristezza. La tristezza e la nostalgia di molti giovani e giovanissimi ragazzi del Sud che sono partiti per la guerra ed hanno lasciato l’amore a casa.
O surdato ‘nnamurato riceve consolazione soltanto dal pensiero che la sua donna  vive nell’attesa di lui come lui non pensa che a lei.
Il canto e le lettere che arrivavano da casa erano gli unici momenti di sollievo per i soldati che soffrivano fisicamente e moralmente. Allora si diffuse un modo di dire entrato poi nella lingua corrente: canta che ti passa.

Abbiamo cantato la donna  ma non abbiamo dimenticato il lungo e faticoso cammino delle donne per  le conquiste politiche, economiche e sociali, né abbiamo voluto sottacere che lungo è ancora il cammino da fare, poiché ancora oggi le donne subiscono discriminazioni e violenze.
Sappiamo bene che ciò che abbiamo acquisito non è conquistato per sempre. In cinquantuno paesi del mondo le donne sono entrate in sciopero anche perché nessuno rimanga troppo indifferente di fronte a notizie sconvolgenti che riguardano non più lo struggersi d’amore, ma il distruggersi  per un sentimento confuso e complicato al quale non si è educati, che spesso, sempre troppo spesso, in un momento di rabbia  strappa vite e sorrisi.
Per questo occorre anche una lunga opera di educazione all’amore. Un amore rispettoso dell’altro che è appunto altro da me, non un oggetto da chiuderei gabbia, per quanto dorata essa sia. E sappiamo che l’educazione ha tempi lunghi e  che tocca a noi donne.
Le opere scelte dal soprano, composte in momenti diversi della nostra storia, ci hanno aiutato a non perdere quel senso del vissuto, quel senso del tempo e della storia che oggi va sempre di più scomparendo.

Il presidente Fausto Gallo, nel dare il saluto ai rappresentanti delle istituzione e delle associazioni  e a tutti i presenti, ha ricordato i  prossimi impegni del Centro: la presenza a Cetraro della sciarpa della pace domenica 19 marzo e il 10 giugno la gita sul monte Pollino.
L’intervento del vicesindaco Fabio Angilica, che ha rivolto calorosi auguri a tutte le donne presenti,  è stato impreziosito dalla citazione di una celebre terzina dantesca che gli ha dato l’opportunità di sottolineare l’importante ruolo della donna che è soprattutto madre e mediatrice tra la Terra e il Cielo.
“Donna, se’ tanto grande e tanto vali,/ che qual vuol grazia e a te non ricorre/ sua disianza vuol volar sanz’ali”.
A conclusione della serata la più piccola delle donne presenti Maria Carmen Avolio ha offerto un omaggio floreale al soprano.
A Rosa Antonuccio ed al maestro Galimi va il sentito grazie di tutto il Centro.

Rosa Randazzo