Otto
marzo. Concerto del soprano Rosa Antonuccio
La voce del soprano lirico Rosa Antonuccio ha incantato
tutti. Femminile ed acuta, morbida e luminosa, ricca e piena. Hanno incantato
la sua passione e l’amore per il suo grande dono che ha dispensato con grande
generosità, ieri otto marzo presso il Centro Sociale Anziani di Cetraro.
Il soprano, magistralmente accompagnato al pianoforte dal
maestro Riccardo Galimi, ha proposto
al numeroso pubblico presente cinque pezzi e cinque icone di donne. Icone di un tempo, di un luogo, che danno l’idea del multiforme carattere della
donna.
Maria,celebrata e invocata con l’Ave Maria di
Bach-Gounod
è l’icona del Mistero, che attua il suo
essere donna nell’accoglienza pura del Mistero, perciò diventa “benedetta tra
tutte le donne”, come “benedetto è il frutto del suo grembo”
E’la
donna concreta, una giovane donna della terra di Israele che vive la straordinaria
esperienza di divenire la Madre del Messia, il luogo dell’avvento di Dio nella
storia.
“Maria
è scelta come donna, una donna che non ha bisogno di raccomandazioni speciali e
che possiede, nella sua persona e nella sua qualità di donna, tutto quanto è
necessario per vivere da alleata di Dio e compiere la sua missione” (J. Galat).
E’
la donna fedele nell’amore, forte nel dolore, capace di prevenire il bisogno e
di soccorrerlo. E’la donna che ristabilisce l'equilibrio rotto da Eva.
Carmen, protagonista femminile del melodramma di
Bizet, è l’icona di alcuni aspetti inquietanti dell’universo femminile.
E’ la
donna libera, sensuale, selvaggia, indomabile, seducente. La donna che
sceglie, cinica e sfrontatamente sincera. La donna che non crede molto alla
costanza dell’amore. Nell’ aria del primo
atto che abbiamo ascoltato, Habanera, esprime
la sua visione dell’amore: l’amore è come un uccello ribelle,
che non può essere ingabbiato né da formalismi né da convenzioni. E’ un uccello
ribelle che nessuno può addomesticare. E’ come un piccolo zingaro, che non
conosce legge.
Carmen, gitana ribelle, scopre dalle carte la tragedia che
l’attende, la morte per mano di don Josè amante respinto, ma rimane fedele al suo disegno di libertà,
andando incontro alla morte, come una eroina della tragedia greca.
Jamais
Carmen ne cédera!
Libre
elle est née et libre elle mourra!
Infedele nell’amore è Reginella ( 1917),
che abbandona l’amato con cui viveva
felice anche se non
mangiavano altro che pane e ciliegie e vivevano di baci.
Lei cantava
e piangeva per lui e il cardellino
cantava insieme a lei: “Reginella vuole bene al suo re”. Sembrava un amore
destinato a durare in eterno, invece è
un amore bugiardo.
Per
Reginella l’amore diviene una gabbia e
vola via. Sceglie la vita frivola ma elegante e spensierata delle sciantose. Veste
con abiti scollati, porta un cappello con nastri e rose e parla francese.
L’amato
invita il cardellino a scappare dalla gabbia che ha volutamente aperto, a
volare via come se n'è volata la sua Reginella,
e a non continuare a piangere la sua padrona che non c'è più ma a
cercarsene un'altra più sincera.
Una flebile
traccia rimane dell'antica passione: «ora che non ci amiamo più, tu a volte
distrattamente pensi a me.
Diamante, protagonista
della canzone dedicata da Zucchero
Fornaciari alla nonna Diamante Alduini Fornaciari, è l’icona dell’ amore che non può disperdersi nel tempo e che
regge a tutte le fatiche della vita.
E’ una domenica mattina. La guerra è finita ed
i nonni, Delmo e Diamante, osservano la
vita del dopoguerra nel paese natio.
Diamante
è l’icona della donna, moglie e compagna, che osserva la vita insieme al suo
uomo. La donna che sa consolare e
offrire una spalla su cui piangere e ricominciare sempre d’accapo, sempre, come
facciamo spesso noi donne anche oggi. Anche se
noi nonne della globalizzazione non rispondiamo più allo stereotipo
della nonna con i capelli bianchi che racconta storie attorno al braciere,
lavorando a maglia.
Diamante
si identifica col suo uomo, sono un tutt’uno “ pioggia sarò / e pioggia tu
sarai”- “Più grande ti sembrerò /e grande tu sarai”.
Ma
ricostruire dopo la guerra non è facile e, anche se Delmo fa fiorire i nevai, lo sconforto
lo prende, ma si fa forza “i bimbi
grandi non piangono” dice. Ecco che arriva il sostegno della sua donna
“Delmo, Delmo vin a’ cà”
Icona
della donna fedele e paziente nell’attesa è la donna alla quale o
surdato ‘nnamurato ( 1915), costretto nel fango della trincea rivolge il suo canto intriso di
nostalgia e tristezza. La tristezza e la nostalgia di molti giovani e
giovanissimi ragazzi del Sud che sono partiti per la guerra ed hanno lasciato
l’amore a casa.
O
surdato ‘nnamurato riceve consolazione soltanto dal pensiero che la sua
donna vive nell’attesa di lui come lui
non pensa che a lei.
Il
canto e le lettere che arrivavano da casa erano gli unici momenti di sollievo
per i soldati che soffrivano fisicamente e
moralmente. Allora si diffuse un modo di dire entrato poi nella lingua
corrente: canta che ti passa.
Abbiamo
cantato la donna ma non abbiamo
dimenticato il lungo e faticoso cammino delle donne per le conquiste politiche, economiche e sociali,
né abbiamo voluto sottacere che lungo è ancora il cammino da fare, poiché
ancora oggi le donne subiscono discriminazioni e violenze.
Sappiamo
bene che ciò che abbiamo acquisito non è conquistato per sempre. In cinquantuno
paesi del mondo le donne sono entrate in sciopero anche perché nessuno rimanga troppo indifferente di fronte a notizie sconvolgenti che riguardano non più lo
struggersi d’amore, ma il distruggersi
per un sentimento confuso e complicato al quale
non si è educati, che spesso, sempre troppo spesso, in un momento di rabbia strappa vite e sorrisi.
Per questo occorre anche una lunga opera di educazione
all’amore. Un amore rispettoso dell’altro che è appunto altro da me, non un
oggetto da chiuderei gabbia, per quanto dorata essa sia. E sappiamo che
l’educazione ha tempi lunghi e che tocca
a noi donne.
Le opere
scelte dal soprano, composte in momenti diversi della nostra storia, ci hanno
aiutato a non perdere quel senso del vissuto, quel senso del tempo e
della storia che oggi va sempre di più scomparendo.
Il
presidente Fausto Gallo, nel dare il saluto ai rappresentanti delle istituzione
e delle associazioni e a tutti i
presenti, ha ricordato i prossimi impegni
del Centro: la presenza a Cetraro della sciarpa della pace domenica 19 marzo e
il 10 giugno la gita sul monte Pollino.
L’intervento
del vicesindaco Fabio Angilica, che ha rivolto calorosi auguri a tutte le donne
presenti, è stato impreziosito dalla
citazione di una celebre terzina dantesca che gli ha dato l’opportunità di
sottolineare l’importante ruolo della donna che è soprattutto madre e
mediatrice tra la Terra e il Cielo.
“Donna,
se’ tanto grande e tanto vali,/ che qual vuol grazia e a te non ricorre/ sua
disianza vuol volar sanz’ali”.
A conclusione della serata la più piccola delle donne
presenti Maria Carmen Avolio ha offerto un omaggio floreale al soprano.
A Rosa Antonuccio ed al maestro Galimi va il sentito grazie
di tutto il Centro.
Rosa
Randazzo
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