Caro Gaetano,
ho lavorato intensamente fino a
pochi minuti fa e, come ti avevo anticipato, per via di questi miei gravosi
impegni di lavoro, non ancora portati a conclusione, non mi è possibile
intervenire personalmente alla manifestazione del sedicesimo “Premio Losardo”,
alla quale mi avevi, come sempre, cortesemente e amabilmente invitato.
Non rinuncerò a farti avere, come
da tua richiesta e come ti ho promesso, almeno un mio messaggio di saluto ai
presenti.
Ai quali risparmierò di rivolgere
un pesante e lungo “sermone” (e non avrei neppure titolo per farlo), cosicché
esonererò anche te dal dover intervenire (in punta di forbice o, peggio ancora,
a colpi d'accetta), per riportare la lettura che vorrai dare delle mie
esternazioni entro dimensioni accettabili ed adeguate ai tempi della serata da
te organizzata.
Oltretutto credo che in generale
non sia tempo di “sermoni”, ma è tempo di iniziative e manifestazioni concrete.
Permettimi allora di chiedere al
tuo pubblico di alzarsi in piedi e di rivolgere un pensiero di commossa
solidarietà ai familiari del giovane sindacalista Soumayla Sacko, venuto dal
Mali per lavorare nelle nostre campagne e ammazzato a colpi di fucile, mentre
stava aiutando suoi compagni di lavoro a vivere in maniera appena decente!
Permettimi, ancora, di esprimere la mia solidarietà al sindaco di Riace, Mimmo
Lucano “Capatosta”, che sebbene inquisito continua ad occuparsi dei migranti,
con iniziative meritorie di accoglienza ed integrazione, che hanno contrastato
sul piano concreto le 'ndrine che in Calabria si arricchiscono sulle loro
spalle! Permettimi di dire che non comprendo perché ci si dilanii tra alcuni
che dicono che bisogna accogliere degnamente le centinaia di persone, che
fuggono dalla disperazione delle guerre (alcune delle quali foraggiate anche da
noi o sostenute dalla nostra industria bellica) e della miseria (di cui sono
responsabili anche le politiche predatorie di alcune aziende “made in italy”),
altri che sostengono che invece occorre aiutare i migranti a casa loro ed altri
ancora che dicono che i migrati che arrivano devono essere equamente
distribuiti tra tutti i paesi dell'Unione europea.
Né comprendo perché si
disputi tra chi giustamente teme che la gente che arriva nei barconi sia
abbandonata a se stessa o risospinta nei lager libici dai quali fugge e chi
altrettanto giustamente dice che bisogna combattere i criminali scafisti, che
lucrano sul traffico dei migranti; o ancora tra chi invoca la mano pesante
nei confronti degli approfittatori (tipo “mafia capitale”, per intenderci) e
vuole fare fuori le false ong che operano come vicescafisti e chi vuole che sia
data una mano a quelle benemerite organizzazioni, che aiutano ogni giorno a
salvare vite umane. Perché su queste cose ci si divide, invece di assumerle
come obiettivi di una unica politica, tesa ad assicurare la vita e la dignità
di tutti?
Permettimi infine (e chiudo
davvero) di chiedermi anche - in queste ore nelle quali la nave Aquarius è
ancora in navigazione in attesa di sbarcare in un porto sicuro il suo carico di
sofferenze – perché mai dobbiamo assistere in questa vecchissima Europa al
rimpallo delle responsabilità e delle accuse reciproche tra i vari premier di
stati e nazioni (Italia, Malta, Francia, Spagna, Austria, Germania, Ungheria e
via dicendo), senza che a nessuno venga in mente di rialzare come una bandiera
il grido di sdegno con il quale Don Milani, rivolgendosi ai cappellani
militari, esecrava i nazionalismi: <<Se voi però avete diritto di dividere il
mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho
Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un
lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri
i miei stranieri.>>
A tutti un caro
saluto.
Raffaele
Losardo