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giovedì 18 aprile 2019
martedì 9 aprile 2019
lunedì 8 aprile 2019
A chi la tocca la tocca. Mafia e trasfigurazione della realtà
Il filo conduttore al percorso narrativo del racconto “A chi
la tocca la tocca" di Gaetano Bencivinni, politico e letterato entusiasta,
è costituito da un fatto di cronaca – un delitto mafioso rimasto impunito –
artisticamente trasfigurato ma possibile nella sua crudezza esemplificatrice di
un comportamento di stampo mafioso, ahinoi ancora diffuso. Il racconto tuttavia
è di fantasia, come avverte con convinzione l’autore, che ribadisce la
trasfigurazione dei fatti anche quando appaiono veri. Da buon letterato,
Gaetano Bencivinni impreziosisce il suo racconto con richiami letterari di
livello: quelli mutuati da Calvino, Sciascia, Joyce, Kafka, Omero, Dante sono
alcune delle pietre incastonate nel mosaico noir dell’autore.
Rosaria Barone
martedì 2 aprile 2019
Un delitto mafioso tra fantasticherie diaboliche e immagini apocalittiche
Tra
fantasticherie diaboliche e immagini apocalittiche si svolge il racconto “A chi
la tocca la tocca" di Gaetano Bencivinni, raffinato letterato, presidente
del premio internazionale Giannino Losardo, da sempre in prima fila nella lotta
alla 'ndrangheta. Un racconto di fantasia che narra di un delitto mafioso
avvenuto a Pentesilea, una città invisibile in cui per anni si sono verificati
incresciosi episodi malavitosi. Una narrazione da includere nella categoria
dello humor nero, da leggere d'un fiato, senza respiro, non perché sia un
incubo ma perché si entra in un dramma che ha il sapore della tragedia antica.
Un racconto satirico – allegorico che narra di episodi demoniaci. La tecnica di
trasfigurazione artistica adottata da Bencivinni trasforma il fatto di cronaca,
costituito da un delitto mafioso rimasto impunito e che fa da filo conduttore
al percorso narrativo, in un fatto possibile, che può avvenire in un luogo
qualsiasi, secondo il classico modo di procede mafioso: affari illeciti,
minacce, violenze, omertà e impunità. <<Se qualcuno crede di individuare
fatti o personaggi reali - ha precisato l’autore- lo avverto che non ho inteso
scrivere un saggio, ma ho voluto semplicemente costruire un racconto di
fantasia. Pertanto, ogni eventuale riferimento a persone o a fatti va
considerato assolutamente casuale, anche se va aggiunto che il dilemma tra
finzione e realtà rimane sempre irrisolto e che i fatti, anche quando sembrano
veri, in realtà diventano un’altra cosa, perché sono deformati dalla
trasfigurazione. I fatti sfumano nell’invisibile e si trasformano in
simboli>>. Il messaggio che l’autore trasmette comunque è abbastanza chiaro:
la mafia cresce quando basa le sue radici sulla politica e sullo Stato, va in
declino quando viene aggredita dai valori della libertà e della democrazia.
Lusinghiero è il giudizio che lo scrittore bolognese, di origine cetrarese,
Enzo Pellegrino, ha espresso su questa fatica letteraria di Bencivinni.
<<Il corredo letterario che Bencivinni utilizza è quello dei grandi
scrittori che da sempre hanno "scavato" nell'animo umano, sondato
"il cuore di tenebra" in cui s'annida il male dell'uomo. L' oscuro
"kakòn", il male assoluto, insomma che manda in paranoia una comunità
nell'asservimento alla prepotenza e alla violenza sperando di ricavarne
benefici che non ottiene>>. Paesaggi mozzafiato, voce oscura e profonda
del mare e bellezze naturali pesantemente sfregiate dalla malvagità e dalla
morsa diabolica che tutto distrugge, spargendo il morbo pestifero in comunità
tradizionalmente sane. Notevoli i richiami letterari di cui l’autore si avvale:
da Omero a Dante Alighieri, da Bulgàkov a Dostoevskij, da Joyce, a Kafka, da
Italo Calvano a Leonardo Sciascia.
Tiziana Ruffo
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