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domenica 21 dicembre 2014

La scheggia nelle carni

Un peccato non espiato, una colpa che rode come un tarlo, un atto di vigliaccheria che pesa come un macigno sulla coscienza di Amir, protagonista del romanzo Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini.
Accovacciato dietro un muro d’argilla mezzo diroccato, Amir sbircia di nascosto il vicolo deserto lungo il torrente ghiacciato dove il piccolo amico Hassan viene stuprato dall’arrogante ragazzotto Assef, che lo punisce così per essersi rifiutato di consegnargli l’aquilone azzurro, vessillo del vincitore, che Hassan ha ritrovato per consegnarlo all’amico Amir, vincitore della gara degli aquiloni, tenutasi a Kabul.
Amir non interviene in difesa di Hassan e comportandosi da vigliacco, scappa via e finge di ignorare di aver assistito a quanto è avvenuto.
Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente e condiziona l’esistenza di Amir che, divenuto uno scrittore in California, ritorna dopo 26 anni in Afghanistan per espiare il suo peccato. Lì tra mille vicende ritrova il piccolo Sorhab, figlio  di hassan, assassinato dai Talebani. Lo adotta e lo porta con sé a San Francisco.
Il romanzo, ambientato in Afghanistan, Pakistan e California tra il 1975 e il 2002, è pervaso dal senso di colpa del protagonista, che attraversa tutta la narrazione e ripropone la questione del rapporto tra passato e presente, tra infanzia e maturità.
Il tema del peccato non espiato, della colpa commessa che perseguita per l’intera esistenza, è già presente in numerose opere letterarie. Basti pensare al romanzo Lord Jim di Joseph Conrad. Anche in questo caso la trama del romanzo è alimentata da quel “salto maledetto”, da quell’atto di vigliaccheria che Lord Jim compie, saltando in una scialuppa, mentre la sua nave affonda con tutti i passeggeri.
Il tarlo della colpa attraversa anche Efix,  il protagonista del romanzo di Grazia Deledda Canne al vento.
Insomma, generalizzando, si può dire che la maledizione di Caino rode la coscienza dell’umanità, che porta dentro di sé la colpa come una “ scheggia nelle carni”, per usare una espressione cara al filosofo Soren Kierkegaard.


Gaetano Bencivinni

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