Non mi piace. Questa lettera non mi piace. Una lettera anonima,
che il postino di un piccolo centro siciliano consegna al farmacista Manno, che
da lì a poco, insieme al medico Roscio, sarà assassinato, in una battuta di
caccia.
Inizia così il breve romanzo A ciascuno il suo di Leonardo
Sciascia, che ha come protagonista il professor Laurana, un ingenuo
intellettuale di provincia, finito in una zolfara, assassinato da un sicario
del notabile Rosello, per essersi impicciato di fatti che non lo riguardavano
direttamente.
Con uno stile asciutto, efficace ed essenziale l’autore offre al
lettore uno spaccato significativo della Sicilia degli anni Sessanta.
Una nave corsara, la Sicilia dell’epoca, destinata, come afferma
il pazzo don Benito, a naufragare con il suo Gattopardo, con i colori di
Guttuso, con gli scrittori, con i pezzi da novanta, con le arance e con i
cadaveri nella stiva.
Il romanzo ha il merito di mantenere viva l’attenzione del
lettore, avvinto dal fascino del giallo, arricchito da profonde riflessioni su
tematiche particolarmente coinvolgenti ed interessanti.
Il protagonista è il simbolo del cittadino onesto che in Sicilia
ha l’ambizione di occuparsi di quello che avviene intorno a sé, pur sapendo che
certe verità scottanti è preferibile evitarle.
A proposito di Laurana, a conclusione del romanzo, don Luigi,
personaggio minore, liquida il caso con l’espressione: era un cretino. Una
espressione significativa che rivela la mentalità di ambienti, fortemente
impregnati di cultura mafiosa, in cui l’imperativo categorico è quello di farsi
i fatti propri.
C’è pessimismo. C’è il fallimento della ragione. C’è la sconfitta
della Giustizia. C’è il trionfo del notabile Rosello, amico del deputato Avello
e del delinquente Rafanà.
Gaetano Bencivinni
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