L’artista è sedotto dalla normalità, da cui però è respinto. Costretto a percorrere l’angusto sentiero della solitudine, racconta la vita, costruisce utopie, si aggrappa ai sogni, naviga nel mondo delle illusioni, dà voce al dolore e alla gioia, acchiappa i bagliori della bellezza, che custodisce nel luccicante scrigno dell’arte.
Normale o eccezionale, ripetitivo o creativo,
mediocre o geniale, consueto o insolito, banale o straordinario.
Come dice Luigi Pirandello, la vita si vive o
si racconta.
L’artista, rinchiuso nello spazio magico
dello spirito, ascolta, come un novello Ulisse, il canto delle sirene, che
narrano il mistero della vita e della morte.
O si ascoltano le sirene, restando legati a
un palo, o si rema nel silenzio della normalità, restando con le orecchie
turate.
Nel romanzo Tonio Kroger, lo scrittore
tedesco Thomas Mann descrive il paradosso dell’artista, respinto dalla
normalità da cui è attratto, dedito alla ricerca della bellezza e della verità,
impegnato a scandagliare i segreti dello spirito e a percorrere le strade
insolite della genialità artistica.
Respinto dalla quotidiana banalità
dell’esistenza, l’artista trasfigura la realtà e costruisce un mondo fittizio
dove albergano emozioni e personaggi, dove si intreccia la trama narrativa di
chi osserva il mondo da cui però è escluso.
Nel romanzo Martin Eden di Jack London, il protagonista, dopo aver
riversato tutta la sua creatività nella produzione artistica, avverte il vuoto
della vita e decide di annegare nelle tenebre marine.
Bisogna uscire dall’angusta sfera della
quotidianità, per scoprire nell’evanescente mondo dell’inutile il messaggio
profondo del miracolo della vita, che si annida nelle pieghe nascoste della
realtà circostante, che spesso abbaglia i comuni mortali e li esclude dagli
spazi dell’arte dove palpita la voce dell’eterno.
La parola, scandagliata e sviscerata,
trasmette suoni, messaggi, segnali che può cogliere soltanto chi naviga legato
ad un palo con le orecchie libere.
Gaetano
Bencivinni
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