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domenica 25 dicembre 2016

Natale al Centro…dei ricordi

Pubblico delle grandi serate al Centro Sociale Anziani di Cetraro in occasione del rituale scambio di auguri che si è tenuto giorno 22 dicembre. Tema della serata canti, immagini, animazione sull’onda dei ricordi.
La serata è cominciata con un momento di intensa commozione, quando il presidente Fausto Gallo ha ricordato il compianto Mario Antonuccio cui tanto stavano a cuore la serata ed il Centro.
Fausto Gallo nel dare il benvenuto a tutti i presenti ha ricordato quanto il Centro ha realizzato nel corso dell’ultimo anno: i pellegrinaggi a Cascia e a San Giovanni Rotondo, la gita sul basso Pollino, la serata dedicata al Ventennale de Il Sipario, la quinta edizione del Caffè letterario, la preparazione del mercatino solidale in occasione dell’anno giubilare che papa Francesco ha voluto dedicare alla misericordia del Padre celeste, fino alla serata appunto Natale al Centro…dei ricordi.
Vogliamo valorizzare le competenze e le attitudini dei nostri associati, ha detto il presidente, senza la presunzione di voler competere con altre associazioni. Intendiamo coinvolgere tutti gli associati promuovendo le attività più varie. Avviare un corso di ricamo, portare a termine il corso di taglio e cucito, organizzare uscite con mete vicine, per coinvolgere i più anziani, proporre la lettura di testi che suscitino l’interesse di tutti e, perché no, corsi di recitazione ed altro che dobbiamo inventarci.
Il presidente ha ricordato poi il servizio offerto a uomini di tutte le età che ogni pomeriggio si ritrovano al Centro per una partita a Tresette. Ha concluso il suo intervento ringraziando quanti si sono  prodigati per la riuscita della rituale serata di auguri. Nino Parise, che ha allestito le luci, i protagonisti della serata egregiamente guidati da Rudy Angilica, Pina Laino, Sarina Matta, Pina Mazzeo, Mario Volati che con le loro performance hanno commosso e coinvolto i presenti. La chitarra di Roberto Guaglianone ed il mandolino di Vincenzo Tripicchio, nu viecchiu pruvessuri i mandulinu, come lo ha definito Fausto Gallo, hanno accompagnato i vecchi canti e le nenie e fatto da sottofondo alla recitazione delle poesie sul Natale che Pina Laino ha ripreso dai quaderni dei suoi alunni. Poesie che sanno di calore familiare, di cose piccole, umili, di cibi poveri ma che danno calore e rallegrano il cuore.
Quanno nascette Ninno di  Sant'Alfonso Maria de' Liguori,  cantato da Pina Laino, Sarina Matta e Pina Mazzeo ha ricreato magicamente l’atmosfera natalizia pre- consumismo o, come ha detto papa Francesco, al Natale prima che il Natale fosse preso in ostaggio dalla mondanità.
La lettura di un articolo di Ciro Cosenza da parte di Rudy ha ricordato a tutti le tradizioni natalizie cetraresi, alcune scomparse, altre trasformate, alcune sopravvissute. A divuzioni‘i Santu Bomminu, la messa di Natale che a San Benedetto cominciava alle cinque del mattino, il suono dei  tamburelli che all’improvviso rompevano il silenzio della notte,  a nuttata dei giovani del paese…
Esilaranti, ma nello stesso tempo profonde e commoventi le scene di Natale in casa Cupiello che hanno fatto da contrappunto alle performance.
Momenti di vera commozione hanno suscitato le poesie di Mario Volati e soprattutto il ricordo di un Natale trascorso nel lontano e freddo Canada insieme al papà del nostro chitarrista Roberto. Il Natale triste e nostalgico di chi è lontano dalla propria terra.
Non sono mancate riflessioni sul senso vero della festa che ha visto il Signore condividere la nostra natura umana, sulle sue origini e trasformazioni.
Il tutto “tessuto” dall’abile regia di Rudy Angilica.
Un ricco e saporito buffet preparato dalle socie del centro, ha concluso la serata.


Rosa Randazzo

martedì 29 novembre 2016

Rilevante partecipazione al Caffè letterario




“La luminosità dell’amore squarcia il buio della  solitudine”. Lungo questo filo conduttore si è svolto il secondo appuntamento del Caffè letterario, organizzato  dal Centro anziani di Cetraro. Vecchiaia, solitudine, arte e follia al centro della conversazione letteraria, animata da Gaetano Bencivinni, che ha avuto come riferimento il romanzo “Di tutte le ricchezze” dello scrittore bolognese Stefano Benni. L’esposizione, supportata da sequenze scelte da Rosa Randazzo e proiettate da Fausto Gallo, presidente del Centro,  si è caratterizzata attraverso richiami letterari che hanno evidenziato le specificità narrative del romanzo, costituite dal fiabesco, dal narrato fantastico, dalla indagine accurata sul fenomeno  della solitudine, che spesso accompagna la vecchiaia. La serata è stata condotta da Osvaldo Tarsitano, membro del direttivo della associazione. Il 5 dicembre prossimo a chiudere i battenti della  V edizione del Caffè letterario sarà il critico d’arte Carlo Andreoli, che tratterà il tema: “Gli artisti calabresi a Roma”.
(www.radio1one.it)
Tiziana Ruffo

Di scena il romanzo "La zia marchesa"


sabato 26 novembre 2016

Gli amici del libro

È attiva la pagina Facebook Gli amici del libro a cura di Gaetano Bencivinni, Denise Grosso e Francesco Forestiero.
La pagina si occupa di romanzi, di saggi e di problemi culturali e sociali. Visitala e clicca mi piace.

giovedì 24 novembre 2016

I Centri anziani al Convegno sulle vaccinazioni

Il Centro anziani di Cetraro, insieme agli amici dei Centri di Cetraro Marina, di Guardia Piemontese, di Cosenza e Rende hanno partecipato, in data 14.11.2016, al convegno organizzato dal presidente regionale di Senior Italia Federanziani Calabria, tenutosi nella “sala oro” della Cittadella, sede regionale della Calabria a Germaneto di Catanzaro, sulla vaccinazione Antipneumococcica, La prevenzione salva la vita.                                                                                                                               
Ha introdotto e presentato i lavori la dott.ssa Brunella Stancato.                                                        
Sono intervenuti:Federica Roccisano, assessore lavoro, formazione politiche sociali Regione Calabria, Riccardo Fatarella, direttore dipartimento tutela della salute e politiche sociali Regione Calabria, Fabio Ferlito, responsabile di Area Senior Italia Federanziani, il dott. Sandro Giuffrida, dirigente dipartimento prevenzione ASP Regione Calabria che ha relazionato sulla “vaccinazione Antipneumococcica” nella sanità pubblica, il dott. Antonio Guerra, medico di Medicina Generale-Consigliere FIMMG Catanzaro che ha relazionato sul “ruolo di Medicina Generale nella strategia vaccinale Antipneumococcica”.
Da tutti gli interventi è emersa la necessità, oltre a quella obbligatoria per bambini e giovani, della vaccinazione di tutti i soggetti affetti da qualsiasi tipo di malattia e del ruolo determinante del medico di Medicina Generale nella pubblicizzazione dei benefici che essa certamente garantisce all’intera collettività, sia per la protezione di ogni singolo vaccinato, ma principalmente per la protezione dei più deboli, portatori di malattie più gravi e quindi più facilmente vulnerabili.
Il vaccino previene, protegge e non ha controindicazioni, come è emerso anche dal dibattito dei convegnisti, che hanno partecipato all’iniziativa.


 Osvaldo Tarsitano

mercoledì 23 novembre 2016

In pieno svolgimento il Caffè letterario

Procede con successo la V edizione  del  caffè letterario, organizzato dal Centro sociale  anziani di Cetraro. Massiccia partecipazione alla conversazione letteraria, animata da Gaetano Bencivinni, che ha illustrato gli aspetti significativi del romanzo “La zia marchesa” della scrittrice siciliana Simonetta Agnello Hornby. La serata, coordinata da Osvaldo Tarsitano, membro del direttivo del Centro, è stata introdotta da Sarina Matta, che ha letto il brano “La montagnaccia”  tratto dal romanzo della scrittrice siciliana.  L’esposizione  di Bencivinni è stata supportata da sequenze scelte da Rosa Randazzo e proiettate da Fausto Gallo, presidente del Centro. Il 28 novembre prossimo la seconda serata del caffè letterario sarà dedicata alla trattazione del romanzo di Stefano Benni “Di tutte le ricchezze”. Anche in questa occasione, la conversazione letteraria sarà condotta ed animata da Gaetano Bencivinni. Il Caffè  letterario si concluderà il 5 dicembre con l’intervento del critico d’arte  Carlo Andreoli, che si soffermerà sul tema “Gli artisti calabresi a Roma”.


Tiziana Ruffo (www.radio1one.it)  

domenica 20 novembre 2016

Al via il “Caffè letterario”

C’è grande attesa nell’ambiente culturale cetrarese per l’inizio, domani 21 novembre, della quinta edizione de “Il Caffè Letterario” presso il locale centro sociale anziani, di cui è presidente Fausto Gallo. In vista di questo interessante evento, il professor Gaetano Bencivinni, uno dei principali promotori e protagonisti dello stesso, mette in luce le peculiarità dei testi che saranno, di volta in volta, presentati. L’evento, che sarà articolato in tre appuntamenti, diventati ormai tradizionali per gli appassionati di letteratura di Cetraro e dei paesi vicini, prenderà il via domani a partire dalle 18, con una relazione che Gaetano Bencivinni terrà sul romanzo “La zia marchesa”, della scrittrice siciliana Simonetta Agnello Hornby. In questa quinta edizione del Caffè letterario i temi che saranno oggetto del primo confronto culturale riguardano la diversità, il rapporto tra genitori e figli nelle famiglie aristocratiche siciliane di fine Ottocento, il rapporto tra l’aristocrazia nobiliare e i campieri mafiosi dell’Italia post-unitaria. Il secondo appuntamento previsto per il 28 novembre, sempre alle 18 sarà nuovamente da Gaetano Bencivinni intervenendo sul romanzo “Di tutte le ricchezze”, di Stefano Benni, attraverso il quale sarà focalizzata l’attenzione sui temi della vecchiaia e della solitudine nella società contemporanea. Sarà il critico d’arte Carlo Andreoli a chiudere la quinta edizione del Caffè letterario, il 5 dicembre, parlando degli artisti calabresi a Roma. In particolare, in merito al primo volume oggetto della discussione del Caffè Letterario, “La marchesa con i capelli rossi”, di Simonetta Agnello Hornby, il professor Bencivinni ha messo in evidenza: “L’aristocrazia nobiliare siciliana, aggrappata ai privilegi feudali, legata a filo doppio alla questione vitale delle eredità e dei matrimoni di convenienza, occupa un ruolo centrale nel romanzo “La zia marchesa” della scrittrice Simonetta Agnello Hornby. L’adesione dei picciotti ai garibaldini, il rapporto tra nobili e mafiosi, la rivolta popolare del Sette e mezzo a Palermo, l’accaparramento dei beni confiscati alla Chiesa, lo splendore della nobiltà palermitana sino ai Fasci siciliani fanno da cornice storica alle vicende della nobile famiglia dei Safanita, di cui Costanza, la marchesa con i capelli rossi, è la protagonista principale. Matrimoni tra consanguinei, figli bastardi, diverbi inconciliabili tra fratelli per l’eredità, rotture definitive tra parenti per motivi di interesse. E poi il tormentato rapporto sentimentale tra Costanza e il marchese Pietro Patella Sabbiamena, i perversi intrighi della serva Rura, gli efficaci dialoghi tra il cocchiere don Paolo Mercurio e l’amico Gaspare Quagliata, lo scandaloso amore tra il primogenito Stefano Safanita e la popolana Filomena Carcarazzo, che darà vita a contrasti insanabili con conseguenze anche tragiche per i contrasti mafiosi tra i Carcarazzo e la cosca dei Tignuso, fedele ai Safanita. La narrazione procede con un linguaggio efficace, ricco di espressioni dialettali, che fanno da tessitura al romanzo anche attraverso proverbi e modi di dire siciliani, utilizzati come bussola e chiave di lettura in ogni capitolo”. “L’espediente letterario utilizzato dalla scrittrice - ha, infine, spiegato il professor Bencivinni - è il racconto della balia Amalia Cuffaro alla nipote invalida Pinuccia Berice in una grotta della Montagnaccia, dove si rifugia la balia di Costanza, licenziata dal barone Giacomo dopo la prematura morte della marchesa con i capelli rossi, avvenuta all’età di 36 anni”. Subito dopo, in merito, invece, al romanzo “Di tutte le ricchezze”, di Stefano Benni, che focalizzata l’attenzione sui temi della vecchiaia e della solitudine nella società contemporanea, il professor Gaetano Bencivinni, intitolando il suo commento “Il buio della solitudine” - ha rilevato come in questo libro “La vita scorra in un cerchio dorato, avvolto dal buio, talora squarciato dalla fioca fiammella di una candela. Vecchiaia e solitudine, Arte e follia, sogni e leggende si intrecciano nel delicato romanzo “Di tutte le ricchezze”, di Stefano Benni, che ha come protagonista Martin, un vecchio professore in pensione. A Borgo Cornio, in un clima fiabesco e fortemente simbolico, Martin vive da solo, parla con il suo grosso cane nero e con gli animali del bosco, si occupa di poesia giocosa, scrive saggi sul poeta pazzo Domenico Rispoli detto il Catena, morto in manicomio in circostanze misteriose. La leggenda di Adele, una bionda fanciulla scomparsa, anche lei in modo misterioso, nelle gelide acque del lago. La bizzarra vecchia Berenice, che ascolta le voci del muro e svela i segreti del Borgo al professore. Le poesie del Catena, l’autoritratto del poeta, la mostra d’Arte e le accese polemiche con i critici cialtroni. L’interlocuzione immaginaria di Martin con gli animali del bosco, ricca di riflessioni sul senso della vita e sui problemi del mondo. L’esplicito richiamo letterario al romanzo di Fedor Dostojevskij “Notti bianche” conferisce un fascino speciale alla protagonista femminile, Michelle, attrice e ballerina, che arriva a Borgo Cornio con il compagno Aldo, mediocre pittore e mercante d’Arte. Prendono in fitto un casolare azzurro in prossimità dell’abitazione di Martin. Presto però litigano e si separano. La gradevole gita al lago, il valzer indimenticabile nella festa del Borgo, i colloqui con delicati sentimenti, con nobile amicizia, con scambio di segreti. Un casto incontro di due solitudini. Michelle, come fa Nastenka con l’artista solitario di San Pietroburgo, regala al vecchio professore lampi di bellezza giovanile, che accendono in Martin la voglia di apprezzare le scintille delle cose belle, che illuminano la vita e squarciano il buio della solitudine”.

Clelia Rovale( Da www.cosenzainforma.it)

martedì 15 novembre 2016

Il sapore delle parole

È attiva la pagina Facebook il sapore delle parole a cura di Carmine Quercia e Gaetano Bencivinni. La pagina si occupa di cultura e di letteratura. Visitala e clicca mi piace.

domenica 6 novembre 2016

Caffè Letterario. Quinta edizione

Riprendono le conversazioni letterarie, organizzate dal Centro sociale anziani di Cetraro, nell’ambito del Caffè Letterario, ormai giunto alla quinta edizione.
Il 21 novembre alle ore 18.00 nella sede del Centro Gaetano Bencivinni si soffermerà sul romanzo La zia marchesa della scrittrice siciliana Simonetta Agnello Hornby.
I principali temi che saranno oggetto del confronto culturale riguardano la diversità, il rapporto tra genitori e figli nelle famiglie aristocratiche siciliane di fine Ottocento, il rapporto tra l’aristocrazia nobiliare e i campieri mafiosi dell’Italia post unitaria.
Il 28 novembre alle ore 18.00 Gaetano Bencivinni animerà la conversazione sul romanzo di Stefano Benni Di tutte le ricchezze.
I riflettori saranno puntati sui temi della vecchiaia e della solitudine nella società contemporanea.
Il 5 dicembre alle ore 18.00 chiuderà l’edizione il critico d’arte Carlo Andreoli, che parlerà degli artisti calabresi a Roma.  

venerdì 30 settembre 2016

A zonzo tra passato e presente, tra Storia e costume

Presentazione del volume di Ciro Cosenza Dai salotti della Riviera alcune pagine di Storia.


Prima di cominciare voglio ringraziare  il prof. Ciro Cosenza per il suo lavoro di studio e di ricerca effettuato nel corso di tutta la sua vita,  i cui risultati ha condiviso con varie generazioni di studiosi e di semplici lettori, spinto dall’urgenza della condivisione che è propria del docente e dello studioso che desidera ardentemente che il frutto delle sue fatiche sia fecondo…

Con questo suo ultimo volume Dai salotti della Riviera alcune pagine di Storia lo vediamo gironzolare tra le bancarelle per collezionisti, scrutare nei cassetti di vecchie scrivanie, ficcarsi in vecchie soffitte, frugare nella memoria e scrivere…
Quando ho cominciato a leggere il testo mi è venuto in mente un libro di I. Calvino “Il castello dei destini incrociati”. Calvino ha adoperato i tarocchi come una macchina narrativa. L’idea gli era stata data dal semiologo Paolo Fabbri  nel corso di un seminario internazionale sulle strutture del racconto nel luglio 1968. L’autore disponeva i tarocchi in modo che si presentassero come scene successive di un racconto pittografico. Quando le carte, affiancate a caso, gli davano una storia in cui riconosceva un senso, si metteva a scriverla.

Il procedimento di Ciro Cosenza nel redigere questo volume  mi è parso analogo. Quando per caso, o perché li ha ricercati, trova segni della Storia, documenti, narra una pagina di storia nazionale e la intreccia con la storia locale. O meglio narra una pagina di storia locale strettamente intrecciata alla storia nazionale.
Quella storia che non troviamo nei manuali, quella che dice del dolore, della passione, della paura, dei gesti eroici di uomini e donne di casa nostra,della vita dei piccoli nei momenti significativi della storia. L’autore segue il percorso della memoria, va a zonzo tra passato e presente, tra ieri, oggi e domani. Tra Storia e costume. Chiaramente Calvino racconta attraverso figure variamente interpretabili, Cosenza invece basa il suo narrato su documenti univocamente interpretabili.

Il volume è diviso in cinque sezioni. Va dal Risorgimento all’Italia divenuta repubblicana fino al referendum sul divorzio.
Tutte le sezioni sono titolate. Le prime due hanno un titolo che pone una domanda, stimola alla riflessione.
Il professore ci spiegherà poi il perché dell’uso dell’imperfetto nel titolo della prima parte “ Ricordi di un’epoca che chiamavamo Risorgimento”. Perché l’uso dell’imperfetto? Dà un valore epico al racconto di un’epoca gloriosa della nostra storia o nasconde un pizzico di rammarico? Rammarico per il fatto che nelle scuole non si studia più in maniera approfondita questa importante porzione della nostra storia o,  come dirà nel prosieguo del testo per quei discutibili processi revisionisti del nostro Risorgimento ? Leggendo la riflessione che chiude la prima sezione  mi sembra di aver risolto il dilemma. Si tratta di rammarico. Infatti allorquando l’autore si trova di fronte all’albero su cui si era appoggiato Garibaldi, quando fu ferito a Gambarie,dice commosso: “I luoghi parlano da soli e almeno loro raccontano la Storia”.
           
E’ con commozione che ho letto episodi “inediti” di storia locale. 
L’input al racconto, sempre coinvolgente, lo dà un documento scovato per caso quando era ancora un ragazzo. Si tratta di uno scritto inedito e autografo di Giuseppe Mazzini, che si trova in casa di Giuseppe Ricucci.  Un memoranda a stampa datato Londra 17 dicembre 1858. Tutto da interpretare. Ce ne parlerà l’autore stesso.
A Longobardi in casa di don Ciccio Miceli, ben esposta in una teca, il papà nota una giubba rossa. E’ la giubba del garibaldino lo zio di don Ciccio,  Luigi Miceli, uno dei Mille. Ne ha parlato in casa e al piccolo Ciro il racconto rimane impresso.
E’ l’input per riportare l’intervento del Miceli alla Camera in cui denuncia gli eccessi inescusabili della repressione …che rendevano il brigantaggio  perenne e sempre più feroce. Poi con la memoria l’autore va al Gianicolo dove passa in rassegna le erme dei personaggi che hanno lottato per la Repubblica romana .
In un salotto di Diamante ritrova la giubba rossa di Arcangelo Caselli, con i gradi di colore verde ai polsi. Questi da ufficiale, partecipò alla battaglia sul Volturno e, studente a Napoli, al passaggio della carrozza di Ferdinando II si parò in mezzo alla strada e gridò : Abbasso i Borboni! Viva Vittorio Emanuele re d’Italia!
Di lì a qualche giorno a Diamante, mentre era in corso una seduta del Decurionato, piombò nella sala e, afferrato il busto di Ferdinando II, lo scagliò dal balcone gridando : Viva l’Italia! Viva Garibaldi!
Mentre parla del Caselli dà circostanziate informazioni sulla fondazione di Diamante, sulla storia della famiglia Caselli, sull’economia in Calabria in età spagnola.
Ricorda Giuseppe Mistorni nato a belvedere nel 1813, era accanto a don Luigi Rubino, prete stravagante e temerario, che si  apprestò ad abbattere gli emblemi della monarchia borbonica. Nel corso dei  moti del ’48  partecipò al rapimento e al successivo sequestro degli impiegati del telegrafo di Paola per interrompere le comunicazioni con Roma. Abbatté la  statua di Ferdinando II che troneggiava nella piazza di Buonvicino.
 Quando i moti furono repressi subì un durissimo processo con questa imputazione: attentato contro la sicurezza interna dello Stato, organizzazione di banda armata e e oltraggio nei confronti di S.E. Ferdinando di Borbone
Pagò il suo impegno di patriota con una condanna a morte, commutata poi in trenta anni di carcere duro. Liberato dall’armata garibaldina nel ’60, non tornò dalla sua famiglia, ma partecipò alla battaglia sul Volturno. Solo dopo ritornò a casa.


Gli episodi si susseguono attaccati l’uno  all’altro come le tessere nel gioco del Domino.
Allora apprendiamo che Agesilao Milano, che attentò alla vita del “re Bomba”, era calabrese di San Demetrio Corone e che frequentava il Collegio Santo Adriano in cui si formò il nerbo del ribellismo calabrese.
Queste storie ci commuovono e ci rendono orgogliosi delle nostre radici. “L’orgoglio per le proprie radici è il primo passo verso il riscatto ed il progresso”(Gabriele Petrone). Inoltre contribuiscono non poco a sfatare, qualora ce ne fosse ancora bisogno, lo stereotipo che volle porre la Calabria ai margini della Storia.

Racconto per richiami, abbiamo detto. Infatti, nonostante ci sia una sezione apposita che parla dell’Italia postunitaria,  a proposito del dono fattogli da una collega, otto numeri de L’amico della libertà pubblicato dal 10 ottobre del 1860 al 19 dicembre dello stesso anno, parla del brigantaggio, delle sue origine e caratteristiche e racconta un episodio di “brigantaggio comune”, direi ,che si consumò a Cetraro nel palazzo Ricucci.

Il titolo della seconda sezione Accadde nell’Italia( o nell’Italietta?) postunitaria impone una riflessione sugli eventi che seguirono la grande guerra. Riflessioni e puntualizzazioni che l’autore non risparmia col suo linguaggio simpaticamente ironico.
Una frase topica questa che ci introduce nell’Italia degli anni Venti, nella Riviera dei cedri di quegli anni.
Allora leggiamo della disputa elettorale a Diamante del novembre del 1923 tra fascisti e nazionalisti , e, facendo un salto di 30 anni, della disputa elettorale a Cetraro negli anni Cinquanta,  tra democristiani, social comunisti e aderenti al partito di Achille Lauro.
L’occasione? Due vessilli. Uno stendardo di raso azzurro trovato a Diamante e una bandiera tricolore, con al centro lo stemma dei Savoia che si trovava nel salotto di casa Occhiuzzi a Cetraro.

Il racconto è interrotto da pagine di costume che rendono più completo il quadro storico e ci restituiscono il senso della storia fatta non solo da guerre e battaglie politiche ma dalle canzoni, dal modo di scrivere, di sognare, parlare e credere di persone comuni…..
Una di queste pagine risale al 29 luglio 1913. E’una “preziosissima testimonianza” del Liberty. Un grosso quaderno di ricordi della zia Concettina Cosenza. Un quaderno su cui amici, parenti, professori e semplici conoscenze  vergarono, di proprio pugno pensieri e ricordi. Ricordi che l’accompagnarono per tutta la sua vita.
Leggo un pensiero del 3 giugno 1913 di Giuseppina Levato, una compagna di collegio: La tua anima non sia mai intristita dal gelido soffio dell’inganno; posa ella incontrare sul su cammino l’affetto caldo e sincero di un’amica gentile, l’amicizia calda, sincera, imperitura.
Ce ne sono tanti altri scritti dalle amiche del collegio, da conoscenti. Tutti utilizzano lo stesso linguaggio formale, solenne, ricercato, poetico talvolta. Certamente non si esprimevano così quando parlavano tra di loro. Evidentemente riconoscevano dignità al canale di comunicazione che utilizzavano, la carta, ed ai contenuti dei messaggi. Pensieri scritti per sfidare il tempo, perché rimanessero nel tempo a suggello di affetti amicali, parentali, fraterni.
Chiaramente questo documento molto significativo impone all’autore ed a noi che leggiamo, una riflessione sul modo di comunicare dei ragazzi di oggi.
Ancora adesso i ragazzi scrivono pensieri e messaggi nei loro diari di scuola, scrivono sms ed e mail... Utilizzano però, un linguaggio informale, rapido, veloce, cifrato, fatto di faccine per dire la gioia e il dolore, il sì e il no, di t. v. b., per dire ti voglio bene, eliminano vocali ed utilizzano abbreviazioni.
 Oggi i pensieri non sono scritti per sfidare il tempo e le parole non hanno più la loro anima, che è lieve e pesante, poesia e spada, graffio sulla roccia e fatica sulla  pergamena. Dice nonno Stregone protagonista del romanzo di Stefano Benni Pane e tempesta

Un altro stacco nel flusso del racconto storico è il capitoletto dedicato alla canzone degli anni Venti, Canzonette nella pace ritrovata. L’autore fa un excursus sui contenuti e sul senso che avevano per i reduci le canzonette di quegli anni: Vipera, Balocchi e profumi, Come pioveva … Canzonette che sono diventate parte integrante della nostra “memoria di italiani”. Le parole dei loro testi hanno influenzato la formazione del nostro gusto e hanno in qualche modo inciso sulle nostre stesse scelte linguistiche.(Tullio de Mauro)
E’ la canzone che in quegli anni esprime meglio i sentimenti, le paure, i sogni, la voglia di dimenticare. Dimenticare “di aver puntato il fucile e fatto fuoco, cito testualmente, e aver visto cadere non una sagoma, ma un altro essere umano. Allora si cantava No, le rose no…/ Non le voglio veder! Perché le rose rosse sui prati ricordano al reduce il sangue versato sui verdi altipiani da tanti ragazzi.
Le  parole di questa canzone sono state scritte da Mario, autore de La canzone del Piave.
Solo negli anni Trenta, quando si allontana il ricordo del sangue versato nella grande guerra, si canta invece“Portami tante rose….

Quello dell’autore è un narrato “a cascata”, per richiami, direi, ma sempre preciso, puntuale, circostanziato. Ogni documento, libro, oggetto citati sono descritti nei minimi particolari.
Così l’album della zia Concettina ha la dimensione di una grossa agenda, quasi un quadernone, di 54 pagine. Ha una copertina cartonata color verde scuro, con una fascia più chiara, quasi pisello, riservata al nome, che però manca. Sul primo foglio c’è invece dipinto, ad acquerello, un bouquet di margherite. Il disegno era firmato con un monogramma, formato da due C intrecciate.
A proposito del rapporto tra sport e Fascismo fa quasi una cronaca della partita in cui l’Italia ha vinto nel 1934 la coppa del modo. Racconta  tutto il campionato: goal, allenatori, giocatori, magliette delle varie squadre, non solo di quella italiana.
Descrive minuziosamente l’attestato di benemerenza che veniva dato a chi consegnava oro per la patria dopo la guerra di Etiopia. Una sorta di pergamena di cm.26x21.Dal vertice del foglio partivano,ad arco, due fronde di quercia che si riunivano in basso attorno allo stemma di casa Savoia. Incorniciavano una stampa che mostrava le matrone romane che offrivano i loro monili agli edili, per sostenere le spese di guerra. Nel mezzo, con caratteri d’oro c’era scritto:

PER LA GUERRA REDENTRICE
Alfredo Cosenza
DONO’ ORO ALLA PATRIA

Interessantissimi i capitoletti  dedicati alla descrizione dei quaderni in uso durante il Fascismo, alle cartoline datate 1914-1922 raccolte dalla madre in un album, ai fac-simile della campagna elettorale del 1948, al contesto in cui è nata la fortuna di Grand Hotel…
Sono tantissimi i documenti descritti in maniera così particolareggiata.

Alcune pagine raccontano momenti importanti della storia sono come un grande affresco .
16 agosto 1943. Arrivavano dalla marina il fragore degli scoppi e il bagliore dei fuochi delle case che bruciavano. L’anfiteatro dei monti Santo Iorio, Piano Zanche  Serre e Testa era letteralmente in fiamme…. in un silenzio attonito del cielo e di tutte le cose le fiamme dei razzi incandescenti svampavano… Tutto era chiaro, visibile, e distinto, gli alberi, i colli, le vie, i tetti, le facciate delle case…
In un angolo un bambino guarda attonito. Anche la Terra sembra partecipa del dolore dei luoghi. In quel momento infatti la Terra oscura la Luna che si trova in fase di piena. E’ in atto una eclissi. In un angolo del nostro affresco un ragazzo cerca di catturarne le fasi in un secchio d’acqua ed una vecchia annuncia tristi presagi.
Altro che l’asettico linguaggio dei manuali scolastici di Storia! Sono certa che con un libro così i nostri ragazzi comincerebbero ad amare la Storia.
Come non andare col pensiero a La fuga dall’Etna di Renato Guttuso, oggetto dell’ultimo Caffè letterario del Centro anziani!
Uomini e animali, stanati dai rifugi della notte, corrono,precipitano verso il basso. Ma non c’è disperazione in quegli uomini, in quelle donne, non c’è terrore nei bimbi. Vengono avanti con le loro azzurre falci, coi loro rossi buoi, i bianchi cavalli.
In quella notte del ’43, c’era soltanto il fuoco devastatore.
Segno di speranza il ragazzo che cerca di catturare la luna?

Il narrato declina in una prosa scorrevole, che ti tiene incollato alla pagina, l’amore per la sua terra, l’amore per la storia dell’autore. Egli fissa sulla carta  il suo mondo affettivo e sociale, perché non scorra via e sparisca. Perché solo la memoria, solo la scrittura lo può recuperare, solo il racconto, quella  filigrana d’un disegno così sottile  da sfuggire al morso delle termiti.
Vivono sotto i nostri occhi eventi di cui sono protagonisti personaggi  della sua famiglia e personaggi più o meno famosi che completano il quadro della nostra storia locale: Vincenzo Bianchi di Belmonte, Luigi Talamo, Eleonora Schettino, don Eugenio Occhiuzzi, cui recentemente la Pro loco ha dedicato una pubblicazione e intestato il  largo su cui si affaccia la sede, Bernardino Alimena, la signora Clarissa, il brigadiere Benvenuto…

Io mi fermo qui. Vi assicuro che è stato difficile scegliere tra le tantissime pagine di storia, costume, aneddoti, eventi storici, pagine di costume. Spero di aver suscitato in voi la voglia di leggerlo.

Rosa Randazzo 

lunedì 26 settembre 2016

Dai salotti della Riviera alcune pagine di storia




L’autore, spinto dall’amore per la storia e per la sua terra,  fruga nei cassetti di vecchie scrivanie, nelle soffitte, sulle bancarelle dei mercatini e affida alla scrittura un grande affresco di storia e costume dei luoghi della Riviera dei cedri nel periodo che va dal Risorgimento all’Italia divenuta repubblicana. 

Il suo narrato “a cascata” fissa sulla carta  il suo mondo affettivo e sociale, perché non scorra via e sparisca. Perché solo la memoria, solo la scrittura lo può recuperare, solo il racconto quella  filigrana d’un disegno così sottile così sottile da sfuggire al morso delle termiti.

Rosa Randazzo

mercoledì 20 luglio 2016

Cetraro. La partita contro le mafie deve essere vinta.


Tiziana Ruffo.
 “Ho ricevuto  tanti premi e riconoscimenti ma sapevo che questa serata sarebbe stata diversa dalle altre. Le emozioni sono forti”. Ha esordito così il saggista Isaia Sales a Cetraro nell’ambito della XIV edizione del Premio internazionale Giovanni Losardo, in cui gli  è stato conferito il “Cristo D’Argento” per la sezione Autori. Sales ripercorre gli anni tragici dell’assassinio di Losardo ,avvenuto il 21 giugno 1980. “In quegli anni,  erano stati ammazzati un sindacalista, il sindaco della mia città,  e poi Pio La Torre e  ancora  Losardo e Valarioti. Ho pensato  che potesse toccare anche a me, chi aveva  le nostre idee poteva essere ammazzato”.  Sales ha pronunciato queste parole nella splendida cornice di Palazzo del Trono, alla presenza  del sottosegretario alla Giustizia  Gennaro Migliore, e dell’on. Stefania Covello, che ha ribadito l’importanza della “battaglia, nel nome e in memoria di Giannino Losardo, che deve continuare con sempre maggiore forza e determinazione, in una colorazione stretta di tutte le istituzioni e i poteri dello Stato”. Erano presenti il consigliere regionale Giuseppe Aieta, il sindaco di Cetraro Angelo Aita e i magistrati Eugenio Facciolla e Domenico Fiordalisi. “Non abbiamo cambiato da allora  il nostro modo di agire – ha continuato  poi Sales, perché alla paura,  che è un sentimento individuale, abbiamo sostituito   il coraggio che è un sentimento collettivo” . Una platea attenta, formata da autorità istituzionali, esponenti  delle forze dell’ordine, magistrati, giornalisti, sindaci, parroci e tanti cittadini che hanno testimoniato con la loro presenza l’importanza del Premio.  Per la sezione giornalismo Arcangelo Badolati e Filippo Veltri hanno premiato Antonio Anastasi,   Alessia Candito e Giovanni Pastore. Il gabbiano d’oro è stato  assegnato al procuratore nazionale antimafia Franco Roberti e ritirato dal colonnello del carabinieri Fabio  Ottaviani.  “Mi sono chiesto – ha sottolineato ancora  Sales, visibilmente emozionato, - perché i violenti hanno successo, perché i fetenti hanno successo. Quando è morto  il boss di Pagani, il mio paese,   ci fu il manifesto di cordoglio al boss da parte  del parlamentare della zona. La messa la venne a dire il vescovo.  Quel boss era un assassino. Da allora ho cercato risposte a proposito del  rispetto che ricevono questi assassini”. Tutto questo Sales lo racconta anche sul suo  libro,  premiato  con la seguente motivazione: “A Isaia Sales per il volume “Storia dell’Italia mafiosa”. Con la  sua autorevolezza di saggista e studioso, unita al pluriennale impegno politico e civile, produce un lavoro minuzioso, frutto di anni  di ricerca, in cui l’autore riannoda con perizia i fili della storia d’Italia e fornisce  un’analisi colta, originale ed appassionante del fenomeno mafioso”. Se non si  ricordasse  un uomo come Losardo,   ha concluso Sales, che  città sarebbe? Teniamo in piede la partita con iniziative di questo tipo perché,  non servono a sconfiggere la mafia,  ma servono a far capire che la partita è aperta, che la gran parte della popolazione sta contro i mafiosi”. I mafiosi hanno vinto “perché sono stati funzionali agli interressi delle classi dirigenti. È questa la semplice verità.  C’è il boss del pesce e c’è Losardo, c’è la famiglia Pesce e c’è Valarioti , c’è Riina e c’è Falcone, c’è Provenzano e c’è Borsellino. Abbiamo mantenuta dunque  la partita aperta nel corso degli anni . Queste iniziative servono per ricordare gli eredi del partito di Losardo,  un partito antimafioso che continua  a fare le battaglie che faceva lui ”. Insomma un evento culturale ricco di spunti di riflessione, vibrante e coinvolgente. “Noi quella partita, tenuta aperta, la vogliamo vincere.  – Ha detto Facciolla, che nella sua prima operazione sul territorio ha demolito proprio  il simbolo dell’antistato costituito  dalla pescheria di Muto. - Quella partita non vogliamo più pareggiarla perché è un’offesa a chi ha pagato con la  vita le proprie idee”. Da ciò l’accorato  appello alle autorità politiche presenti. “Abbiamo bisogno di operare in maniera sinergica con il Ministero della giustizia – ha detto rivolgendosi  a Migliore-  che deve essere il nostro punto di riferimento”.  Un appello ribadito anche dal magistrato  Fiordalisi perché senza  una squadra attrezzata la partita non si vince. Senza   risorse  umane e senza  strumenti  adeguati non si può scendere in campo.  È stata ampia  e completa la disponibilità di Migliore:  “La nostra vicinanza dev’essere  garantita, ma occorrono  meccanismi all’interno dell’opinione pubblica  che devono alimentare il confronto sulla lotta alla criminalità organizzata. Noi dobbiamo essere la generazione dell’estinzione dei fenomeni mafiosi  per attuare la  lezione di tanti uomini e tante donne che hanno perso la vita per questo”. La serata è stata introdotta dall’attrice Elena Fazio da Gaetano Bencivinni,  presidente del laboratorio  Losardo.

lunedì 18 luglio 2016

Nuova Armonia RAI Senior

Il periodico Nuova Armonia Rai Senior parla del gemellaggio con il Centro Sociale Anziani di Cetraro e RAI Senior Calabria.

venerdì 24 giugno 2016

Cetraro, Cinema e Memoria

Al ricco mosaico delle attività culturali di Cetraro si aggiungono due importanti tessere: il libro del giornalista Pasquale Guaglianone Il baule della memoria. Nuovo Cinema Paradiso e Vecchio Cinema Calandra e la prima edizione del premio televisivo e cinematografico che porta lo stesso nome.
Memoria di un cinema, il cinema della famiglia Calandra, voluto dopo la seconda guerra mondiale da un gruppo di imprenditori e memoria di un’arte che è memoria e sogno, per dirla con Leonardo Sciascia. Il cinema Calandra, come ha detto l’assessore alla cultura Fabio Angilica,  ha aperto una finestra sul mondo ed è stato palcoscenico teatrale per i ragazzi del liceo classico Silvio Lopiano,  sito allora proprio di fronte al cinema Calandra.
Memoria di un sogno vissuto collettivamente e memoria di eventi, storie, volti racchiusi nel baule della memoria. Baule  che si apre al presente ed al futuro, come ha detto il giornalista nella conferenza stampa di presentazione delle due manifestazioni, che si è tenuta giorno 23  nella sala del Museo Civico sito in Palazzo del Trono.
Il premio, organizzato in collaborazione con il Comune di Cetraro, i Licei, l’associazione CASTER e l’associazione Terra Calabra si terrà il 30 e 31 agosto ed il 2 settembre. I primi due giorni saranno dedicati a tavoli tematici che vedranno la partecipazione di eminenti rappresentanti del Cinema e della televisione, il 2 le premiazioni. Le serate tematiche vedranno il contributo anche del regista calabrese Salvatore Lopiano, presente alla presentazione.
I premi in ceramica, prodotti dagli studenti del Liceo Artistico, saranno assegnati  per la sezione Cinema a Nello Scalza “Tromba del cinema italiano” come lo ha definito il maestro Ennio Morricone, per la sezione TV a RAI Italia. Il premio Terra Calabra sarà assegnato ad Alfonso Samengo  caporedattore della sede Rai Calabria.
L’idea del premio è piaciuta molto in Argentina, ha detto Guaglianone, “ambasciatore” di Cetraro in Sud America, tanto che verrà esportato a Mar del Plata, porto argentino sull’oceano, dove vive una nutrita comunità di Italiani. Lo ha detto compiaciuto, via Skype, Marcello Carrara, delegato comunale ai rapporti con le comunità.
Guaglianone ha ringraziato per la partecipazione alla presentazione Fausto Gallo, presidente del Centro Sociale Anziani,  e tutto il direttivo dell’associazione, attivamente impegnato, ha detto, sul versante della cultura.  La professoressa Marietta Gallo, socia del centro, ha espresso il compiacimento per le due iniziative, anche a nome della comunità cetrarese  tutta.
Vecchio Cinema Calandra e Nuovo Cinema Paradiso sono storia delle due comunità e storia di singole vite umane. Storia di Alfredo, Totò, Elena e storia di personaggi della vita di Cetraro  di quegli anni e di Pasquale Guaglianone che, ragazzino, portava le bobine da proiettare e leggeva la presentazione dei film.


Rosa Randazzo

mercoledì 25 maggio 2016

Isaia Sales a Cetraro


Storia dell’Italia mafiosa è un saggio originale che tratta la questione delle mafie senza scivolare nei classici luoghi comuni. E’ un affresco storico che ripercorre duecento anni di storia mafiosa dall’epoca borbonica ad oggi. E’ una lucida e profonda analisi del fenomeno malavitoso italiano, sviscerato in tutti gli aspetti: sociale, istituzionale, ideologico, economico ed organizzativo.
La mafia non è un fenomeno parassitario, ma è una organizzazione criminale che sa dove circola il denaro,  si fanno affari, ci sono spazi di potere da occupare, ci sono territori da controllare.
La mafia non cresce nella miseria e nell’arretratezza, anche se ne è la principale causa, ma si espande dove ci sono traffici lucrosi, facili profitti, forme di investimento di denaro più o meno lecite.
La mafia sa fare impresa, è dinamica, si rapporta con efficacia con le innovazioni, si adegua alle trasformazioni sociali, si intreccia con il potere politico, si inserisce nelle istituzioni, si appropria dei gangli vitali dell’economia, condiziona la vita sociale e produttiva.
Un fenomeno complesso, che Sales indaga con efficacia, fornendo ai lettori un quadro informativo completo sulla dinamica delle mafie in Italia.
Un testo importante che racconta in modo chiaro e coinvolgente la storia mafiosa d’Italia, mettendo a disposizione dei lettori e degli studiosi nuove categorie interpretative indispensabili per cogliere nuovi aspetti delle mafie, che nel corso degli anni si sono profondamente trasformate.
Il caso Losardo, gli undici omicidi impuniti, la storia della mafia di Cetraro e del territorio possono essere rivisitati alla luce dei nuovi modelli interpretativi proposti da Sales con la finalità di offrire un efficace materiale di formazione alle nuove generazioni, spesso esposte alle ammalianti sirene della mafia, che offre denaro, facili guadagni e rapide scalate nelle gerarchie malavitose e criminali.
Appuntamento dunque a Cetraro il 18 giungo alle ore 19.00 nel giardino di Palazzo del Trono per discutere con l’autore su queste specifiche tematiche nell’ambito della XIV edizione del Premio internazionale Giovanni Losardo, organizzata dall’omonimo Laboratorio sperimentale.


Gaetano Bencivinni

IPOTESI DI PROGRAMMAZIONE ANNO 2016

·       -  In giro per Cosenza vecchia con Carlo Andreoli,(16/03/2016)

·       -  IV  Edizione del Caffè Letterario: Letteratura e arte in Sicilia a cura di Gaetano Bencivinni e Carlo Andreoli(8-15-21-29 Aprile 2016)

·        - Gite sociali: Tropea – Pizzo, Costiera amalfitana, Parco del Pollino,Tortora e dintorni( 12 giugno), Cascia -Tolentino (26-27-giugno 2016), uscite domenicali di una sola giornata, Roma (Giubileo della misericordia), Siracusa (Chiesa di Santa Lucia), San Giovanni Rotondo (fine settembre)

·        - Festa dell’anziano presso il Santuario di Monteserra (03/07/2016)

·       - Torneo di briscola (ottobre)

·        - Corso di Taglio e cucito

·        - Mercatino della misericordia

·        - Attività culinarie

·        - Aspettando il Natale (concerto di musica lirica)

·        - Natale Anziani(22/12/2016)


Osvaldo Tarsitano

sabato 30 aprile 2016

Caffè letterario. L’arte pittorica di Antonello da Messina


Si è conclusa il 29 aprile, con un interessante intervento dell’architetto Carlo Andreoli sul tema “L’arte pittorica di Antonello da Messina”, la IV edizione del Caffè letterario, promossa e organizzato dal Centro sociale anziani di Cetraro. L’architetto Andreoli è già stato protagonista lo scorso 15 aprile di un altro apprezzato intervento sul tema “L’arte pittorica di Renato Guttuso”, incentrando, appunto, la sua relazione su uno degli artisti simbolo della Sicilia più autentica, le cui originali e affascinanti opere coniugano, come è noto, arte, impegno civile e battaglie politiche.
Da sottolineare, inoltre, che il relatore è un esperto del patrimonio artistico della nostra regione e da anni studia, in particolare, i beni artistici del Tirreno cosentino. Ha pubblicato saggi e monografie sull’argomento e collabora con riviste specializzate e siti web.
Gli altri due appuntamenti che hanno caratterizzato questa nuova edizione del Caffè letterario del Centro sociale anziani hanno, invece, avuto come protagonista il professor Gaetano Bencivinni, che ha, a sua volta, incentrato i suoi interventi sui libri “Bagheria” di Dacia Maraini e “L’olivo e l’olivastro” di Vincenzo Consolo.
Proprio a questo libro, nel quale l'autore rivisita, con linguaggio poetico e vibrante, il passato della sua terra, considerato uno dei punti più alti della narrativa consoliana, Gaetano Bencivinni ha recentemente dedicato una articolata nota, intitolata “Nostalgia di un esule siciliano”.
 “Il metaromanzo  L’olivo e l’olivastro dello scrittore siciliano Vincenzo Consolo - ha, infatti, scritto - ha come protagonista la Sicilia, crocevia di civiltà, terra di grandi scrittori ed artisti, teatro di drammi sociali, di fenomeni malavitosi, di corruzione, di morti ammazzati, di faccendieri, truffaldini e mafiosi. Un’isola, ricca di paesaggi splendidi, di beni artistici di pregio, di storie e di leggende, verso cui lo scrittore, emigrato a Milano, tende nostalgicamente le mani. Una narrazione, sorretta da un linguaggio poetico, vibrante, evocativo, antico e nuovo, che ha il merito di fornire al lettore immagini di una Sicilia avvolta nel mito e tuttavia segnata da oltraggi della natura e della storia. I terremoti di Gibellina, di Messina e di Noto, l’eruzione dell’Etna, il malgoverno e la negligenza delle classi dirigenti, l’emigrazione, l’inquinamento prodotto dalle raffinerie di Milazzo, Augusta e Gela, il dramma degli zolfatari, le manifestazioni e le lotte contadine. Una storia intrecciata di sofferenze, di ribellioni e di voglia di costruire il futuro. Tutto si svolge nella cornice ideale del viaggio mitico di Ulisse, simbolo dell’esule che tra le tempeste della vita non perde mai la voglia di tornare nella sua Itaca tra gli affetti familiari. Anche Consolo, così come aveva già fatto il grande scrittore Giovanni Verga, vive con nostalgia la sua lontananza dalla Sicilia, anche se non perde mai la voglia di rivisitare i luoghi dove ha trascorso la giovinezza. L’amarezza dello scrittore è che purtroppo l’olivastro, simbolo di barbarie e di selvatichezza, prevale sull’olivo, simbolo di civiltà, di cultura e di progresso”.

Clelia Rovale