L’influenza di Hume, il silenzio delle donne,
la Sicilia come mito sono i punti salienti del romanzo di Dacia Maraini La
lunga vita di Marianna Ucrìa.
L’influenza
di Hume
Un primo aspetto è quello che nel 18°
capitolo di La lunga vita di Marianna Ucrìa l’autrice affronta a proposito del
rapporto con il filosofo Hume. Lì c’è proprio la chiave filosofico-
interpretativa che sta alla base di una concezione complessiva che traspare
attraverso tutti i romanzi dell’autrice. Lì è chiaramente evidenziata la
convinzione che il nostro io sia un aggregato di impressioni, una massa
appercettiva che si forma attraverso una serie di esperienze che noi portiamo
sin dall’infanzia e che dà vita alla nostra personalità, che diventa anche
soggettività, memoria, ricordo, capacità di verificare impressioni collegate
tra loro da una connessione oggettiva regolare scientificamente controllabile.
Come è noto, Hume è un filosofo scettico, che
individua la coerenza interpretativa dell’esterno attraverso la nostra
interiorità.
Si tratta di una specifica funzione
ideologica che ciascuno di noi svolge, attraverso una categoria che è dentro di
noi e che ci consente di leggere e di interpretare la realtà circostante,
trasfigurandola, interpretandola alla luce della nostra specifica massa
appercettiva.
Questa categoria interiore è l’abitudine, che
diventa credenza, convenzione, residuo rigido, che chiude e impedisce la nostra
compiuta realizzazione, ma che allo stesso tempo può essere il filtro che ci
consente di rileggere e di rivedere attraverso questi fasci di appercezione,
che costituiscono la nostra personalità.
Credo che questo libro, scoperto per caso da
Marianna Ucrìa in biblioteca, lasciatole lì da un amico, un certo Grass, possa
essere importante per capire come questo personaggio del ‘700, particolarmente
moderno, viva drammaticamente il problema del femminismo, del ruolo della donna
nella società.
Ci troviamo in presenza di un personaggio
sordomuto, che ha avuto tale menomazione a causa della violenza carnale subita
da parte dello zio Pietro, a cui poi viene data in sposa all’età di tredici
anni dal padre, risolvendo così la questione tra uomini. Di queste vicende
infatti non bisognava parlare e non bisognava fare scandalo, secondo una buona
tradizione della cultura siciliana.
Il
silenzio delle donne
Il mutismo di Marianna Ucrìa può essere
interpretato simbolicamente come il silenzio della donna che reagisce così
rispetto al dominio, rispetto alla cultura dominante, caratterizzata dal
maschilismo che interpreta il rapporto con la donna, assegnandole un ruolo di
subordinazione. La condizione di Marianna, in quanto donna, è quella di dover
subire le prepotenze dell’uomo a partire dalla stessa sessualità che ella vive
in modo drammatico per tutta la vita, dalla violenza subita a sei anni fino ad
arrivare al rapporto con il marito che ella definisce una specie di castigo di
Dio, una sorta di sofferenza, un prezzo che ogni donna deve pagare.
Si apre una nuova problematica nel momento in
cui Marianna Ucrìa scopre l’amore. Lo scopre in seguito ad un rapporto con un
ragazzo selvatico, Saro, rispetto a cui ha subito un certo fascino da sempre.
Questa è una pagina bellissima descritta con
grandissima abilità, ma anche con una grandissima sensibilità. Con questo
rapporto in Marianna Ucrìa sboccia un amore autentico. Nel momento in cui lei
scopre l’amore diventa da muta per forza, muta per scelta, perché comincia ad
orientare la sua vita in modo totalmente libero.
Ella acquista il coraggio anche per sfidare
le convenzioni che hanno rappresentato e rappresentano per lei un vicolo
stretto rispetto a cui ha reagito. Il suo è l’atteggiamento di chi usa l’essere
muta come una protezione aggiuntiva per potersi ritagliare un suo spazio, un
suo cantuccio, in polemica con il convenzionalismo dominante.
Credo che questa sia una tematica
interessante perché ci dà la visione della donna nella contemporaneità.
Anche nel romanzo Bagheria questa tematica
ritorna. Dalla protagonista Marianna Ucrìa, si passa alla protagonista Dacia
Maraini nel senso che Bagheria è un libro autobiografico che mette in evidenza
questa straordinaria sensibilità della donna in quanto donna, questa capacità
di leggere la realtà circostante attraverso quel fascio di impressioni di cui
parlavo prima, che costituisce la nostra personalità rispetto a cui le
esperienze drammatiche, il sentimento tragico che deriva dall’aver subito
violenza, costituiscono una delle tecniche che sta alla base della
trasfigurazione artistica della Maraini.
La
Sicilia come mito
Nel suo linguaggio è presente una ricchezza
descrittiva dei particolari, che potrebbe far pensare ad un realismo, ma che in
realtà dà alla fine un risultato mitico in cui giocano un ruolo importante
Bagheria e l’infanzia. Tutto ciò costituisce l’aspetto mitico della Sicilia che
credo saldi la produzione letteraria della Maraini con la tradizione siciliana
da Verga a Pirandello, a Sciascia. Questo filone pone il problema del rapporto
dello scrittore siciliano che guarda la Sicilia da fuori. Il problema che si
pone è: questa Sicilia è la Sicilia che realmente è, o è una Sicilia mitizzata
che assume le connotazioni, le caratteristiche di questa rilettura trasfigurata
che passa attraverso un’esperienza soggettiva in cui il mito Sicilia e infanzia
s’identificano?
In alcune pagine di Bagheria ho individuato
una sorta di messaggio, anche politico, forte, nel momento in cui c’è una
descrizione minuziosa e attenta di come la mafia, con il processo di
urbanizzazione selvaggio, abbia finito con lo snaturare, deformare e
distruggere un patrimonio artistico come le famose ville di Bagheria tra cui
villa Valguarnera.
Anch’essa viene descritta, secondo la mia
lettura, con una ricchezza di dettagli, di particolari e con una sensibilità
che richiama il modo personale della Maraini di “rileggere”, di rivedere i
luoghi della propria infanzia in cui sogno e realtà si mescolano, in cui ogni
particolare assume un valore simbolico.
Ritengo
che le tematiche presenti nella produzione letteraria della Maraini siano anche
altre, ma ho voluto sottolineare queste che mi sembravano gli aspetti più
significativi e più forti.
Una
scrittrice impegnata
Anche nel romanzo Bagheria questa tematica
ritorna. Dalla protagonista Marianna Ucrìa, si passa alla protagonista Dacia
Maraini nel senso che Bagheria è un libro autobiografico che mette in evidenza
questa straordinaria sensibilità della donna in quanto donna, questa capacità
di leggere la realtà circostante attraverso quel fascio di impressioni di cui
parlavo prima, che costituisce la nostra personalità rispetto a cui le
esperienze drammatiche, il sentimento tragico che deriva dall’aver subito violenza,
costituisce una delle tecniche che sta alla base della trasfigurazione
artistica della Maraini.
Credo che nel suo linguaggio sia presente una
ricchezza descrittiva dei particolari, che potrebbero far pensare ad un
realismo, ma che in realtà danno alla fine un risultato mitico in cui giocano
un ruolo importante Bagheria e l’infanzia. Tutto ciò costituisce l’aspetto
mitico della Sicilia che credo saldi la produzione letteraria della Maraini con
la tradizione siciliana da Verga a Pirandello, a Sciascia. Questo filone pone
il problema del rapporto dello scrittore siciliano che guarda la Sicilia da
fuori. Il problema che si pone è: questa Sicilia è la Sicilia che realmente è,
o è una Sicilia mitizzata che assume le connotazioni, le caratteristiche di
questa rilettura trasfigurata che passa attraverso un’esperienza soggettiva in
cui il mito Sicilia e infanzia s’identificano?
In alcune pagine di Bagheria ho individuato
una sorta di messaggio, anche politico, forte, nel momento in cui c’è una
descrizione minuziosa e attenta di come la mafia, con il processo di
urbanizzazione selvaggio, abbia finito con lo snaturare, deformare e
distruggere un patrimonio artistico come le famose ville di Bagheria tra cui
villa Valguarnera. Anch’essa viene descritta, secondo la mia lettura, con una
ricchezza di dettagli, di particolari e con una sensibilità che richiama il
modo personale della Maraini di “rileggere”, di rivedere i luoghi della propria
infanzia in cui sogno e realtà si mescolano, in cui ogni particolare assume un
valore simbolico.
Ritengo che le tematiche presenti nella
produzione letteraria della Maraini siano anche altre, ma ho voluto
sottolineare queste che mi sembravano gli aspetti più significativi e più
forti.
Gaetano Bencivinni