Gli zolfatari in Sicilia, i pastori in Calabria, i contadini in Basilicata, i cafoni in Abruzzo sono i simboli dell’ingiustizia sociale, prodotta dalle magagne del potere, dalla fiumana del progresso, dallo scontro tra i ceti sociali, dalle contraddizioni dello sviluppo economico e produttivo.
Autori come Luigi Pirandello, Corrado Alvaro,
Carlo Levi, Ignazio Silone hanno il merito di indagare con la lanterna
dell’arte i tenebrosi sentieri del sottosuolo sociale dove l’esistenza umana è
particolarmente esposta ai dardi del dolore, alla disperazione, alle angosce,
agli orrori del mondo, ai drammi della solitudine e della miseria.
Quando si accendono i riflettori sulla
cornice storica e speciale della narrazione artistica, c’è il rischio di
restare impigliati nella superficie della trama narrativa e di perdere di vista
la valenza simbolica di fatti, eventi e personaggi, che sono gli ingredienti di
cui gli autori si avvalgono per dar vita ad una combinazione originale, che ha
i tratti distintivi del messaggio letterario, volto ad illuminare il misterioso
viaggio dell’uomo nel complesso ed intricato sentiero del mondo e della storia
alla ricerca del significato profondo della vita e della morte.
L’attenzione deve essere rivolta a cogliere
le novità del linguaggio, lo stile e la forma letteraria attraverso cui gli
scrittori narrano le vicissitudini degli uomini, spesso esposti alle offese
della natura e del mondo così come accade alla ginestra, simbolo della
fragilità umana, che continua a spargere il profumo della bellezza anche quando
si ritrova nel deserto alle falde del vulcano.
Gaetano Bencivinni
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