Finiscono nel mirino dell’ironia dello scrittore Gaetano Cappelli
il brigantaggio, lo stalinismo sovietico, il comunismo di Palmiro Togliatti, la
scoperta del metano in Lucania, la rapida ascesa di neocialtroni nel mondo
contemporaneo, in cui il successo è legato al marketing, alla propaganda, ai
circuiti mediatici.
Il lungo titolo del romanzo di Cappelli è tutto un programma:
Storia controversa dell’inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo.
L’abile incastro delle vicende storiche delle famiglie e dei
personaggi consente all’autore di rivisitare in chiave umoristica fenomeni
complessi, ridotti a gustose storie di briganti, ad utopie infrante nella
gelida Russia di Stalin, a contadini raggirati in occasione della scoperta del
metano in Lucania.
I protagonisti maschili sono tre ex compagni di scuola. Riccardo
Fusco, un ricercatore con la carriera stroncata da un barone universitario
ostile. Giacinto Celeste, un mediocre pittore, che ottiene successo per il sostegno
di Graziantonio Dell’Arco, uomo
d’affari, spregiudicato cialtrone rampante.
I personaggi femminili sono Eleonora, moglie di Fusco, donna di
teatro di modesto successo. Chatryn, una antropologa italo – americana che ha
una relazione sentimentale con Fusco in occasione di un suo progetto di ricerca
in Basilicata, realizzato su mandato di una Università americana.
Il vino Aglianico fa la sua comparsa, allorché Graziantonio
Dell’Arco affida a Fusco il compito di valorizzare questo prodotto della sua azienda
agricola, avvalendosi della preziosa collaborazione di Chatryn, divenuta una
enologa di prestigio mondiale che sarebbe in grado di inserire con un suo
articolo l’Aglianico tra i più pregiati vini del mondo.
Tutto procede in modo farsesco con colpi di scena e situazioni
spassose.
Il tentativo di Fusco tuttavia finisce alle ortiche proprio nel
momento in cui l’obiettivo era quasi
raggiunto. Una telefonata imprudente compromette il suo rapporto sentimentale
con Chatryn e conseguentemente viene meno l’articolo favorevole sul vino
prodotto dall’azienda agricola di Graziantonio Dell’Arco.
A Fusco non rimane che rassegnarsi ad essere uno dei tanti, un
mediocre intellettuale di provincia, che si occupa delle quattro figlie senza
la moglie, che lo lascia definitivamente per dedicarsi alla carriera teatrale.
Riccardo Fusco sembra l’inetto della modernità, il fallito che si
vede scavalcato da mediocri cialtroni, furbi, spregiudicati e disposti a tutto
pur di conseguire successo e denaro.
Gaetano Bencivinni