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sabato 31 gennaio 2015

Storie che fanno sognare

Racconta storie che fanno sognare il giovane Africa, protagonista del romanzo L’occhio del lupo di Daniel Pennac.
Storie di animali, che vivono nell’Africa gialla come il dromedario, che vivono nell’Africa grigia come la iena e il ghepardo, che vivono nell’Africa verde come il gorilla nero, il coccodrillo e il pappagallo.
Una narrazione fortemente simbolica, che pone l’accento su tematiche importanti come l’amicizia, la solitudine, il rispetto della diversità.
Tutto inizia in un  giardino zoologico in Alaska dove Africa incontra tutti gli animali che aveva conosciuto nel corso della sua avventurosa vita in Africa dove è stato mercante, pastore ed agricoltore. Lì ha avuto modo di raccontare storie, di fare amicizia con gli animali, di scoprire gli effetti devastanti prodotti sulla foresta dall’uomo, animale con due zampe e con il fucile e spesso con l’ascia per abbattere gli alberi.
Africa conosce tutti gli animali dello zoo tranne il lupo azzurro, rinchiuso in una gabbia, che fa avanti ed indietro e guarda con un occhio solo. L’altro lo ha perso quando è stato catturato.
L’incontro tra il ragazzo e il lupo è carico di significato. Africa chiude anche il suo occhio per mesi al punto da perderne l’uso.  Stabilisce così un rapporto di simpatia con quel lupo solitario e diffidente che da dieci anni aveva smesso di occuparsi degli odiati uomini.
Il dialogo tra i due consente di ripercorrere le vicende della loro esistenza per scoprire l’importanza dell’amicizia, che spalanca la via ad un nuovo modo di vedere il mondo e la realtà circostante.
Il lupo azzurro con il suo unico occhio scopre così, illuminato dall’amicizia di Africa, gli altri animali dello zoo che sorridono e si divertono. Uno spettacolo meraviglioso che merita di essere guardato con entrambi gli occhi.
Il lupo apre così l’altro occhio, che teneva chiuso, considerandolo ormai inutile, e scopre così lo spettacolo della vita, illuminato dalla capacità di sognare anche quando si è svegli. Anche il ragazzo apre entrambi gli occhi, compiendo così il miracolo di guarire. Eventi  questi incomprensibili per il veterinario e per il dottore.
Un romanzo simbolico, che ha il merito di far capire al lettore la straordinaria forza dell’amicizia, che riesce a dissolvere le tenebre della  solitudine e a restituire a chi è solo la capacità di stupirsi, contemplando il sorriso e le bellezze del mondo.


Gaetano Bencivinni

giovedì 22 gennaio 2015

Una messicana a Los Angeles

Non riesce ad essere accettata dalla comunità di Los Angeles la messicana Camilla Lopez, protagonista femminile del romanzo Chiedi alla polvere dello scrittore italoamericano John Fante.
Cameriera al Columbia Buffet, Camilla è innamorata del barista Sammy, un americano che considera i messicani inferiori e come tali meritevoli di disprezzo. L’amore di Camilla pertanto si scontra con questo pregiudizio sociale, che farà da filo conduttore dell’intera narrazione.
Sammy la respinge, la picchia e fa di tutto per evitarne l’invadenza. La ragazza prima si droga, poi finisce per un mese in manicomio, infine decide di morire nel deserto.
La drammatica storia di Camilla si intreccia con quella del protagonista maschile, lo scrittore Arturo Bandini, italoamericano come l’autore, che si innamora di Camilla, incontrata per caso al Columbia Buffet. Tenta di consolarla, la segue nelle sue vicende drammatiche, senza però mai riuscire ad ottenere l’amore della ragazza.
L’opera letteraria si conclude con il gesto disperato di Bandini che affida alla polvere del deserto il suo romanzo di successo,  dedicato  all’amata Camilla.
Il romanzo, ambientato negli anni Trenta a Los Angeles, si fa apprezzare per l’efficacia comunicativa del linguaggio, realistico e simbolico, che conduce il lettore nel contesto sociale dell’America in cui l’orgoglio di essere americano è tutt’uno con il pregiudizio sociale, causa di tante ingiustizie.


Gaetano Bencivinni

lunedì 12 gennaio 2015

Il buio della solitudine

La vita scorre in un cerchio dorato, avvolto dal buio, talora squarciato dalla fioca fiammella di una candela.
Vecchiaia e solitudine, Arte e follia, sogni e leggende si intrecciano nel delicato romanzo Di tutte le ricchezze di Stefano Benni, che ha come protagonista Martin, un vecchio professore in pensione.
A Borgo Cornio, in un clima fiabesco e fortemente simbolico, Martin vive da solo, parla con il suo grosso cane nero e con gli animali del bosco, si occupa di poesia giocosa, scrive saggi sul poeta pazzo Domenico Rispoli detto il Catena, morto in manicomio in circostanze misteriose.
La leggenda di Adele, una bionda fanciulla scomparsa, anche lei in modo misterioso, nelle gelide acque del lago. La bizzarra vecchia Berenice, che ascolta le voci del muro e svela i segreti del Borgo al professore. Le poesie del Catena, l’autoritratto del poeta, la mostra d’Arte e le accese polemiche con i critici cialtroni. L’interlocuzione immaginaria di Martin con gli animali del bosco, ricca di riflessioni sul senso della vita e sui problemi del mondo.
L’esplicito richiamo letterario al romanzo di Fedor Dostojevskij Notti bianche conferisce un fascino speciale alla protagonista femminile Michelle, attrice e ballerina, che arriva a Borgo Cornio con il compagno Aldo, mediocre pittore e mercante d’Arte. Prendono in fitto un casolare azzurro in prossimità dell’abitazione di Martin. Presto però litigano e si separano.
La gradevole gita al lago, il valzer indimenticabile nella festa del Borgo, i colloqui con delicati sentimenti, con nobile amicizia, con scambio di segreti. Un casto incontro di due solitudini.
Michelle, come fa Nastenka con l’artista solitario di San Pietroburgo, regala al vecchio professore lampi di bellezza giovanile, che accendono in Martin la voglia di apprezzare le scintille delle cose belle, che illuminano la vita e squarciano il buio della solitudine.


Gaetano Bencivinni

venerdì 9 gennaio 2015

La stanchezza dell’eta’

Sulla  pagina  culturale  del  quotidiano  Repubblica  di qualche  mese  fa  leggo  un  articolo  di  Paolo  Mauri  su  Aldo  Buzzi ,  scrittore lombardo ,  del  quale  era  uscito  il  libro “ Lettere  sul brodo “, scritto  assieme  a  Mario  Nicolao . “ Una  decina d’anni  fa ( dice  Mauri )  Repubblica   chiese   ad Aldo  Buzzi  di  scrivere  qualcosa  sulla  vecchiaia .  La   scelta non  era  casuale :  Buzzi  aveva  allora  95 anni . Non  fu  facile convincerlo ,  ma  poi  mando’  un  racconto  e  una  poesia . Il  racconto  inizia  dal  barbiere ,  che  con  le  forbici  in   mano chiede  al  cliente  che  cosa  si  prova  a  95 anni  e  questi  risponde  che ,  a  parte  i  malanni  tutto  e’ uguale  a  dieci  anni prima : la  vera caratteristica  dell’eta’  e’  la  stanchezza , che  non  passa riposando , perche’ anche  il  riposo  stanca . Il  racconto intitolato “ Parliamo  d’altro “ confluì  in  un  piccolo  libro  con  tale titolo ;  c’e’  dentro  anche  la  poesia  che  comincia  così : “ Vedi , questa e’  la  goccia /  che  fa  traboccare  il  cammello ….”   “ Parliamo  d’altro “  potrebbe  essere    il  titolo  di  tutta  l’opera di   Buzzi ,  ironico  maestro  della  divagazione , che   esordì  con un  “ Taccuino  dell’aiuto  regista “ poco  dopo la seconda  guerra mondiale . Aveva  lavorato  nel  cinema  con  Soldati  e  Lattuada . Quando  compiva  gli  anni  e  gli  telefonavi , rispondeva,  un  po’ imbronciato,  che  era  stanco e sembrava dire: -Parliamo d’altro-“Questo  e’  il  riassunto  dell’articolo  di  Paolo  Mauri . Io  trovo  qualcosa  di  attinente  a  cio’  che  ho  riferito su  Aldo Buzzi  in  alcune  riflessioni  che  Gustave  Flaubert  fa  nel  suo racconto  autobiografico “ Memorie  di  un  Pazzo “ (  1837 -  40 ) . Egli  scrive :   “ Passo  giorni  pieni  di  stanchezza  immensa , quando  un  tedio  profondo m’avvolge  come  un  sudario , e  mi segue dovunque;  le  sue  pieghe  m’impacciano e mi infastidiscono ,  persino  vivere , allora , pesa  come  un  rimorso . Sono  giovane , dunque , e insieme  stanco  di  tutto , mentre  tanti  vecchi sono  ancora  sì  pieni  d’entusiasmo !...  E  io , invece  deluso  e disincantato ! M’attacco  allora  a  piccole  gioie , tutte  mie , fatte di ricordi  infantili che , in  questo  mio  isolamento, tornano  a riscaldarmi ,  ricordi  fatti  di  niente , eventi  minimi , un giorno di pioggia o  di  sole ,  un  fiore , un  vecchio  mobile , che  però richiamano  altri  ricordi , che  affiorano   confusi , sbiaditi  come le  ombre .                                                                                                         
 
Marietta   Gallo    



giovedì 8 gennaio 2015

I prigionieri della peste

Mucchi di topi infetti nelle pattumiere di Orano, Prefettura francese della Costa algerina.
Il morbo pestifero si espande ed avvolge con le sue spire la città, che chiude le porte per isolare la devastante epidemia. 200 mila abitanti rimangono così prigionieri del catastrofico flagello.
Nel romanzo La peste, ambientato idealmente intorno al 1940, l’autore Albert Camus descrive con crudo realismo e con straordinaria efficacia simbolica le sofferenze della popolazione oranese, dedita agli affari, al commercio, all’accumulo di denaro. Una città moderna, popolosa, ciarliera, insipida, abitudinaria, senza anima.
L’angelo della peste con la sua lancia rossa punta le case su cui si abbatte inesorabile la morte. Nel gorgo della peste accade di tutto. Incredulità, paura, disperazione, rassegnazione, slanci solidali, atti di sciacallaggio.
C’è chi considera la peste un castigo collettivo, una punizione divina per i malvagi. C’è chi mette a repentaglio la propria vita e si fa partecipe del dolore degli altri. C’è chi gioisce e considera la peste una ghiotta occasione per lucrare e per sottrarsi alle inchieste della polizia.
La peste, simbolo del male, richiama i conflitti mondiali, i campi di sterminio, i massacri, i crimini e gli atti di violenza del Novecento.
L’espediente letterario, di cui si avvale lo scrittore, è il ricorso al narratore che, come un cronista, racconta gli avvenimenti della peste, di cui è testimone diretto, avvalendosi di appunti e taccuini. Solo  alla fine della narrazione si scopre che il narratore è il dottor Bernard Rieux, protagonista del romanzo.
Il messaggio che lo scrittore trasmette è che il male è quasi sempre prodotto dall’ignoranza degli uomini, che spesso smarriscono la strada maestra dell’amore e della pace.
Il male, radicato nel cuore dell’umanità, è sempre lì in agguato, pronto a colpire con i suoi strali avvelenati.
Il tema della peste si ritrova in tante opere letterarie. Si pensi al De rerum natura di Lucrezio, al Decameron di Giovanni Boccaccio, a I promessi sposi di Alessandro Manzoni, a L’opera al nero di Marguerite Yourcenar.


Gaetano Bencivinni

mercoledì 7 gennaio 2015

I giorni dell'eternità di Ken Follett

Per chi non è più nella verde età questo libro rappresenta un ritorno alle speranze ed ai sogni coltivati mentre per chi è giovane è l'occasione di conoscere da vicino gli anni sessanta, settanta ed ottanta. Il romanzo si snoda nei palazzi del potere ai tempi della guerra fredda con personaggi storici e non. La prima impressione è constatare che solo cinquanta anni separano la segregazione razziale in America dall'elezione di un Presidente di colore. Leggendo si incontrano Kennedy e Kruscev, si ha la possibilità di sapere della crisi cubana e dei rapporti di Castro con le due potenze mondiali, si ha l'impressione quasi di vedere costruire il Muro di Berlino, di conoscere le sofferenze di tanta gente. L'autore racconta ancora dell'assassinio di Kennedy prima e di quello di Martin Luther King subito dopo e della vita privata di tanti personaggi sia pubblici che privati e della nascita di gruppi musicali che hanno reso quegli anni indimenticabili anche per la musica. E' il romanzo di tanti ex giovani ma scritto per i giovani e si conclude con il crollo del Muro in Germania e la fine della guerra fredda con tutte le conseguenze che ancora oggi subiamo anche nella quotidianità.

Elisabetta Pelaia 

lunedì 5 gennaio 2015

Il pranzo della solidarietà


Provengono dal Niger, dal Ghana e dal Ciad gli immigrati che hanno partecipato al pranzo della solidarietà, organizzato il 4 gennaio scorso dal Centro sociale anziani nell’ambito del programma delle iniziative, che il Centro intende portare avanti nel corso del 2015 con la finalità di contribuire alla crescita della comunità solidale locale.
Di pace e di solidarietà ha parlato il parroco don Loris nella preghiera, che ha dato il via al pranzo. Don Loris ha sottolineato l’impegno notevole del vescovo don Leonardo Bonanno, rivolto a Cetraro, che potrà a breve disporre di una chiesa grande ed accogliente, grazie al cospicuo finanziamento messo a disposizione dalla Cei.
Il presidente Mario Antonuccio, i vice presidenti Mario Novello e Fausto Gallo, il segretario tesoriere Osvaldo Tarsitano e il gruppo dirigente del Centro si sono particolarmente prodigati per la buona riuscita dell’iniziativa e per creare condizioni ottimali ai giovani immigrati, ben lieti di raccontare le drammatiche vicende, che li hanno indotti a lasciare i loro Paesi, per chiedere asilo politico in Italia.
Il fenomeno dell’immigrazione costituisce una emergenza che richiede risposte adeguate dall’Unione europea, chiamata a svolgere un ruolo decisivo al fine di favorire la cultura dell’accoglienza e dell’inclusione.
Il Blog del Centro si è già occupato del tema dell’immigrazione, segnalando 3 romanzi: Nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio Geda, Divorzio all’islamica a Viale Marconi di Amara Lakhous e Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini.

venerdì 2 gennaio 2015

Il sogno degli intellettuali

C’è una illusione che alberga nella mente degli intellettuali: la possibilità di fuggire dal mondo reale e di rifugiarsi nel castello dorato del sapere. L’ambizione è quella di interpretare le cose del mondo, guardandole con distacco e con la convinzione che la Verità, il Bene, il Bello siano custoditi nei libri, e nelle biblioteche.
Il romanzo Stoner dello scrittore americano John Edward Williams si muove in questo orizzonte culturale. Il protagonista William Stoner è un sognatore, un Don Chisciotte, un brillante insegnante della Columbia University, divenuto un mito per gli studenti.
La sua attività di studioso di letteratura inglese lo spinge verso il sentiero della conoscenza e lo rende sempre più distante dai reali problemi del mondo.
La sua vita è segnata da una serie di fallimenti, che evidenziano l’impossibilità dell’intellettuale di prescindere totalmente da quanto avviene nel mondo circostante.
Non partecipa al primo conflitto mondiale come fanno i due amici, che insegnano insieme a lui nella Columbia University. David Masters si arruola e muore in Francia. Gordon Finch ritorna con il grado di Capitano e riprende la carriera universitaria con successo sino a diventare decano della Columbia.
Negativa anche l’esperienza matrimoniale di Stoner, che vive con la moglie Edith un rapporto senza amore, scialbo, abitudinario e noioso. Neanche con la figlia Grace Stoner riesce a mantenere un ottimo rapporto, soprattutto per la pesante interferenza negativa esercitata da Edith.
Unica fase esaltante della sua vita è la storia d’amore con la brillante allieva Katherine Driscoll. Relazione che però si interrompe bruscamente a causa della ritorsione che il potente collega Lomax si accingeva a mettere in atto contro la Driscoll, che preferirà lasciare l’università per non compromettere la carriera di Stoner.
Anche nella sua attività accademica Stoner subisce un clamoroso fallimento, proprio in conflitto con Lomax, che non gli perdona di aver maltrattato il suo pupillo Charles Walker, uno studente storpio così come lo è lo stesso Lomax.
Lo scrittore americano ha il merito di descrivere in modo efficace il dramma di un intellettuale, debole con il mondo reale e forte nel mondo accademico.
L’autore pone all’attenzione del lettore la questione cruciale, legata al rapporto tra gli intellettuali e il mondo.
L’intellettuale non può limitarsi ad interpretare le cose del mondo, illudendosi di poterne fare a meno.
La questione vera è che le conoscenze acquisite con i libri e nelle biblioteche in tanto hanno senso in quanto servono a fornire spiegazioni sempre più efficaci della realtà circostante.


Gaetano Bencivinni