C’è una illusione che alberga nella mente degli intellettuali: la
possibilità di fuggire dal mondo reale e di rifugiarsi nel castello dorato del
sapere. L’ambizione è quella di interpretare le cose del mondo, guardandole con
distacco e con la convinzione che la Verità, il Bene, il Bello siano custoditi
nei libri, e nelle biblioteche.
Il romanzo Stoner dello scrittore americano John Edward Williams
si muove in questo orizzonte culturale. Il protagonista William Stoner è un
sognatore, un Don Chisciotte, un brillante insegnante della Columbia
University, divenuto un mito per gli studenti.
La sua attività di studioso di letteratura inglese lo spinge verso
il sentiero della conoscenza e lo rende sempre più distante dai reali problemi
del mondo.
La sua vita è segnata da una serie di fallimenti, che evidenziano
l’impossibilità dell’intellettuale di prescindere totalmente da quanto avviene
nel mondo circostante.
Non partecipa al primo conflitto mondiale come fanno i due amici,
che insegnano insieme a lui nella Columbia University. David Masters si arruola
e muore in Francia. Gordon Finch ritorna con il grado di Capitano e riprende la
carriera universitaria con successo sino a diventare decano della Columbia.
Negativa anche l’esperienza matrimoniale di Stoner, che vive con
la moglie Edith un rapporto senza amore, scialbo, abitudinario e noioso.
Neanche con la figlia Grace Stoner riesce a mantenere un ottimo rapporto,
soprattutto per la pesante interferenza negativa esercitata da Edith.
Unica fase esaltante della sua vita è la storia d’amore con la
brillante allieva Katherine Driscoll. Relazione che però si interrompe
bruscamente a causa della ritorsione che il potente collega Lomax si accingeva
a mettere in atto contro la Driscoll, che preferirà lasciare l’università per
non compromettere la carriera di Stoner.
Anche nella sua attività accademica Stoner subisce un clamoroso
fallimento, proprio in conflitto con Lomax, che non gli perdona di aver
maltrattato il suo pupillo Charles Walker, uno studente storpio così come lo è
lo stesso Lomax.
Lo scrittore americano ha il merito di descrivere in modo efficace
il dramma di un intellettuale, debole con il mondo reale e forte nel mondo
accademico.
L’autore pone all’attenzione del lettore la questione cruciale,
legata al rapporto tra gli intellettuali e il mondo.
L’intellettuale non può limitarsi ad interpretare le cose del
mondo, illudendosi di poterne fare a meno.
La questione vera è che le conoscenze acquisite con i libri e
nelle biblioteche in tanto hanno senso in quanto servono a fornire spiegazioni
sempre più efficaci della realtà circostante.
Gaetano Bencivinni
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