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martedì 5 dicembre 2017

Caffè Letterario. Con gli occhi del mondo


“Quando si è anziani, si ha più tempo da dedicare alla lettura, ad attività ricreative  e soprattutto si ha più tempo per condividere le nostre esperienze così come il Centro  sta facendo con le sue numerose iniziative.

Il Caffè letterario è diventato ormai un appuntamento importante che ha avuto il merito di promuovere conversazioni su tanti romanzi della letteratura mondiale e ci ha fatto conoscere tanti luoghi ed artisti di particolare interesse”


Ha aperto così la sesta giornata del Caffè Letterario il presidente del Centro Sociale Anziani di Cetraro Fausto Gallo. 


La serata è stata coordinata da Vittoria Colistra, che ha ripercorso i punti salienti del romanzo La luna e i falò di Cesare Pavese, oggetto della conversazione letteraria, animata da Gaetano Bencivinni.

“Il romanzo, ha detto Colistra, ha come sfondo le macerie del dopoguerra, del conflitto tra partigiani e fascisti e, come tema centrale, il tema del ritorno. Il protagonista, emigrato negli Stati Uniti, anche se ha fatto fortuna, sente che quelle stelle non sono le sue e torna alla ricerca della propria identità, di se stesso, dei luoghi mitici dell’infanzia, di ciò che il ricordo ha cristallizzato, per attingere la forza di vivere il presente e avere consapevolezza del futuro. Ma il ritorno è amaro, il mondo della sua infanzia non esiste più. Nelle Langhe, pur essendo tutto uguale, alla fine niente è uguale ed egli vive un senso di infinito sconforto nel mancato riallineamento del ricordo con la realtà”.  


Bencivinni ha ripercorso gli aspetti significativi del romanzo, sottolineando l’attualità dell’opera letteraria di Pavese, puntando i riflettori sul rapporto tra globale e locale, “che costituisce il tratto distintivo del messaggio artistico dello scrittore piemontese, che ha avuto il merito di anticipare la contraddizione strutturale della realtà contemporanea, segnata dalla transizione dalla società agricola alla società industriale, che si presentava all’orizzonte.

 “L’attualità del romanzo, ha sottolineato Bencivinni, è costituita dal rapporto tra locale e globale, che attraversa il costante colloquio tra due protagonisti maschili. Nuto crede alla luna e ai falò e rimane legato alla civiltà contadina dove le superstizioni buone non arrecano danni a nessuno. Anguilla invece non crede più alla luna e torna alle radici per capire il presente e per costruire il futuro.

La luna e i falò, pubblicato nel 1950, si colloca tra la letteratura partigiana e la letteratura industriale, che a breve si affermerà con La speculazione edilizia di Italo Calvino, Il memoriale di Paolo Volponi, La chiave a Stella di Primo Levi”.


Nel corso della serata sono stati significativi i contributi apportati dal primo cittadino Angelo Aita, dal vicesindaco Fabio Angilica, dall’assessore al bilancio Mariella Aita, dal presidente della Pro loco Ciro Visca e dalla portavoce del Centro Rosa Randazzo.

“Ero fermo all’interpretazione classica del romanzo di Pavese, ha detto Angelo Aita, basata sull’intreccio tra mito, ricordo e realtà. Ho seguito con interesse l’interpretazione innovativa che ha proposto Bencivinni sulla opportunità di rileggere La luna e i falò con gli occhi del mondo e con la nuova prospettiva della dialettica tra globale e locale”.


Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Fabio Angilica, che ha puntato il dito sulla efficacia della visione della realtà locale con l’ottica globale al fine di superare i localismi e gli orizzonti culturali angusti. “Le nostre scelte amministrative stanno procedendo lungo questa direzione, che spinge lo sguardo oltre il perimetro angusto del paese, per allargarne i confini con contenuti culturali a perimetro globale”.


Mariella Aita ha ribadito l’importanza degli eventi culturali, che certamente contribuiscono a far cresce la comunità. In particolare, ha apprezzato il taglio del Caffè Letterario e ha largamente condiviso il contributo che Angilica ha dato alla conversazione, recuperando la centralità della dialettica tra locale e globale.

Ciro Visca ha spostato la discussione sulle vicende biografiche dello scrittore piemontese, sottoponendo all’attenzione il significato del suicidio, i contraccolpi negativi prodotti nella letteratura dalla scomparsa prematura di un autore così creativo, ha ribadito la necessità di una riflessione approfondita sul significato dell’esistenza e sul ruolo della letteratura nel processo di formazione delle nuove generazioni, che purtroppo non partecipano alle iniziative organizzate a Cetraro dalle associazioni”.


Rosa Randazzo, partendo dal sottotitolo del romanzo, costituito dalla celebre espressione shakespeariana “ Ripeness is all” (La maturità è tutto), ha riportato il confronto sulla interpretazione del romanzo, volta a privilegiare la rivisitazione della esperienza vissuta nel paese con la maturità acquisita attraverso le conoscenze derivanti sia dal percorso di crescita personale sia dalle esperienze acquisite nel confronto con le altre culture. Con gli occhi della maturità anche gli angoli più sperduti del paese si rivedono in modo diverso e più approfonditi.

Fausto Gallo ha concluso la serata sottolineando la presenza degli amministratori comunali e del consigliere Carmine Quercia.

Il prossimo appuntamento è fissato per l’11 dicembre con la seconda parte di Palazzi e gente di Cetraro, che sarà curata da Carlo Andreoli.


venerdì 1 dicembre 2017

Con gli occhi del mondo

La transizione dalla società agricola alla società industriale, che si comincia a delineare all’orizzonte, le macerie del dopoguerra, la memoria ancora viva del conflitto tra partigiani e fascisti, la fuga di Anguilla in America per evitare il carcere fascista, il suo ritorno dopo venti anni in Piemonte alla ricerca delle radici e per rivedere i luoghi della sua adolescenza con gli occhi del mondo.

Sono questi i temi salienti del romanzo La luna e i falò di Cesare Pavese, autore inquieto, aggrappato alla letteratura per difendersi dalle offese della vita.

L’attualità del romanzo è costituita dal rapporto tra locale e globale, che attraversa il costante colloquio tra due protagonisti maschili. Nuto crede alla luna e ai falò e rimane legato alla civiltà contadina dove le superstizioni buone non arrecano danni a nessuno. Anguilla invece non crede più alla luna e torna alle radici per capire il presente e per costruire il futuro.

La luna e i falò, pubblicato nel 1950, si colloca tra la letteratura partigiana e la letteratura industriale, che a breve si affermerà con La speculazione edilizia di Italo Calvino, Il memoriale di Paolo Volponi, La chiave a Stella di Primo Levi.


GaetanoBencivinni

martedì 28 novembre 2017

Una incessante ricerca di significato

Al Centro Sociale Anziani di Cetraro prolusione dell’architetto Carlo Andreoli su Palazzi e gente di Cetraro

Nell’ambito della sesta edizione del Caffè Letterario l’architetto Carlo Andreoli, illustre amante dell’Arte e della Storia ha tenuto una prolusione, arricchita da immagini, faticosamente reperite, su palazzi e gente di Cetraro.

L’architetto ci spinge ad osservare, riscoprire ed esplorare piazze, palazzi, scorci  famosi e angoli riposti della nostra città. Ci spiega il loro senso, la loro valenza storica, artistica e culturale e, non solo, ne dispiega la relazione con la vita quotidiana di chi in  quei luoghi è vissuto e vive.

“Luoghi e palazzi, afferma il presidente del Centro Fausto Gallo, che, soprattutto i giovani non conoscono, abituati come sono a guardare davanti a sé e a non alzare gli occhi verso l’alto. Anche per noi adulti ormai fanno parte del paesaggio e non ci soffermiamo più a guardarli. Eppure costituiscono il nostro patrimonio culturale insieme alle nostre chiese, ai nostri vicoli, alle case della nostra gente più umile.” Il presidente del Centro ringrazia “l’architetto Andreoli sempre disponibile a condividere  il frutto dei suoi studi. Da vero studioso sa che il sapere condiviso porta frutti, il sapere chiuso in sé rimane sterile erudizione”.

Luoghi che ci aiutano a riscoprire le radici su cui si fonda il nostro presente e solide  basi culturali su cui si  progetta il futuro, ha detto  col suo consueto garbo la coordinatrice della serata professoressa Vittoria Colistra.


Argomento centrale della prolusione palazzi e gente della zona “ della Porta di Basso” che avvolgono come in un abbraccio Piazza Giovanni Losardo, fuori dagli itinerari abituali, luoghi che meritano di essere meglio conosciuti e meglio apprezzati. Angoli tra i più suggestivi e pittoreschi e più ricchi di storia.

Andreoli salva dall’oblio cocci di storia e di umanità che inesorabilmente il tempo spezza e rende polvere.
Ci rivela, ad esempio,  il senso delle due finestrelle appaiate che si affacciano sulla piazza o il senso dei due gradoni che verso di essa degradano.
Le une punto di avvistamento di chi sovrintendeva alla Porta di Basso, gli altri resti della Chiesa della Santissima Trinità, in un certo senso cappella dell’ospedale- ostello dei pellegrini, fondato nel 1582 dal venerabile fra Albenzio Rossi. L’ostello era situato fuori dalla porta che a sera veniva chiusa.  All’interno sicurezza e calore, all’esterno l’addiaccio.
Su fra Albenzo Rossi numerose  le pubblicazioni dello stesso architetto.


Ci conduce per mano, l’architetto, attraverso via Santa Croce che da zona Porta di Basso, si snoda sinuosa fino alla “Sentinella”, la cappellina a guardia della ‘nzilica, la scalinata che porta alla Marina. All’interno un rudimentale Calvario tracciato da mano devota sulla nuda parete, che doveva originariamente ospitare una statua o un dipinto.

Attraversiamo l’arco di Porta di Basso ed entriamo nel vico Gineca che immette in un quartiere, prima popolato,  in cui si svolgeva un sistema di vita basato sulla solidarietà sociale, sullo scambio di piccole come di grandi cose. Luogo di accesso ad una via che, sinuosa, riconduce velocemente alla Porta di Sopra.

Su vie e piazze si affacciano palazzi e giardini che diventano una incessante ricerca di significato al confine tra estetica, natura e cultura.

Giardini che, sostiene Andreoli,  dovrebbero essere recuperati e restaurati perché, come il giardino di palazzo De Caro, contengono piante autoctone, rarità tipiche della Cetraro del Novecento.

Ed ecco che prendono vita personaggi più o meno conosciuti che in quei palazzi sono vissuti. Ritratti, anche preziosi, che Andreoli ha recuperato a fatica. 


Don Luigi Losardo, segretario comunale vissuto a Napoli, uno dei tre fondatori di Cetraro Nova, figura di punta dell’intellighenzia della Cetraro di allora, curatore della traduzione degli Statuti Cetraresi.

 Giovanni Losardo ritratto con il padre al Castelluzzo, oggi proprietà della famiglia del compianto Bruno Picarelli, figlio di Rosina Losardo, sorella di Giuseppe Losardo.  Questi fu autore di una singolare iniziativa: il progetto di una “bigattiera”, uno stabilimento per la lavorazione artigianale della seta (1925).

Don Ferdinando Losardo, personalità carismatica, prelato ed economo della chiesa matrice di San Benedetto. Di lui ci racconta che fu protagonista di una strana vicenda. Una sera del Giovedì Santo del 1890, mentre si trovava in chiesa a pregare insieme a don Ferdinando Cerbelli, vide entrare in un confessionale la figura di don Vito Occhiuzzi, morto qualche decennio prima. Dopo un po’, uscito fuori, mormora qualcosa all’orecchio di uno dei pochi fedeli che sui banchi della chiesa si erano appisolati. Allora don Ferdinando, intimorito, dice ai fedeli:-Svegliatevi! Uno di essi risponde: - Abbiamo parlato con don Vito Occhiuzzi. “Voi avete parlato. Io l’ho visto”. Storia o leggenda?

Rosalbino De Caro, figura di pittore e scultore di notevole interesse e consulente storico della diocesi di San Marco Argentano. Di pregevole valore il suo autoritratto insieme alla figlia in vestito alla marinaretta. E’ suo il Cristo Crocifisso in legno che si trova in San Martino di Finita, commissionatogli da don Eugenio Occhiuzzi. 

Attilio De Caro, figura di spicco della vita politica e culturale della provincia di Cosenza. Cofondatore di Cetraro Nova (1909). Da consigliere provinciale promosse la costruzione del porto di Cetraro. Negli anni Trenta fu presidente della Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania. Fu lui a proferire il discorso di accoglienza dei Padri Pallottini giunti a Cetraro nel 1947.

Singolare  il portale del monumentale palazzo De Caro, che si affaccia su Piazza Losardo, già Largo Porta di Basso. Al centro lo stemma di famiglia, al lato sinistro due colonne, una di stile ionico, l’altra sormontata da due mascheroni con la bocca aperta. Forse due caccia acqua.

Diego De Caro junior, psichiatra, autore del corposo volume La psichiatria attraverso i secoli edito da Idelson nel 1997.


Il vicesindaco Fabio Angilica, infine,  ha sottolineato compiaciuto i meriti della prolusione di Carlo Andreoli che con grande perizia ha ricostruito momenti culturali di particolare pregio che hanno caratterizzato la vita di Cetraro.  Angilica ha sottolineato che la prolusione ha avuto il merito di ripercorrere le tappe significative degli incontri culturali promossi dalle amministrazioni comunali per valorizzare il patrimonio culturale cetrarese.

Due fra tutti l’iniziativa che si è tenuta in Campidoglio il 31 gennaio 2012 sulla figura di fra Albenzio Rossi, venerato anche nella città di Roma, e il ritorno a Cetraro il 4 giugno 2011 della preziosa icona bizantina di Maria che fra Albenzio aveva riportato dalla Terra Santa e che teneva sempre con sé. Oggi l’icona, incoronata da due papi,  è custodita nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie in Roma.

Commovente ed apprezzata con un caldo applauso la presenza della decana del Centro, Giovannina Pepe, sempre presente alle iniziative sociali e culturali degli anziani.

Rosa Randazzo

martedì 21 novembre 2017

Caffè letterario. Il virus del tempo

Il passato borbonico, il presente garibaldino, il futuro socialista supportano la trama narrativa del romanzo I vecchi e i giovani di Luigi Pirandello, di cui si è parlato nella  prima giornata del Caffè Letterario  organizzato dal  Centro Sociale Anziani di Cetraro, presieduto da Fausto Gallo.

La conversazione, coordinata da Gaetano Bencivinni, si è svolta su specifiche tematiche di particolare attualità: il rapporto tra le generazioni, il crollo degli ideali, la crisi politica e sociale prodotta in Sicilia dall’unità d’Italia.

L’attenzione è stata rivolta ad alcuni personaggi del romanzo, scelti per la loro valenza simbolica: don Ippolito Laurentano, aggrappato al passato borbonico, Mauro Mortara, patriota garibaldino, che si ritrova nel 1893 sotto le macerie della delusione risorgimentale, Lando Laurentano, giovane aristocratico affascinato dagli ideali socialisti e sconfitto dalla mancanza di coscienza di classe del sottoproletariato siciliano, Corrado Selmi, deputato garibaldino, corrotto e travolto dallo scandalo della Banca Romana, Flaminio Salvo, imprenditore in ascesa, sconfitto dalle vicende private e dagli scioperi dei minatori nelle sue miniere di zolfo.

La serata è stata introdotta da Vittoria Colistra, che ha illustrato il programma del Caffè Letterario ed ha tracciato a grandi linee il contesto storico del romanzo, indicando significativi spunti di riflessioni su tematiche attuali.

Nel corso del dibattito è intervenuto l’onorevole Giuseppe Aieta, che ha preannunciato il prossimo varo di una legge regionale a tutela degli anziani, che illustrerà a breve a Cetraro ai due centri anziani.

Rudy Angilica ha puntato il dito sulle complesse questioni politiche presenti nel romanzo di Pirandello e sulla attualità di tante questioni che riguardano le forme di governo e le possibili risposte da trovare in situazioni di crisi come quella attuale, caratterizzata dalla sfiducia nei partiti e nella politica.

Pino Losardo ha illustrato i tratti distintivi del romanzo, soffermandosi sulle contraddizioni del processo unitario e sulle gravi conseguenze sociali prodotte in Sicilia e nel Sud da una serie di scelte sbagliate fatte dal governo sabaudo e garibaldino. Rosa Randazzo, intervenendo sulle contraddizioni del pensiero pirandelliano sul modo di rapportarsi con l’attualità politica, ha sottolineato la lungimiranza di quanti, come Pirandello e Galilei, sanno compiere scelte di qualità, proiettate verso il futuro e costruite intorno ad idee innovative e rivoluzionarie, non comprese facilmente in realtà, spesso degradate ed inadeguate.

 Marietta Gallo ha sottolineato la qualità del confronto culturale, costruito intorno alle riflessioni sul romanzo di Pirandello, e ha auspicato l’opportunità di procedere nella direzione di organizzare eventi culturali con i riflettori accesi sul processo di crescita della città.

Il presidente Fausto Gallo ha aperto l’incontro con la lettura di una citazione che sottolinea la qualità della comunicazione all’interno di un gruppo inserito nella società: “La comunicazione nei gruppi  supppone una dedizione, un cuore che si dona e che quindi è capace di muovere il cuore degli altri.” ( (Damiano Modena, introduzione a Colti da stupore, incontri con Gesù di Carlo Maria Martini)


sabato 18 novembre 2017

Caffè letterario. Apre i battenti la VI edizione

Tornare alle radici, per capire il presente e per creare il futuro. Lungo questo filo conduttore si svolgeranno le quattro giornate della VI edizione del Caffè letterario, organizzato dal Centro sociale anziani di Cetraro centro, presieduto da Fausto Gallo.

Le conversazioni letterarie, coordinate da Gaetano Bencivinni, riguardano “I vecchi e i giovani” di Luigi Pirandello e “La luna e i falò” di Cesare Pavese. Il critico d’arte, Carlo Andreoli tratterà il tema “Palazzi e gente di Cetraro”.

La prima serata è prevista per lunedì prossimo 20 novembre alle ore 18 nella sede del Centro. La successione degli incontri avverrà ogni lunedì sino all’11 dicembre.

Il complesso rapporto tra il vecchio e il nuovo costituisce l’asse portante intorno a cui ruotano le conversazioni e riguardano quel filo sottile che lega il vecchio e il nuovo costituito dal virus del tempo, “che rosicchia le cellule, collassa i corpi, cambia il modo di pensare, ribalta la visione del mondo”.

Una lettura della realtà circostante, che avviene attraverso lo studio delle regole del potere, uniche a reggere la forza devastante del virus del tempo. “Tutto cambia, ma le regole del potere rimangono immutate”. Il romanzo di Pirandello costituisce l’anello di congiunzione tra “I Viceré” di Federico De Roberto, e “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.  

I tre romanzi sono accumunati dalla visione del potere come forma inossidabile, unica a reggere di fronte alle trasformazioni storiche e culturali.


Tiziana Ruffo

martedì 14 novembre 2017

Il vecchio e il nuovo

C’è un filo sottile che lega il vecchio e il nuovo, costituito dal virus del tempo, che rosicchia le cellule, collassa i corpi, cambia il modo di pensare, ribalta la visione del mondo.

Non c’è nuovo in grado di reggere il tarlo che rode e che trasforma, non c’è vecchio che non abbia vissuto il sogno impossibile di fermare il flusso del tempo.

La vita è una malattia mortale incurabile ( Italo Svevo), che oscilla tra illusione e delusione.
Il principe don Ippolito Laurentano, rintanato nella sua villa aristocratica, protetta da venticinque gendarmi con divise borboniche, si illude di poter lasciare la storia fuori dai confini della sua tana.
Mauro Mortara, servo fedele di don Cosimo Laurentano, si illude di poter fermare il tempo dell’Italia sabauda e garibaldina e paradossalmente muore con le medaglie al petto sotto i colpi di soldati di quell’Italia per la quale ha combattuto nella gloriosa spedizione dei Mille.

Landino Laurentano, figlio di don Ippolito, subisce il fascino degli ideali socialisti, ma vive il dramma del nuovo che ancora non si afferma e si scontra con il presente garibaldino, che resiste e lo costringe a fuggire.

Corrado Selmi, deputato garibaldino, muore suicida travolto dallo scandalo del fallimento della Banca Romana. Il tempo corrompe e logora gli ideali.

Flaminio Salvo, imprenditore in ascesa, si illude di poter accedere nel mondo dell’aristocrazia, ma il suo sogno si infrange tra la moglie folle e la figlia Dianella, che impazzisce per la delusione d’amore, provocata dall’ingegnere Aurelio Costa, trucidato dagli zolfatari insieme all’amante Nicoletta Spoto, moglie dell’onorevole Capolino.

Il romanzo I vecchi e i giovani di Luigi Pirandello si colloca a metà strada tra I viceré di Federico de Roberto e Il gattopardo di Tomasi di Lampedusa. Il tema comune è costituito dalla delusione risorgimentale e dalla visione del mondo, basata sulla impossibilità di cambiare le regole del potere, che sono le uniche a  reggere alla forza devastante del virus del tempo.

Gaetano Bencivinni

domenica 5 novembre 2017

Caffè letterario. Sesta edizione

La locandina dell'evento


Tornare alle radici per capire il presente e per creare il futuro


20 novembre ore 18:00

Conversazione su I vecchi e i giovani di Luigi Pirandello a cura di Gaetano Bencivinni




27 novembre ore 18:00

Palazzi e gente di Cetraro. Parte prima a cura di Carlo Andreoli






04 dicembre ore 18:00

Conversazione su La luna e i falò di Cesare Pavese a cura di Gaetano Bencivinni




11 dicembre ore 18:00

Palazzi e gente di Cetraro. Parte seconda  a cura di Carlo Andreoli





Gli incontri si terranno nella sede del Centro sociale anziani di Cetraro Centro

venerdì 27 ottobre 2017

E’ l’ora della responsabilità

Intervento di Rosa Randazzo, portavoce del Centro sociale anziani di Cetraro Centro

Prima di proporre il mio intervento, a nome del Centro Sociale Anziani , ringrazio il Consiglio Comunale che ci ha stimolati a riflettere su tematiche così importanti ed esprimo la solidarietà mia personale e del Centro nella sua interezza al vicesindaco Fabio Angilica e alla sua famiglia.

Non abbiamo avuto il tempo di convocare l’assemblea dei soci in quanto l’invito è arrivato troppo tardi, per cui l documento che io mi appresto a leggere è frutto del confronto tra i membri del direttivo, presieduto dal presidente Fausto Gallo.  Ci siamo soffermati sul tema della responsabilità individuale e collettiva per la crescita di una società coesa.

Spesso siamo distratti e chiusi nel cerchio delle nostre individualità e dimentichiamo che una società civile si fonda, trasforma e cresce sul senso di responsabilità di tutti e di ciascuno.

Il senso di responsabilità, che è consapevolezza di dover rispondere degli effetti di azioni proprie e altrui, si forma attraverso l’educazione, ma soprattutto attraverso la testimonianza.

Compete alla Scuola, alle varie associazioni, alla politica aiutare a crescere nella responsabilità e nella cura, ma,  presupposto indispensabile per riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare è “osare trasformare in sofferenza personale quello che accade”, come afferma papa Francesco nell’enciclica  Laudato sì.

La nostra città, che noi tutti amiamo, come tutte le città grandi o piccole che siano, ha un valore ed un destino storico. E’ patrimonio comune religioso, culturale, creativo, sociale, economico, che noi abbiamo ricevuto e che non va dilapidato ma va accresciuto e lasciato in eredità alle generazioni future.

Questa nostra città presenta periodicamente sintomi di sofferenza, ma ha in sé gli anticorpi per difendesi da attacchi malavitosi.  E’ necessario, però, fare una lettura della realtà in profondità.

E’ come il movimento delle acque del mare. In superficie esse appaiono agitate, in balia di forze incontrollabili, ma in profondità ci sono delle correnti che ne governano il movimento.

Anche nel profondo della nostra comunità ci sono correnti che trascinano verso un senso ben preciso: la convivenza pacifica.

Bisogna saperle individuare queste correnti e lasciarsi trascinare da esse.

E’ la corrente della legalità, che non è soltanto rispetto della legge. E’ qualcosa di più. Non tutto ciò che è legale, infatti,  è lecito.

E’ la corrente della giustizia, che è non solo equa distribuzione delle risorse di un territorio, ma anche pieno impiego di tutte le risorse umane.

E’ l’ascolto dell’altro, presupposto indispensabile di un dialogare serio ed efficace.
E’ la ricerca del Vero che è fratello  della Bellezza. Come recita una profonda poesia di Emily Dickinson.

·        * Dal senso di responsabilità derivano azioni concrete ed impegni precisi.

La nostra associazione, che ha fini sociali,  qualche giorno fa ha deciso di aprire la propria sede, adesso soltanto per tre giorni la settimana,  non solo ai soci, ma anche a tutti coloro che vogliono partecipare alle attività ricreative e culturali che in essa si organizzano.

Assumiamo oggi l’impegno di  stabilire un contatto con i ragazzi ed i nostri giovani per trovare un terreno su cui costruire percorsi comuni.

Avanziamo al Consiglio comunale la proposta di creare una Consulta delle associazioni e delle organizzazioni  impegnate in attività di solidarietà sociale, ambientale, culturale e ricreative.

Nel nostro operare abbiamo infatti constatato che le associazioni spesso lavorano in maniera individualistica senza alcun raccordo tra di loro.

Le Consulte sono importanti strumenti di partecipazione consapevole alla vita cittadina. Esse favoriscono la collaborazione tra le associazioni e tra le associazioni e le istituzioni . Sono luogo di definizione e realizzazione di iniziative ed attività  volte  al  raggiungimento di obiettivi comuni : il rispetto delle regole, l’educazione ad un uso corretto dei canali di comunicazione permessi da Internet, divenuti canali di diffusione di calunnie e ingiurie, la partecipazione attiva a tutte le iniziative organizzate da figure istituzionali e sociali.


Insomma la ricostruzione della comunità sociale passa  attraverso interventi a  rete, attraverso il ripristino di costruttivi rapporti interpersonali ,  attraverso  la sperimentazione di quella che La Pira, cristiano e sindaco della città di Firenze, chiamava la socialità operosa del gruppo.