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mercoledì 20 dicembre 2017
venerdì 8 dicembre 2017
martedì 5 dicembre 2017
Caffè Letterario. Con gli occhi del mondo
“Quando
si è anziani, si ha più tempo da dedicare alla lettura, ad attività
ricreative e soprattutto si ha più tempo
per condividere le nostre esperienze così come il Centro sta facendo con le sue numerose iniziative.
Il
Caffè letterario è diventato ormai un appuntamento importante che ha avuto il
merito di promuovere conversazioni su tanti romanzi della letteratura mondiale
e ci ha fatto conoscere tanti luoghi ed artisti di particolare interesse”
Ha
aperto così la sesta giornata del Caffè Letterario il presidente del Centro
Sociale Anziani di Cetraro Fausto Gallo.
La
serata è stata coordinata da Vittoria Colistra, che ha ripercorso i punti
salienti del romanzo La luna e i falò
di Cesare Pavese, oggetto della conversazione letteraria, animata da Gaetano
Bencivinni.
“Il
romanzo, ha detto Colistra, ha come sfondo le macerie del dopoguerra, del
conflitto tra partigiani e fascisti e, come tema centrale, il tema del ritorno.
Il protagonista, emigrato negli Stati Uniti, anche se ha fatto fortuna, sente
che quelle stelle non sono le sue e torna alla ricerca della propria identità,
di se stesso, dei luoghi mitici dell’infanzia, di ciò che il ricordo ha
cristallizzato, per attingere la forza di vivere il presente e avere
consapevolezza del futuro. Ma il ritorno è amaro, il mondo della sua infanzia
non esiste più. Nelle Langhe, pur essendo tutto uguale, alla fine niente è
uguale ed egli vive un senso di infinito sconforto nel mancato riallineamento
del ricordo con la realtà”.
Bencivinni
ha ripercorso gli aspetti significativi del romanzo, sottolineando l’attualità
dell’opera letteraria di Pavese, puntando i riflettori sul rapporto tra globale
e locale, “che costituisce il tratto distintivo del messaggio artistico dello scrittore
piemontese, che ha avuto il merito di anticipare la contraddizione strutturale
della realtà contemporanea, segnata dalla transizione dalla società
agricola alla società industriale, che si presentava all’orizzonte.
“L’attualità
del romanzo, ha sottolineato Bencivinni, è costituita dal rapporto tra locale e
globale, che attraversa il costante colloquio tra due protagonisti maschili.
Nuto crede alla luna e ai falò e rimane legato alla civiltà contadina dove le
superstizioni buone non arrecano danni a nessuno. Anguilla invece non crede più
alla luna e torna alle radici per capire il presente e per costruire il futuro.
La luna e i
falò, pubblicato
nel 1950, si colloca tra la letteratura partigiana e la letteratura
industriale, che a breve si affermerà con La
speculazione edilizia di Italo Calvino,
Il memoriale di Paolo Volponi, La
chiave a Stella di Primo Levi”.
Nel corso della serata sono stati
significativi i contributi apportati dal primo cittadino Angelo Aita, dal vicesindaco
Fabio Angilica, dall’assessore al bilancio Mariella Aita, dal presidente della
Pro loco Ciro Visca e dalla portavoce del Centro Rosa Randazzo.
“Ero fermo all’interpretazione classica del
romanzo di Pavese, ha detto Angelo Aita, basata sull’intreccio tra mito,
ricordo e realtà. Ho seguito con interesse l’interpretazione innovativa che ha
proposto Bencivinni sulla opportunità di rileggere La luna e i falò con gli occhi del mondo e con la nuova prospettiva
della dialettica tra globale e locale”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di
Fabio Angilica, che ha puntato il dito sulla efficacia della visione della
realtà locale con l’ottica globale al fine di superare i localismi e gli
orizzonti culturali angusti. “Le nostre scelte amministrative stanno procedendo
lungo questa direzione, che spinge lo sguardo oltre il perimetro angusto del
paese, per allargarne i confini con contenuti culturali a perimetro globale”.
Mariella Aita ha ribadito l’importanza degli
eventi culturali, che certamente contribuiscono a far cresce la comunità. In
particolare, ha apprezzato il taglio del Caffè Letterario e ha largamente
condiviso il contributo che Angilica ha dato alla conversazione, recuperando la
centralità della dialettica tra locale e globale.
Ciro Visca ha spostato la discussione sulle
vicende biografiche dello scrittore piemontese, sottoponendo all’attenzione il
significato del suicidio, i contraccolpi negativi prodotti nella letteratura
dalla scomparsa prematura di un autore così creativo, ha ribadito la necessità
di una riflessione approfondita sul significato dell’esistenza e sul ruolo
della letteratura nel processo di formazione delle nuove generazioni, che
purtroppo non partecipano alle iniziative organizzate a Cetraro dalle associazioni”.
Rosa Randazzo, partendo dal sottotitolo del
romanzo, costituito dalla celebre espressione shakespeariana “ Ripeness is all”
(La maturità è tutto), ha riportato il confronto sulla interpretazione del
romanzo, volta a privilegiare la rivisitazione della esperienza vissuta nel
paese con la maturità acquisita attraverso le conoscenze derivanti sia dal
percorso di crescita personale sia dalle esperienze acquisite nel confronto con
le altre culture. Con gli occhi della maturità anche gli angoli più sperduti
del paese si rivedono in modo diverso e più approfonditi.
Fausto Gallo ha concluso la serata sottolineando la presenza degli
amministratori comunali e del consigliere Carmine Quercia.
Il prossimo appuntamento è fissato per l’11 dicembre con la
seconda parte di Palazzi e gente di
Cetraro, che sarà curata da Carlo Andreoli.
lunedì 4 dicembre 2017
venerdì 1 dicembre 2017
Con gli occhi del mondo
La transizione dalla società agricola alla
società industriale, che si comincia a delineare all’orizzonte, le macerie del
dopoguerra, la memoria ancora viva del conflitto tra partigiani e fascisti, la
fuga di Anguilla in America per evitare il carcere fascista, il suo ritorno
dopo venti anni in Piemonte alla ricerca delle radici e per rivedere i luoghi
della sua adolescenza con gli occhi del mondo.
Sono questi i temi salienti del romanzo La
luna e i falò di Cesare Pavese, autore inquieto, aggrappato alla
letteratura per difendersi dalle offese della vita.
L’attualità del romanzo è costituita dal
rapporto tra locale e globale, che attraversa il costante colloquio tra due
protagonisti maschili. Nuto crede alla luna e ai falò e rimane legato alla
civiltà contadina dove le superstizioni buone non arrecano danni a nessuno.
Anguilla invece non crede più alla luna e torna alle radici per capire il
presente e per costruire il futuro.
La luna e i
falò, pubblicato
nel 1950, si colloca tra la letteratura partigiana e la letteratura
industriale, che a breve si affermerà con La
speculazione edilizia di Italo Calvino,
Il memoriale di Paolo Volponi, La
chiave a Stella di Primo Levi.
GaetanoBencivinni
martedì 28 novembre 2017
Una incessante ricerca di significato
Al Centro Sociale Anziani di Cetraro
prolusione dell’architetto Carlo Andreoli su Palazzi e gente di Cetraro
Nell’ambito della sesta edizione del Caffè
Letterario l’architetto Carlo Andreoli, illustre amante dell’Arte e della
Storia ha tenuto una prolusione, arricchita da immagini, faticosamente reperite, su palazzi e gente di Cetraro.
L’architetto ci spinge ad osservare,
riscoprire ed esplorare piazze, palazzi, scorci
famosi e angoli riposti della nostra città. Ci spiega il loro senso, la
loro valenza storica, artistica e culturale e, non solo, ne dispiega la
relazione con la vita quotidiana di chi in
quei luoghi è vissuto e vive.
“Luoghi e palazzi, afferma il presidente del
Centro Fausto Gallo, che, soprattutto i giovani
non conoscono, abituati come sono a guardare davanti a sé e a non alzare gli
occhi verso l’alto. Anche per noi adulti ormai fanno parte del paesaggio e non
ci soffermiamo più a guardarli. Eppure costituiscono il nostro patrimonio
culturale insieme alle nostre chiese, ai nostri vicoli, alle case della nostra
gente più umile.” Il presidente del Centro ringrazia
“l’architetto Andreoli sempre disponibile a condividere il frutto dei suoi studi. Da vero studioso sa
che il sapere condiviso porta frutti, il sapere chiuso in sé rimane sterile
erudizione”.
Luoghi che ci aiutano a riscoprire le radici
su cui si fonda il nostro presente e solide
basi culturali su cui si progetta
il futuro, ha detto col suo consueto
garbo la coordinatrice della serata professoressa Vittoria Colistra.
Argomento centrale della prolusione palazzi e
gente della zona “ della Porta di Basso” che avvolgono come in un abbraccio
Piazza Giovanni Losardo, fuori dagli
itinerari abituali, luoghi che meritano di essere meglio conosciuti e meglio
apprezzati. Angoli tra i più
suggestivi e pittoreschi e più ricchi di storia.
Andreoli salva
dall’oblio cocci di storia e di umanità che inesorabilmente il tempo spezza e
rende polvere.
Ci rivela,
ad esempio, il senso delle due
finestrelle appaiate che si affacciano sulla piazza o il senso dei due gradoni
che verso di essa degradano.
Le une punto
di avvistamento di chi sovrintendeva alla Porta di Basso, gli altri resti della
Chiesa della Santissima Trinità, in un
certo senso cappella dell’ospedale- ostello dei pellegrini, fondato nel
1582 dal venerabile fra Albenzio Rossi. L’ostello era situato fuori dalla porta
che a sera veniva chiusa. All’interno
sicurezza e calore, all’esterno l’addiaccio.
Su fra Albenzo Rossi numerose
le pubblicazioni dello stesso architetto.
Ci conduce per mano, l’architetto, attraverso
via Santa Croce che da zona Porta di Basso, si snoda sinuosa fino alla
“Sentinella”, la cappellina a guardia della ‘nzilica, la scalinata che porta
alla Marina. All’interno un rudimentale Calvario tracciato da mano devota sulla
nuda parete, che doveva originariamente ospitare una statua o un dipinto.
Attraversiamo l’arco di Porta di Basso ed
entriamo nel vico Gineca che immette in un quartiere, prima popolato, in cui
si svolgeva un sistema di vita basato sulla solidarietà sociale, sullo scambio
di piccole come di grandi cose.
Luogo di accesso ad una via che, sinuosa, riconduce velocemente alla Porta di
Sopra.
Su vie e piazze si affacciano palazzi e
giardini che diventano una incessante ricerca di significato al confine tra
estetica, natura e cultura.
Giardini che, sostiene Andreoli, dovrebbero essere recuperati e restaurati
perché, come il giardino di palazzo De Caro, contengono piante autoctone,
rarità tipiche della Cetraro del Novecento.
Ed ecco che prendono vita personaggi più o
meno conosciuti che in quei palazzi sono vissuti. Ritratti, anche preziosi, che Andreoli ha
recuperato a fatica.
Don Luigi Losardo, segretario comunale
vissuto a Napoli, uno dei tre fondatori di Cetraro Nova, figura di punta
dell’intellighenzia della Cetraro di allora, curatore della traduzione degli
Statuti Cetraresi.
Giovanni Losardo ritratto con il padre al
Castelluzzo, oggi proprietà della famiglia del compianto Bruno Picarelli,
figlio di Rosina Losardo, sorella di Giuseppe Losardo. Questi fu autore di una singolare iniziativa:
il progetto di una “bigattiera”, uno stabilimento per la lavorazione
artigianale della seta (1925).
Don Ferdinando Losardo, personalità
carismatica, prelato ed economo della chiesa matrice di San Benedetto. Di lui ci
racconta che fu protagonista di una strana vicenda. Una sera del Giovedì Santo
del 1890, mentre si trovava in chiesa a pregare insieme a don Ferdinando
Cerbelli, vide entrare in un confessionale la figura di don Vito Occhiuzzi,
morto qualche decennio prima. Dopo un po’, uscito fuori, mormora qualcosa
all’orecchio di uno dei pochi fedeli che sui banchi della chiesa si erano
appisolati. Allora don Ferdinando, intimorito, dice ai fedeli:-Svegliatevi! Uno
di essi risponde: - Abbiamo parlato con don Vito Occhiuzzi. “Voi avete parlato.
Io l’ho visto”. Storia o leggenda?
Rosalbino De Caro, figura di pittore e scultore di notevole interesse e consulente storico della diocesi di San Marco
Argentano. Di pregevole valore il suo
autoritratto insieme alla figlia in vestito alla marinaretta. E’ suo il Cristo Crocifisso in legno
che si trova in San Martino di Finita, commissionatogli da don Eugenio
Occhiuzzi.
Attilio De Caro, figura di spicco della vita
politica e culturale della provincia di Cosenza. Cofondatore di Cetraro Nova
(1909). Da consigliere provinciale promosse la costruzione del porto di
Cetraro. Negli anni Trenta fu presidente della Cassa di Risparmio di Calabria e
Lucania. Fu lui a proferire il discorso di accoglienza dei Padri Pallottini
giunti a Cetraro nel 1947.
Singolare
il portale del monumentale palazzo De Caro, che si affaccia su Piazza
Losardo, già Largo Porta di Basso. Al centro lo stemma di famiglia, al lato
sinistro due colonne, una di stile ionico, l’altra sormontata da due mascheroni
con la bocca aperta. Forse due caccia acqua.
Diego De Caro junior, psichiatra, autore del
corposo volume La psichiatria attraverso i secoli edito da Idelson
nel 1997.
Il vicesindaco Fabio Angilica, infine, ha sottolineato compiaciuto i meriti della
prolusione di Carlo Andreoli che con grande perizia ha ricostruito momenti
culturali di particolare pregio che hanno caratterizzato la vita di Cetraro. Angilica ha sottolineato che la prolusione ha
avuto il merito di ripercorrere le tappe significative degli incontri culturali
promossi dalle amministrazioni comunali per valorizzare il patrimonio culturale
cetrarese.
Due fra tutti l’iniziativa che si è tenuta in
Campidoglio il 31 gennaio 2012 sulla figura di fra Albenzio Rossi, venerato
anche nella città di Roma, e il ritorno a Cetraro il 4 giugno 2011 della
preziosa icona bizantina di Maria che fra Albenzio aveva riportato dalla Terra
Santa e che teneva sempre con sé. Oggi l’icona, incoronata da due papi, è custodita nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie in
Roma.
Commovente
ed apprezzata con un caldo applauso la presenza della decana del Centro,
Giovannina Pepe, sempre presente alle iniziative sociali e culturali degli
anziani.
Rosa
Randazzo
lunedì 27 novembre 2017
martedì 21 novembre 2017
Caffè letterario. Il virus del tempo
Il passato borbonico, il presente
garibaldino, il futuro socialista supportano la trama narrativa del romanzo I vecchi e i giovani di Luigi
Pirandello, di cui si è parlato nella prima
giornata del Caffè Letterario organizzato
dal Centro Sociale Anziani di Cetraro,
presieduto da Fausto Gallo.
La conversazione, coordinata da Gaetano
Bencivinni, si è svolta su specifiche tematiche di particolare attualità: il
rapporto tra le generazioni, il crollo degli ideali, la crisi politica e
sociale prodotta in Sicilia dall’unità d’Italia.
L’attenzione è stata rivolta ad alcuni
personaggi del romanzo, scelti per la loro valenza simbolica: don Ippolito
Laurentano, aggrappato al passato borbonico, Mauro Mortara, patriota
garibaldino, che si ritrova nel 1893 sotto le macerie della delusione
risorgimentale, Lando Laurentano, giovane aristocratico affascinato dagli
ideali socialisti e sconfitto dalla mancanza di coscienza di classe del
sottoproletariato siciliano, Corrado Selmi, deputato garibaldino, corrotto e
travolto dallo scandalo della Banca Romana, Flaminio Salvo, imprenditore in
ascesa, sconfitto dalle vicende private e dagli scioperi dei minatori nelle sue
miniere di zolfo.
La serata è stata introdotta da Vittoria
Colistra, che ha illustrato il programma del Caffè Letterario ed ha tracciato a
grandi linee il contesto storico del romanzo, indicando significativi spunti di
riflessioni su tematiche attuali.
Nel corso del dibattito è intervenuto
l’onorevole Giuseppe Aieta, che ha preannunciato il prossimo varo di una legge
regionale a tutela degli anziani, che illustrerà a breve a Cetraro ai due
centri anziani.
Rudy Angilica ha puntato il dito sulle
complesse questioni politiche presenti nel romanzo di Pirandello e sulla
attualità di tante questioni che riguardano le forme di governo e le possibili
risposte da trovare in situazioni di crisi come quella attuale, caratterizzata
dalla sfiducia nei partiti e nella politica.
Pino Losardo ha illustrato i tratti
distintivi del romanzo, soffermandosi sulle contraddizioni del processo
unitario e sulle gravi conseguenze sociali prodotte in Sicilia e nel Sud da una
serie di scelte sbagliate fatte dal governo sabaudo e garibaldino. Rosa
Randazzo, intervenendo sulle contraddizioni del pensiero pirandelliano sul modo
di rapportarsi con l’attualità politica, ha sottolineato la lungimiranza di
quanti, come Pirandello e Galilei, sanno compiere scelte di qualità, proiettate
verso il futuro e costruite intorno ad idee innovative e rivoluzionarie, non
comprese facilmente in realtà, spesso degradate ed inadeguate.
Marietta Gallo ha sottolineato la qualità del
confronto culturale, costruito intorno alle riflessioni sul romanzo di
Pirandello, e ha auspicato l’opportunità di procedere nella direzione di
organizzare eventi culturali con i riflettori accesi sul processo di crescita
della città.
Il presidente Fausto Gallo ha aperto
l’incontro con la lettura di una citazione che sottolinea la qualità della
comunicazione all’interno di un gruppo inserito nella società: “La
comunicazione nei gruppi supppone una
dedizione, un cuore che si dona e che quindi è capace di muovere il cuore degli
altri.” ( (Damiano Modena, introduzione a Colti da stupore, incontri con Gesù
di Carlo Maria Martini)
lunedì 20 novembre 2017
sabato 18 novembre 2017
Caffè letterario. Apre i battenti la VI edizione
Tornare alle radici, per capire il presente e
per creare il futuro. Lungo questo filo conduttore si svolgeranno le quattro
giornate della VI edizione del Caffè letterario, organizzato dal Centro sociale
anziani di Cetraro centro, presieduto da Fausto Gallo.
Le conversazioni letterarie, coordinate da
Gaetano Bencivinni, riguardano “I vecchi e i giovani” di Luigi Pirandello e “La
luna e i falò” di Cesare Pavese. Il critico d’arte, Carlo Andreoli tratterà il
tema “Palazzi e gente di Cetraro”.
La prima serata è prevista per lunedì prossimo
20 novembre alle ore 18 nella sede del Centro. La successione degli incontri
avverrà ogni lunedì sino all’11 dicembre.
Il complesso rapporto tra il vecchio e il nuovo
costituisce l’asse portante intorno a cui ruotano le conversazioni e riguardano
quel filo sottile che lega il vecchio e il nuovo costituito dal virus del
tempo, “che rosicchia le cellule, collassa i corpi, cambia il modo di pensare,
ribalta la visione del mondo”.
Una lettura della realtà circostante, che
avviene attraverso lo studio delle regole del potere, uniche a reggere la forza
devastante del virus del tempo. “Tutto cambia, ma le regole del potere
rimangono immutate”. Il romanzo di Pirandello costituisce l’anello di congiunzione
tra “I Viceré” di Federico De Roberto, e “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di
Lampedusa.
I tre romanzi sono accumunati dalla visione del
potere come forma inossidabile, unica a reggere di fronte alle trasformazioni
storiche e culturali.
Tiziana Ruffo
martedì 14 novembre 2017
Il vecchio e il nuovo
C’è un filo sottile che lega il vecchio e il
nuovo, costituito dal virus del tempo, che rosicchia le cellule, collassa i
corpi, cambia il modo di pensare, ribalta la visione del mondo.
Non c’è nuovo in grado di reggere il tarlo
che rode e che trasforma, non c’è vecchio che non abbia vissuto il sogno
impossibile di fermare il flusso del tempo.
La vita è una malattia mortale incurabile (
Italo Svevo), che oscilla tra illusione e delusione.
Il principe don Ippolito Laurentano, rintanato
nella sua villa aristocratica, protetta da venticinque gendarmi con divise
borboniche, si illude di poter lasciare la storia fuori dai confini della sua
tana.
Mauro Mortara, servo fedele di don Cosimo
Laurentano, si illude di poter fermare il tempo dell’Italia sabauda e
garibaldina e paradossalmente muore con le medaglie al petto sotto i colpi di
soldati di quell’Italia per la quale ha combattuto nella gloriosa spedizione
dei Mille.
Landino Laurentano, figlio di don Ippolito,
subisce il fascino degli ideali socialisti, ma vive il dramma del nuovo che
ancora non si afferma e si scontra con il presente garibaldino, che resiste e
lo costringe a fuggire.
Corrado Selmi, deputato garibaldino, muore
suicida travolto dallo scandalo del fallimento della Banca Romana. Il tempo
corrompe e logora gli ideali.
Flaminio Salvo, imprenditore in ascesa, si
illude di poter accedere nel mondo dell’aristocrazia, ma il suo sogno si
infrange tra la moglie folle e la figlia Dianella, che impazzisce per la
delusione d’amore, provocata dall’ingegnere Aurelio Costa, trucidato dagli
zolfatari insieme all’amante Nicoletta Spoto, moglie dell’onorevole Capolino.
Il romanzo I vecchi e i giovani di Luigi
Pirandello si colloca a metà strada tra I viceré di Federico de Roberto e Il
gattopardo di Tomasi di Lampedusa. Il tema comune è costituito dalla delusione
risorgimentale e dalla visione del mondo, basata sulla impossibilità di
cambiare le regole del potere, che sono le uniche a reggere alla forza devastante del virus del
tempo.
domenica 5 novembre 2017
Caffè letterario. Sesta edizione
20 novembre
ore 18:00
Conversazione
su I vecchi e i giovani di Luigi Pirandello a cura di Gaetano Bencivinni
27 novembre
ore 18:00
Palazzi
e gente di Cetraro. Parte prima a cura di Carlo Andreoli
04 dicembre
ore 18:00
Conversazione
su La luna e i falò di Cesare Pavese a cura di Gaetano Bencivinni
11 dicembre
ore 18:00
Palazzi
e gente di Cetraro. Parte seconda a cura
di Carlo Andreoli
Gli
incontri si terranno nella sede del Centro sociale anziani di Cetraro Centro
giovedì 2 novembre 2017
sabato 28 ottobre 2017
venerdì 27 ottobre 2017
E’ l’ora della responsabilità
Intervento
di Rosa Randazzo, portavoce del Centro sociale anziani di Cetraro Centro
Prima
di proporre il mio intervento, a nome del Centro Sociale Anziani , ringrazio il
Consiglio Comunale che ci ha stimolati a riflettere su tematiche così
importanti ed esprimo la solidarietà mia personale e del Centro nella sua
interezza al vicesindaco Fabio Angilica e alla sua famiglia.
Non
abbiamo avuto il tempo di convocare l’assemblea dei soci in quanto l’invito è
arrivato troppo tardi, per cui l documento che io mi appresto a leggere è
frutto del confronto tra i membri del direttivo, presieduto dal presidente
Fausto Gallo. Ci siamo soffermati sul
tema della responsabilità individuale e collettiva per la crescita di una
società coesa.
Spesso
siamo distratti e chiusi nel cerchio delle nostre individualità e dimentichiamo
che una società civile si fonda, trasforma e cresce sul senso di responsabilità
di tutti e di ciascuno.
Il
senso di responsabilità, che è consapevolezza di dover rispondere degli effetti
di azioni proprie e altrui, si forma attraverso l’educazione, ma soprattutto
attraverso la testimonianza.
Compete
alla Scuola, alle varie associazioni, alla politica aiutare a crescere nella
responsabilità e nella cura, ma, presupposto
indispensabile per riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare è
“osare trasformare in sofferenza personale quello che accade”, come afferma
papa Francesco nell’enciclica Laudato
sì.
La
nostra città, che noi tutti amiamo, come tutte le città grandi o piccole che
siano, ha un valore ed un destino storico. E’ patrimonio comune religioso,
culturale, creativo, sociale, economico, che noi abbiamo ricevuto e che non va
dilapidato ma va accresciuto e lasciato in eredità alle generazioni future.
Questa
nostra città presenta periodicamente sintomi di sofferenza, ma ha in sé gli
anticorpi per difendesi da attacchi malavitosi.
E’ necessario, però, fare una lettura della realtà in profondità.
E’
come il movimento delle acque del mare. In superficie esse appaiono agitate, in
balia di forze incontrollabili, ma in profondità ci sono delle correnti che ne
governano il movimento.
Anche
nel profondo della nostra comunità ci
sono correnti che trascinano verso un senso ben preciso: la convivenza pacifica.
Bisogna
saperle individuare queste correnti e lasciarsi trascinare da esse.
E’ la
corrente della legalità, che non è soltanto rispetto della legge. E’ qualcosa
di più. Non tutto ciò che è legale, infatti,
è lecito.
E’ la
corrente della giustizia, che è non solo equa distribuzione delle risorse di un
territorio, ma anche pieno impiego di tutte le risorse umane.
E’
l’ascolto dell’altro, presupposto indispensabile di un dialogare serio ed
efficace.
E’ la
ricerca del Vero che è fratello della
Bellezza. Come recita una profonda poesia di Emily Dickinson.
· * Dal senso di responsabilità
derivano azioni concrete ed impegni precisi.
La
nostra associazione, che ha fini sociali,
qualche giorno fa ha deciso di aprire la propria sede, adesso soltanto
per tre giorni la settimana, non solo ai
soci, ma anche a tutti coloro che vogliono partecipare alle attività ricreative
e culturali che in essa si organizzano.
Assumiamo
oggi l’impegno di stabilire un contatto
con i ragazzi ed i nostri giovani per trovare un terreno su cui costruire
percorsi comuni.
Avanziamo
al Consiglio comunale la proposta di creare una Consulta delle associazioni e
delle organizzazioni impegnate in
attività di solidarietà sociale, ambientale, culturale e ricreative.
Nel
nostro operare abbiamo infatti constatato che le associazioni spesso lavorano
in maniera individualistica senza alcun raccordo tra di loro.
Le
Consulte sono importanti strumenti di partecipazione consapevole alla vita
cittadina. Esse favoriscono la collaborazione tra le associazioni e tra le
associazioni e le istituzioni . Sono luogo di definizione e realizzazione di
iniziative ed attività volte al
raggiungimento di obiettivi comuni : il rispetto delle regole, l’educazione
ad un uso corretto dei canali di comunicazione permessi da Internet, divenuti
canali di diffusione di calunnie e ingiurie, la partecipazione attiva a tutte
le iniziative organizzate da figure istituzionali e sociali.
Insomma
la ricostruzione della comunità sociale passa attraverso interventi a rete, attraverso il ripristino di costruttivi
rapporti interpersonali , attraverso
la sperimentazione di quella che La Pira, cristiano e sindaco della
città di Firenze, chiamava la socialità
operosa del gruppo.
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