Quando il profeta vede dall’alto di una collina la nave all’orizzonte,
attesa da dodici anni, le porte del suo cuore si aprono. Il sogno, a lungo
coltivato, approda sul lido sicuro della solida realtà. Tuttavia, un filo di
nostalgia lo attraversa e lo induce a rispondere alle domande del popolo di Orphalese,
che lo implora a prolungare ancora il suo soggiorno.
La nave del ritorno è già pronta sulle acque del porto della
città. Lo aspetta paziente, per riportarlo nella sua isola natale. La partenza
non si può più rinviare.
Allora il profeta rivela squarci di verità su ciò che esiste tra
la nascita e la morte.
Il suo discorso si sofferma sull’amore, sull’amicizia, sulla gioia
e la tristezza, sul piacere e sul dolore, sulla ragione e sulle passioni, sul
bene e sul male.
Il profeta risponde alla profetessa, al sacerdote, all’eremita, al
mercante, all’oratore, al muratore e alla gente comune.
Parla del dare, del comperare, del vendere, del lavoro, della
libertà, delle leggi, dell’insegnamento e del conversare.
Le sue riflessioni, ricche di immagini efficaci, si estendono alla
coscienza di se, alla religione, alla preghiera, al lento fluire del tempo e
alla morte, con l’occhio rivolto all’oggi, che abbraccia nel ricordo il passato
e nella speranza il futuro.
La bellezza illumina il sentiero dove passa l’anima, che scala le
vette e si aggrappa con ardore alle stelle.
Tutto questo( o quasi) si ritrova nelle splendide pagine del
libretto Il profeta dello scrittore libanese Kahlil Gibran.
Una lettura speciale, che trasporta il lettore nel mondo incantato
dell’arte, dove brilla l’eternità, che fa vibrare le magiche corde dell’arpa
della vita.
Gaetano Bencivinni
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