Nel teatro di Oklahoma in America c’è posto per tutti. Ognuno è
benvenuto. Tutti sono utili e tutti hanno un lavoro.
È questa la terra promessa in cui approda il sedicenne Karl Rossman,
costretto a lasciare Praga, perché respinto dai suoi genitori, non disposti a
tollerare lo scandalo del ragazzo, sedotto da una domestica.
Il protagonista del romanzo America di Franz Kafka inizia così un
viaggio avventuroso, che passa attraverso avversità, scacchi, sconfitte, sempre
segnato da colpe, che lo spingono fuori da una sorta di Eden sfuggente.
Il viaggio di Karl è caratterizzato sin dal suo arrivo a New York
dal simbolico rapporto con una valigia, che rappresenta il passato e che perde
in occasione dello sbarco a New York. Karl la ritrova dopo aver perso la protezione dello
zio senatore, che lo aveva accolto su
segnalazione della domestica che aveva sedotto il ragazzo.
Da qui inizia una serie di disavventure, provocate da colpe,
spesso insignificanti, che tuttavia fanno precipitare Karl nei meandri di una
vita fatta di difficoltà, di incomprensioni, acuite dall’incontro con due
canaglie, Robinson e Delamarche, anche loro emigrati dall’Europa in America.
Ingenuo, generoso, sempre pronto a ricominciare, Karl si muove tra
le insidie del mondo, incontrando anche persone disposte ad aiutarlo come la
capocuoca all’Hotel occidentale.
Il suo viaggio si conclude al teatro di Oklahoma, che
simbolicamente rappresenta il ritorno all’Eden, la speranza che anche quando si
è perseguitati la meta desiderata può essere raggiunta.
Il romanzo contiene già tutte quelle tematiche che si ritroveranno
nei due romanzi successivi: Il processo e Il castello.
Nel romanzo America, anche se è fortemente presente la dialettica colpa
– espiazione, rimane rilevante il sogno di una società solidale in cui si può
rapidamente arrivare se si riesce a mettere da parte tutti i bagagli del
passato, che ostacolano il viaggio verso l’avvenire.
Gaetano Bencivinni
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