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venerdì 10 luglio 2015

La festa di Clarissa

La morte è una sfida. La morte è un tentativo di comunicazione, poiché gli uomini avvertono l’impossibilità di raggiungere quella mistica meta che sentono sfuggire. Ciò che è vicino si allontana. L’estasi svanisce e si rimane soli.
Un giovane si era ucciso. Si era buttato dalla finestra. Aveva fatto la guerra. Le voci del suo amico, morto nella Grande guerra, risuonano nella sua mente malata.
Le vicende del folle Septimus e della moglie Lucrezia si intrecciano con la storia sentimentale di Peter Walsh e di Clarissa Dalloway, protagonisti del romanzo La signora Dalloway della scrittrice inglese Virginia Woolf.
Amore e morte, conversione e filantropia, ipocrisia e snobismo, emigrazione e Grande guerra sono gli ingredienti della struttura narrativa del romanzo, che trasporta il lettore nella società salottiera londinese dove l’aristocratica Clarissa organizza una grande festa a cui parteciperà persino il primo ministro.
Clarissa donna amante del successo, immersa nelle apparenze del trionfo, ha condiviso la sua giovinezza con Peter, ma ha sposato il potente politico Richard, che le consente di condurre una vita sfarzosa, di dare grandi feste, di coltivare rapporti con la crema sociale londinese.
Peter, innamorato di Clarissa, emigra deluso in India e lì conduce una vita originale, ma fallimentare e senza prospettive.
La scrittrice racconta le vicende con un linguaggio colto, raffinato e ricco di significati simbolici. Un romanzo profondo, che richiede particolare attenzione e che va letto con grande spirito di meditazione.
La pazzia di Septimus, la frivolezza della società londinese, la morte e la vita gioiosa si incontrano ed entrano in conflitto.  Tutto si ritrova nella festa di Clarissa dove c’è posto anche per Peter, rientrato dopo circa un ventennio dall’India, che così ha modo di contemplare la sua Clarissa, di cui è ancora profondamente innamorato.


Gaetano Bencivinni

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