Legalità, giustizia, regole processuali, danno sostanziale. Su
questi temi lo scrittore Gianrico Carofiglio costruisce la narrazione del
romanzo La regola dell’equilibrio, che ha come protagonista Pierluigi Larocca,
un magistrato ambizioso, abituato a primeggiare, che elabora una bizzarra
teoria secondo cui la violazione delle regole non si può configurare come reato
se non c’è danno sostanziale.
Divenuto magistrato all’età di ventiquattro anni, Larocca accumula
però progressivamente, nel corso della sua attività di Presidente del Tribunale
del riesame, una rabbia nascosta dovuta al fatto che non accetta che
professionisti mediocri siano riusciti a guadagnare molto di più di quanto
abitualmente guadagna un magistrato. Da qui nasce la sua strana teoria, che lo
spinge ad accettare regali da parte di avvocati mediocri, che aiuta nella
difesa dei clienti da lui ritenuti innocenti.
Larocca rispetta le regole di procedura, non fa nessuna forzatura
illegittima, si limita semplicemente a garantire la corretta formalizzazione
delle procedure e proprio per questo si considera al di fuori di ogni possibile
accusa di corruzione.
Le sue vicende precipitano nel momento in cui il pentito Capodacqua
lo accusa di corruzione e Larocca dà
mandato per la sua difesa al noto avvocato Guido Guerrieri, protagonista dei
romanzi di Carofiglio.
Il romanzo ruota intorno a questa questione cruciale che riguarda
l’amministrazione della giustizia e la correttezza o meno della magistratura.
Larocca, brillante oratore, si fa apprezzare per la sua
straordinaria conoscenza del diritto al punto da essere considerato un vero e
proprio pozzo di scienza. Nel suo mirino finiscono i falsi moralisti, che si
permettono di giudicare e di guardare dall’alto in basso chi, come lui, viola
le regole senza però produrre danno sostanziale ad altri.
La verità è che, nel giro di pochi anni, questa sua bizzarra
teoria gli consente di farsi un conto in Svizzera particolarmente robusto e
tale da soddisfare le sue ambizioni di ricchezza.
Mentire a se stesso significa perdere di vista la verità.
Quando Guerrieri, grazie alla preziosa collaborazione dell’investigatrice
privata Annapaola, scopre le magagne del suo assistito, non esita a rinunciare
al mandato, perché considera immorale contribuire a far assolvere un magistrato
corrotto.
Annapaola, personaggio femminile interessante, richiama Lisbeth
Salander, straordinaria protagonista della trilogia Millennium dello scrittore
svedese Stieg Larsson.
Gaetano Bencivinni
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