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domenica 12 luglio 2015

Un magistrato corrotto

Legalità, giustizia, regole processuali, danno sostanziale. Su questi temi lo scrittore Gianrico Carofiglio costruisce la narrazione del romanzo La regola dell’equilibrio, che ha come protagonista Pierluigi Larocca, un magistrato ambizioso, abituato a primeggiare, che elabora una bizzarra teoria secondo cui la violazione delle regole non si può configurare come reato se non c’è danno sostanziale.
Divenuto magistrato all’età di ventiquattro anni, Larocca accumula però progressivamente, nel corso della sua attività di Presidente del Tribunale del riesame, una rabbia nascosta dovuta al fatto che non accetta che professionisti mediocri siano riusciti a guadagnare molto di più di quanto abitualmente guadagna un magistrato. Da qui nasce la sua strana teoria, che lo spinge ad accettare regali da parte di avvocati mediocri, che aiuta nella difesa dei clienti da lui ritenuti innocenti.
Larocca rispetta le regole di procedura, non fa nessuna forzatura illegittima, si limita semplicemente a garantire la corretta formalizzazione delle procedure e proprio per questo si considera al di fuori di ogni possibile accusa di corruzione.
Le sue vicende precipitano nel momento in cui il pentito Capodacqua lo accusa di corruzione  e Larocca dà mandato per la sua difesa al noto avvocato Guido Guerrieri, protagonista dei romanzi di Carofiglio.
Il romanzo ruota intorno a questa questione cruciale che riguarda l’amministrazione della giustizia e la correttezza o meno della magistratura.
Larocca, brillante oratore, si fa apprezzare per la sua straordinaria conoscenza del diritto al punto da essere considerato un vero e proprio pozzo di scienza. Nel suo mirino finiscono i falsi moralisti, che si permettono di giudicare e di guardare dall’alto in basso chi, come lui, viola le regole senza però produrre danno sostanziale ad altri.
La verità è che, nel giro di pochi anni, questa sua bizzarra teoria gli consente di farsi un conto in Svizzera particolarmente robusto e tale da soddisfare le sue ambizioni di ricchezza.
Mentire a se stesso significa perdere di vista la verità.
Quando Guerrieri, grazie alla preziosa collaborazione dell’investigatrice privata Annapaola, scopre le magagne del suo assistito, non esita a rinunciare al mandato, perché considera immorale contribuire a far assolvere un magistrato corrotto.
Annapaola, personaggio femminile interessante, richiama Lisbeth Salander, straordinaria protagonista della trilogia Millennium dello scrittore svedese Stieg Larsson.


Gaetano Bencivinni 

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