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venerdì 22 aprile 2016

Caffè letterario. Vincenzo Consolo e Renato Guttuso


Si è svolto giovedì sera il terzo appuntamento con la IV edizione del “Caffè letterario” promosso e organizzato dal Centro sociale anziani di Cetraro.
L’evento culturale, caratterizzato dal commento del professor Gaetano Bencivinni, si è incentrato sul libro “L’olivo e l’olivastro” di Vincenzo Consolo, un libro definito “Viaggio immaginario in Sicilia, sulle tracce della memoria letteraria: dalle vicende dei Malavoglia ai personaggi del mito come Ulisse, dai ricordi di viaggio di Goethe e Maupassant, all'incontro fra Verga e Pirandello.”
Un libro originale nel quale l'autore rivisita con linguaggio poetico e vibrante il passato della sua terra, che rappresenta uno dei punti più alti della narrativa consoliana.
Un’opera letteraria nella quale il viaggio, costante topos letterario dell’autore, diviene metafora della solitudine, abbandono della terra natia e ritorno in essa attraverso un percorso tutto intellettuale di luoghi e di memoria.
Lo stesso professor Bencivinni, nella sua relazione, ha sottolineato le peculiarità della narrativa di Vincenzo Consolo e le tematiche che lo accomunano al suo conterraneo Renato Guttuso, il grande artista sul quale è stato incentrato il secondo appuntamento del Caffè letterario, curato dall’architetto Carlo Andreoli, seguito al primo appuntamento dedicato al libro “Bagheria” di Dacia Maraini.
“Lo scrittore e saggista Vincenzo Consolo – ha detto il professor Bencivinni - nel suo volume “Di qua dal faro” dedica pagine significative all’arte pittorica di Renato Guttuso. L’autore sottolinea i tratti distintivi del realismo, che attraversa la produzione artistica del pittore bagherese, formatosi nel decennio tra il 1920 e il 1930 in cui le grandi questioni sociali, che hanno fatto seguito alla Grande Guerra, tenevano banco nel dibattito politico e sociale italiano.
Temi politici, l’impegno sociale, lo sguardo rivolto alle grandi vicende belliche costituiscono la cornice all’interno della quale Guttuso costruisce i suoi dipinti, volti a cogliere nel perimetro simbolico di Bagheria e della Sicilia quelle che Consolo definisce le offese sull’uomo della Natura e della Storia. “Palinuro”, “La fuga dall’Etna”, “La crocifissione”, “Lo zolfatorello ferito”, “La notte di Gibellina” e le tante nature morte esprimono il dramma esistenziale dell’uomo, spesso oltraggiato dalla tragedia, dal dolore, dai conflitti sociali, dalle guerre, dai terremoti. “La fuga dall’Etna”, cui corrisponde specularmente “La notte di Gibellina”, indica la fuga della gente dall’eruzione vulcanica che cerca la libertà, portando dietro gli arnesi di lavoro, recandosi a valle, a sottolineare la persistente fiducia nel futuro. Ne “La notte di Gibellina” il cammino delle fiaccole, rette dalla gente che sale verso l’Acropoli di Gibellina, sta ad indicare invece l’impulso di solidarietà che anima gli uomini quando sono colpiti dalle catastrofi naturali. Ne “La crocifissione”, ancora una volta esprime il dolore esistenziale, rappresentato dal volto di Cristo nascosto.
E’ così che Guttuso ha inteso esprimere la sofferenza di Cristo, che rappresenta il dramma di tutti gli uomini sottoposti costantemente agli oltraggi della Storia.
Il merito del pittore bagherese è di aver saputo cogliere nel particolare il messaggio universale del dolore”.
L’ultimo appuntamento con questa nuova edizione del Caffè letterario è, invece, previsto per il 29 aprile e sarà incentrato sull’interessante intervento dell’architetto Carlo Andreoli  sul tema “L’arte pittorica di Antonello da Messina”.


Clelia Rovale                     

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