Il metaromanzo L’olivo e l’olivastro dello scrittore siciliano Vincenzo Consolo ha come protagonista la Sicilia, crocevia di civiltà, terra di grandi scrittori ed artisti, teatro di drammi sociali, di fenomeni malavitosi, di corruzione, di morti ammazzati, di faccendieri, truffaldini e mafiosi.
Un’isola, ricca di paesaggi splendidi, di beni artistici di
pregio, di storie e di leggende, verso cui lo scrittore, emigrato a Milano,
tende nostalgicamente le mani.
Una narrazione, sorretta da un linguaggio poetico, vibrante,
evocativo, antico e nuovo, che ha il merito di fornire al lettore immagini di
una Sicilia avvolta nel mito e tuttavia segnata da oltraggi della natura e
della storia.
I terremoti di Gibellina, di Messina e di Noto, l’eruzione
dell’Etna, il malgoverno e la negligenza delle classi dirigenti, l’emigrazione,
l’inquinamento prodotto dalle raffinerie di Milazzo, Augusta e Gela, il dramma
degli zolfatari, le manifestazioni e le lotte contadine.
Una storia intrecciata di sofferenze, di ribellioni e di voglia di
costruire il futuro.
Tutto si svolge nella cornice ideale del viaggio mitico di Ulisse,
simbolo dell’esule che tra le tempeste della vita non perde mai la voglia di
tornare nella sua Itaca tra gli affetti familiari.
Anche Consolo, così come aveva già fatto il grande scrittore
Giovanni Verga, vive con nostalgia la sua lontananza dalla Sicilia, anche se
non perde mai la voglia di rivisitare i luoghi dove ha trascorso la giovinezza.
L’amarezza dello scrittore è che purtroppo l’olivastro, simbolo di
barbarie e di selvatichezza, prevale sull’olivo, simbolo di civiltà, di cultura
e di progresso.
Gaetano Bencivinni
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