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martedì 25 febbraio 2014

Agilulfo come Jahvè

Agilulfo è una vuota armatura che si muove per forza di volontà. Un cavaliere inesistente a servizio di Carlo Magno. Un paladino integerrimo, ligio al dovere, totalmente dedito al rispetto delle regole, preciso e rigoroso al punto da suscitare l’invidia degli altri paladini di Francia.
E’ bastato però un piccolo sospetto sul suo operato per inceppare la forza vitale del’armatura, che sarà poi indossata dal giovane paladino Rambaldo.
Agilulfo è senza corpo, non ha desideri, non ha passioni e non può ricambiare l’amore della donna guerriera Bradamante, che finirà tra le braccia di Rambaldo, ingannata dall’armatura di Agilulfo.
Il cavaliere inesistente ricorda il poliziotto Jahvè, personaggio di rilievo del monumentale romanzo I miserabili dello scrittore francese Victor Hugo.
Anche Jahvè, come Agilulfo, è ligio al dovere al punto da preferire il suicidio nelle acque della Senna, piuttosto che vivere con la macchia di aver lasciato libero il forzato Jean Valjean, che gli aveva salvato la vita.
Il cavaliere inesistente di Italo Calvino è un romanzo allegorico e filosofico, che punta i riflettori sul significato dell’esistenza umana.
Per vivere con senso di responsabilità non basta rispettare le regole. Occorre anche sapere che desideri, sogni, passioni, amore ed errori sono il miele dell’esistenza.

Gaetano Bencivinni



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