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venerdì 28 febbraio 2014

Il tarlo della colpa


Come una canna, l’uomo è esposto al vento della sorte. Una sorte, macchiata dalla colpa, quella di Efix, protagonista del romanzo Canne al vento della scrittrice sarda Grazia Deledda.
Il servo Efix favorisce la fuga della dama Lia Pintor, che lascia il suo paesino in provincia di Nuoro, per sottrarsi alla morsa autoritaria del padre, che accidentalmente viene ucciso proprio da Efix in una zona isolata del podere dei Pintor.
Un delitto, ignorato da tutti, che pesa come un macigno sulla coscienza del servo che, per espiare la colpa, dedica tutta la sua vita al servizio delle tre sorelle di Lia, rimaste nubili in casa: Ruth, Ester e Noemi.
Anche Giacinto, figlio di Lia, sposatasi nel continente, ha una sorte segnata da una colpa.
Impiegato alla dogana, si appropria di un pagamento di un ingenuo capitano, perde la somma al gioco e nega di aver ricevuto i soldi dal capitano, che lo denuncia.
Giacinto perde così il posto e precipita nella miseria. Decide pertanto di recarsi in Sardegna dalle zie, ormai nobili decadute.
La condotta irresponsabile del nipote porta alla rovina le sorelle Pintor, che sono costrette a vendere il podere al cugino Pietro, per evitare lo scandalo dell’esproprio per una falsa firma di Ester, utilizzata da Giacinto per ottenere un prestito dalla usuraia del paese.
Il romanzo si conclude con il matrimonio di Giacinto con la povera contadinella Grixenda e con il matrimonio della nobildonna Noemi con il ricco cugino Pietro.
Efix muore in solitudine nella casa dei Pintor, dopo aver confessato la sua colpa al prete in punto di morte.
Un romanzo coinvolgente, che trasporta il lettore nel mondo arcaico della Sardegna rurale, non contaminata ancora dagli strali della modernità.


 Gaetano Bencivinni

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