Frantumazione
dell’io, relativismo gnoseologico, realtà fluida ed inafferrabile. La ragione
si impiglia nelle forme delle convenzioni e precipita nel buio della follia.
Su
questi temi Luigi Pirandello costruisce il romanzo “Uno, nessuno e centomila”.
Un romanzo attuale se si tiene conto che fragilità dell’io, complessità del
reale, crisi del razionalismo neoilluministico e prevalenza dell’artificiale
sul naturale sono tratti distintivi del mondo contemporaneo in cui disagio
esistenziale, rapidi mutamenti sociali e tirannia dell’apparire sono moneta
corrente.
Vitangelo
Moscarda, protagonista del romanzo, colpito dalla scintilla della coscienza,
scopre i suoi limiti fisici, rifiuta la maschera di usuraio ereditata dal
padre, avvia un cervellotico ragionamento che lo trasporta nel gorgo nero della
pazzia.
C’è
nel romanzo una secca condanna del progresso che deturpa la natura, delle
convenzioni che ingabbiamo l’esistenza umana, del disagio della civiltà
prodotto dal dominio delle tecnologie e dallo smarrimento dell’uomo gettato nel
mondo senza riferimenti certi a cui aggrapparsi.
Sulla
stessa lunghezza d’onda il romanzo di Italo Svevo “La coscienza di Zeno”, che
punta i riflettori sull’eroe decadente inetto, che vagola nel mondo tra
malattie e nevrosi alla ricerca della salute, che è praticamente negata all’esistenza
umana.
La
vita contiene in sé il virus della malattia mortale, che può essere debellato
solo da una catastrofe, prodotta da un ordigno micidiale in grado di
trasformare la terra in una nebulosa priva di parassiti e di malattie.
Gaetano
Bencivinni
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