Agilulfo
è una vuota armatura che si muove per forza di volontà. Un cavaliere
inesistente a servizio di Carlo Magno. Un paladino integerrimo, ligio al
dovere, totalmente dedito al rispetto delle regole, preciso e rigoroso al punto
da suscitare l’invidia degli altri paladini di Francia.
E’
bastato però un piccolo sospetto sul suo operato per inceppare la forza vitale
del’armatura, che sarà poi indossata dal giovane paladino Rambaldo.
Agilulfo
è senza corpo, non ha desideri, non ha passioni e non può ricambiare l’amore
della donna guerriera Bradamante, che finirà tra le braccia di Rambaldo,
ingannata dall’armatura di Agilulfo.
Il
cavaliere inesistente ricorda il poliziotto Jahvè, personaggio di rilievo del
monumentale romanzo I miserabili dello scrittore francese Victor Hugo.
Anche
Jahvè, come Agilulfo, è ligio al dovere al punto da preferire il suicidio nelle
acque della Senna, piuttosto che vivere con la macchia di aver lasciato libero
il forzato Jean Valjean, che gli aveva salvato la vita.
Il
cavaliere inesistente di Italo Calvino è un romanzo allegorico e filosofico,
che punta i riflettori sul significato dell’esistenza umana.
Per
vivere con senso di responsabilità non basta rispettare le regole. Occorre
anche sapere che desideri, sogni, passioni, amore ed errori sono il miele
dell’esistenza.
Gaetano
Bencivinni
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