Fugge come una lepre da una tana all’altra. Cerca la solitudine in
collina, immerso nella pace della campagna. Raccoglie erbe e muschi, esplora
sentieri e boschi in compagnia del grosso cane Belbo.
Corrado, protagonista del romanzo La casa in collina di Cesare Pavese, si nasconde, come un ragazzo, tra simbolici
cespugli e legge il libro della propria vita.
Fuori ci sono i rastrellamenti dei Tedeschi nell’Italia
repubblichina, c’è la guerriglia partigiana, ci sono i bombardamenti sulla
città di Torino, ridotta ad un cumulo di macerie.
Ci sono le donne. C’è Cate , energica e dignitosa, che rivede in
un rifugio durante un coprifuoco. C’è Elvira, premurosa e servizievole, che lo
accudisce, lo coccola, lo protegge. C’è Annamaria, capricciosa e viziata, che
Corrado avrebbe voluto sposare.
Parla, con distacco intellettualistico, della guerra con Nando,
Fonso, Cate e con gli amici della collina. Tutti finiscono in prigione. Lui si
salva per caso.
Il piccolo Dino, figlio di Cate, suscita in lui sentimenti
paterni. Potrebbe essere anche suo figlio, dato che otto anni prima lui aveva
avuto una relazione sentimentale con Cate. Lei non conferma né smentisce, ma
porta il segreto con sé in prigione.
Dino e Corrado si rivedono in un collegio di preti, per sottrarsi
alle rappresaglie tedesche. Presto però anche quel rifugio diventa rischioso.
Dino scappa per raggiungere in montagna i partigiani e per fare la guerra ai
fascisti.
Corrado riprende la fuga. Attraversa la linea nemica, assiste a
massacri agghiaccianti tra partigiani e fascisti, supera sentieri e valloni e
raggiunge le sue colline d’infanzia. Anche lì però la guerra indomita persiste.
Solo per i morti la guerra finisce davvero.
Il protagonista racconta in prima persona le vicende del romanzo,
percorso dal dilemma dell’intellettuale, spinto soggettivamente a contemplare
dall’alto gli avvenimenti del mondo, ma costretto dalla dura realtà ad uscire
dalla tana della solitudine, trascinato, suo malgrado, sul fuoco dell’azione.
Gaetano
Bencivinni
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