Rileggere il romanzo I
mandarini della scrittrice francese Simone de Beauvoir a sessanta anni
dalla sua pubblicazione, significa tuffarsi nel contesto storico del dopoguerra
in cui intellettuali, scrittori, artisti, filosofi e letterati erano obbligati
a compiere una precisa scelta di campo tra il blocco filoamericano e il blocco
filosovietico.
La disfatta tedesca, il ritorno dei deportati, il bisogno di
dimenticare gli orrori della guerra e i campi di sterminio, l’esigenza di
costruire un nuovo mondo, il piano Marshall, le vicende del Madagascar, i campi
di lavoro in Unione Sovietica e gli albori della guerra fredda attraversano la
narrazione i cui protagonisti maschili sono Harry e Robert che ricordano molto
da vicino il filosofo Jean Paul Sartre e lo scrittore Albert Camus, premio
Nobel per la letteratura nel 1957.
In quella fase, esistenzialismo, marxismo e psicanalisi si
intrecciano in una miscela filosofica che fornisce le categorie interpretative,
utili per comprendere i comportamenti, gli atteggiamenti, i modi di essere e di
pensare dei vari personaggi che animano il romanzo di Simone de Beauvoir
Individualismo e collettivismo, libertà ed uguaglianza, ma anche
depressioni psichiche, pulsioni suicide, odi ed amori animano il dialogo e gli
atteggiamenti dei personaggi che si confrontano
in un contesto culturale particolarmente stimolante ed elevato.
La cultura parigina continua a rappresentare il faro della Storia,
anche se già si avvertono tutti i fattori del suo prossimo declino, dovuto al
progressivo consolidamento di quel bipolarismo mondiale, che sposterà la
bussola delle sorti dell’umanità a New York ed a Mosca.
Particolarmente moderne appaiono anche le protagoniste
femminili che, pur vivendo in quel
tremendo contesto di guerra, anticipano quel fenomeno di emancipazione
femminile, destinato a trionfare negli anni successivi.
Interprete di questa modernità è Anne , che svolge la funzione
dell’io narrante. Anne vive una doppia vita: felice e pienamente
realizzata a Chicago con uno scrittore americano di cui è innamorata, insicura,
vuota con tendenze suicide a Parigi da cui però non riesce a distaccarsi.
Il romanzo si fa apprezzare per lo straordinario intreccio di
vicende politiche e di esperienze amorose, che procedono nel contesto
straordinario che segna il passaggio dalle tragedie della seconda guerra
mondiale all’entusiasmo per la costruzione di un nuovo mondo con tutte le paure
e le incertezze collegate alla nuova fase storica, che già in quegli anni fa
presagire il dramma della corsa al riarmo nucleare.
Harry e Robert si misurano con l’esigenza di costruire una terza
via che sia antiamericana senza essere comunista. Un tentativo culturale, di
grande levatura, di costruire una sinistra indipendente in grado di coniugare
libertà e giustizia, evitando l’abisso dei sorgenti imperialismi.
Questa grande operazione culturale è destinata a fallire, proprio
perché ormai le sorti della Storia escono dal controllo dell’Europa, che
precipita nelle divisioni e nell’incapacità politica e culturale di svolgere un
ruolo decisivo nello scacchiere mondiale.
Gaetano Bencivinni
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