E’ un
romanzo “famigliare”, solo marginalmente autobiografico, in cui Natalia
Ginzburg , nata Levi, rievoca affidandosi alla memoria, il suo vissuto negli
anni che vanno dal primo al secondo dopo-guerra. Luoghi, fatti, persone e loro
nomi sono reali cosi come le situazioni. Torino è la città in cui vive la
famiglia Levi, ove il padre Beppino esercita la sua professione di docente di
Anatomia all’università e sua moglie Livia, colta e raffinata, si occupa della
educazione dei cinque figli .
Il prof.Levi
esprime anche nel fisico alto e possente una forte personalità, una vitalità talvolta eccessiva e nasconde la sua bontà
d’animo con atteggiamenti burberi, ma non condizionanti.
Usa un suo personalissimo
lessico colorito ed espressivo, estroso e pittoresco in cui si mescolano tracce
del nativo triestino, francesismi ed influssi provenienti dalla cultura
ebraica: “ asino” è chi commette villanie, il timido è un “negro”, il
discorrere della moglie con le amiche è un “babare o ciaciare”e “ babe sono le
amiche della mamma , le loro chiacchiere “un fulignare”, “scherzettini “ le
barzellette… tollerava solo quelle contro il regime! Il lessico della madre è più
delicato ed ironico, fatto di onomatopee e di frasi che si ripetono:
all’apparire della primavera diceva” le violette , le rose, Lidia” ed a quello
dell’inverno” tutte di lana, Lidia. I figli arricchiscono questo lessico con
neologismi e nonsense: “ il baco , del calo, del malo” declinato dal figlio
Mario è il più noto del loro” ciaciare”. Il linguaggio diventa un codice , un
patto di arcane complicità, un nodo di affetti che sono i simboli di un’ unità
familiare indissolubile ed imperitura.
La famiglia
vive dignitosamente in un clima culturalmente vivace, in casa l’antifascismo è
un orientamento morale e culturale e , dopo l’accoglienza data nella loro casa
a F. Turati, fuggiasco, la Storia irrompe in una rapida successione di eventi:
compaiono personaggi come A.Olivetti, V. Foà,
L.Ginzburg,
poi marito di Natalia, C. Levi, G. Paietta, Chiaromonte ed altri amici
oppositori al regime. L’Autrice segue i
personaggi nel carcere o al confino, affronta i temi dell’esilio e della morte
, pudicamente quella del suo stesso marito.
Nel dopo- guerra si vedrà la crescita della casa editrice Einaudi ,
sul suo sfondo campeggia solitario con straordinario rilievo la figura di
Cesare Pavese, la sua tragica morte nel 1950 sembra concludere un’epoca.
Natalia poi
si trasferisce a Roma, gli anziani Levi vivono a Torino e tentano con le antiche
frasi di colmare i vuoti incolmabili con il loro antico lessico famigliare.
Marina
Marasco
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