Il mondo occidentale
è molto cambiato
rispetto a quello
di non molto
tempo fa : il progresso ha rivoluzionato
il modo di
vivere. In passato
la società verticale, soggetta a
domini oligarchici e padronali ,
era ingessata dai
divieti e bloccata dalle
gerarchie. Negli ultimi decenni la
società democratica ha
portato una libertà
individuale in ogni
campo: alla vecchia società
verticale, basata sul
rispetto dei rapporti
gerarchici , si è
andata sostituendo un’altra sempre
più orizzontale e
democratica , dove teoricamente
a tutti sono
offerte le stesse opportunità. “Dall’uguaglianza dei diritti si è
passati all’uguaglianza delle possibilità
(e ovviamente delle responsabilità), dove il successo individuale diventa un
obbligo che alimenta il culto della
performance e la corsa alla competizione”, spiega Ehrenberg, già noto in Italia
per “La fatica di essere se stessi .”L’individuo,
per affermarsi nel lavoro e perfino nelle relazioni private è costretto a diventare “l’imprenditore di se
stesso“, deve sfruttare le proprie competenze al massimo, con il
rischio di percepire un insuccesso come una sconfitta personale che
rimette in discussione l’ideale di
sé e la propria autostima. Quindi è
soggetto alla depressione, all’ansia e allo stress, che più del capitalismo sono il prodotto della
democrazia, sono gli effetti collaterali
di una società fondata sulla libertà di
scelta e l’eguaglianza dei diritti. E’ questa la tesi
spiazzante e provocatoria
che Alain Ehrenberg propone nel saggio, “La società
del disagio”, che in Francia ha suscitato appassionate
discussioni, nel 2010.
“Le diverse
forme più o meno accentuate di sofferenza psichica sono ormai il tratto dominante della
condizione contemporanea occidentale“, spiega il sociologo francese, che
dirige il Centro
di ricerca Psicotropi,
Salute mentale e Società dell’ Università Paris–Descartes: “Lo
confermano in modo unanime psicologi,
psichiatri e psicanalisti, i quali, per caratterizzare tale evoluzione, parlano
di passaggio da Edipo a
Narciso, vale a dire patologie nate dai divieti a quelle prodotte da
una relazione conflittuale con la propria
immagine“.
Marietta Gallo
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