Libera, sportiva, moderna, Micòl è la protagonista del romanzo di
Giorgio Bassani Il giardino dei Finzi Contini. Tutti ruotano intorno a lei.
Stravede per la sua Micòl il vecchio padre Ermanno, un ricco ebreo
di Ferrara, intellettuale di raffinata cultura, che possiede una biblioteca con
circa ventimila volumi, per lo più di letteratura italiana del pieno e tardo
Ottocento.
Alberto, fratello maggiore di Micòl, morto prematuramente nel 1942
per un tumore maligno, trascorre i momenti migliori della sua vita, giocando a
tennis con la vivace sorella, circondata da giovani amici ebrei, che già
avvertono i contraccolpi negativi del clima pesante che si è creato anche in
Italia dopo le leggi razziali del 1938.
Giampiero Malnate, un comunista lombardo, appassionato di
politica, come sospetta l’io narrante del romanzo ha una relazione sentimentale
con Micòl. Malnate muore anche lui prematuramente sul fronte russo nel 1941.
L’anonimo io narrante, ebreo anche lui, coprotagonista del
romanzo, è innamorato di Micòl, che però non gli concede nulla di più di una
vera amicizia.
Il muro di cinta del giardino con le tacche e il chiodo piantato
da Micòl per meglio scavalcarlo e per sottrarsi così al controllo del portiere
Perotti, il tuttofare di casa Finzi Contini, le lunghe passeggiate nel parco tra
alberi secolari e piante rare, la vecchia
carrozza di famiglia dove Micòl e il coprotagonista anonimo si rifugiano per
proteggersi dalla pioggia, le
interminabili discussioni politiche tra Malnate, Alberto e lo stesso
coprotagonista anonimo sono i ricordi su cui si snoda la narrazione degli
avvenimenti di casa Finzi Contini, che l’io narrante riporta alla memoria, circa vent’anni dopo le vicende del romanzo.
Il racconto, ambientato a Ferrara tra il 1929 e il 1939, trasporta
il lettore nel contesto drammatico delle leggi razziali in cui i personaggi
vivono in uno stato di precarietà e di
incertezza consapevoli del prossimo futuro catastrofico. E sarà così.
Ermanno e la signora Olga, la vecchissima Regina, madre di Olga, e
la stessa Micòl vengono arrestati nel 1943 dai repubblichini e subito dopo
vengono deportati nei campi di sterminio in Germania.
Un romanzo che fa riflettere sul tragico destino di tante vite,
piene di entusiasmo e di voglia di vivere, barbaramente stroncate dalla
disumana follia dei forni crematori.
Gaetano Bencivinni
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