Translate

domenica 6 aprile 2014

Una presenza che ci chiama a riflettere



“… si sentiva bruciato d’amor di Dio”. Sono parole, quelle evidenziate da padre Giovanni Spagnolo nella biografia del Beato Angelo d’Acri, che invitano alla riflessione così come la presenza, qui ed ora, delle sue reliquie. Reliquie donate, accompagnate e trasportate dai fedeli della comunità d’Acri a Cetraro sabato 5 marzo e conservate nella Chiesa di S. Pietro Apostolo, dove Padre Angelo, al secolo Luca Antonio Falcone, predicò come guardiano dello stesso convento (dal 1710).
La memoria della sua presenza, resa più significativa dalla donazione di una reliquia, ci impone una riflessione che possiamo racchiudere in due ordini di idee; il primo legato alla spiritualità del Beato Angelo e il secondo relativo al senso di appartenenza ad una comunità percepita nei suoi aspetti esistenziali più che locali.
Per quanto riguarda il primo posso fare riferimento alla mia esperienza di ambientalista di Italia Nostra e all’impegno, negli ultimi mesi, nell’organizzazione di una mostra “Camminando, la bellezza” che mi hanno permesso di recuperare significati dimenticati, alternativi al consumismo e all’idea di un profitto a tutti i costi. Parlare di bellezza , oltre luoghi comuni, apre a valori etici e, soprattutto, alla spiritualità. Le arti mediano quella spiritualità che ciascun uomo sente appartenergli di diritto e d’altra parte lo stesso Friedrich sosteneva che “L’artista non ha altra risorsa che il proprio io spirituale”. Vorrei ricordare, a tal proposito il denso e particolareggiato discorso che papa Benedetto XVI rivolse agli artisti il 21 nov. 2009 in cui coniuga, appunto, bellezza e spiritualità.
La spiritualità del Beato Angelo ha una sua bellezza, quella derivata da comportamenti d’apostolato, da una testimonianza che rappresenta un vero e proprio modello alternativo a quello predominante per il modo in cui sosteneva i poveri. La bellezza di scelte di povertà, di una vita sobria nella quale emerge l’acclamazione gioiosa di Dio. La stessa ironia.
Nella formazione umana la consapevolezza della spiritualità come aspetto fondante, non come valore aggiunto, ma caratteristica fondamentale che permette l’apertura all’altro e il dono dei propri talenti, dovrebbe avere una particolare attenzione perché richiama a valori di solidarietà e di collaborazione, non a quelli appunto predominanti di prevaricazione e competizione. E’ comunicazione e desiderio di mettersi in cammino in modo autentico, coerente, senza paure e tentennamenti, nel rispetto della legalità.
Questa spiritualità la ritroviamo, esteriormente, nella bellezza dell’architettura cappuccina di quel tempo cosparsa nei luoghi del Tirreno cosentino che videro il pellegrinare di padre Angelo. Il saggio impreziosito da tante immagini dell’architetto Carlo Andreoli, inserito negli Atti,  racconta di questo connubio imprescindibile tra i segni del paesaggio e il carattere, la personalità, l’identità delle persone. 
D’altra parte, nella Prefazione al suo libro “Il progetto locale”, divenuto un classico della letteratura ecosostenibile, Alberto Masnaghi avverte che “Il territorio è un’opera d’arte”, in quanto come opera di trasformazione della natura attraverso il sovrapporsi nel tempo storico di numerosi cicli di civilizzazione, restituisce il valore antropologico ed etico di quella stessa impronta, visibile esteticamente.

Il secondo ordine di idee proviene dalla vita stessa del Beato Angelo, un “farsi pane” della santità come afferma mons. Ermanno Raimondo nella presentazione agli atti, che ci introduce ad una domanda esistenziale: poteva mai sentirsi straniero lontano dalla sua città? Quale poteva essere il suo rapporto con i cittadini di Cetraro? Aspetti che si evincono dalla sua biografia (pp. 42-44 degli Atti) e che ci inducono a conoscere meglio la sua vita confrontandola con la nostra quotidianità intrisa di pregiudizi nei confronti del diverso, quando la presenza di questa memorabile figura calabrese, che vedeva nel volto dell’altro il volto di Cristo, ci indica la strada dell’accoglienza, del sacrificio, del perdono.

Francesca Rennis

Nessun commento :

Posta un commento