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giovedì 27 marzo 2014

Agosto 1938

Un carrettiere socialista viene massacrato a Lisbona dalla polizia. La stampa tace. La città puzza di morte. Tutta l’Europa puzza di morte. Le leggi razziali arrivano anche in Portogallo e mietono il panico.
Pereira, responsabile della pagina culturale del Lisboa, vive rintanato nel guscio protettivo della letteratura. Si considera un intellettuale indipendente e come tale non si occupa di politica. Fuori la dittatura salazarista impone le sanguinose regole del regime poliziesco.
Pereira è ossessionato dall’idea della morte e dal timore di essere eretico, perché non crede nella resurrezione della carne. Parla con il ritratto della moglie, morta di tisi qualche anno prima, e si affida ai consigli del parroco don Antonio, che cerca di aprirgli gli occhi sulle tragedie dell’Europa: nazismo, fascismo, guerra civile in Spagna.
L’evento che sconvolge la vita di Pereira è l’incontro con il giovane Francesco Monteiro Rossi, che assume come collaboratore esterno della pagina culturale.
Il giovane e la sua ragazza Marta lo trascinano lentamente nel gorgo di complicità sovversive, che si concludono con l’assassinio di Monteiro Rossi da parte della polizia politica, avvenuto nella casa di Pereira.
Il giornalista si scuote dal torpore e compie la scelta coraggiosa di scrivere un feroce articolo contro la dittatura, che pubblica nel suo giornale, ricorrendo ad un ingegnoso espediente, che gli consente di beffare la censura. Dopo si rifugia in Francia con un passaporto falso.
Il romanzo Sostiene Pereira punta i riflettori sul rapporto tra intellettuale e politica e sulla necessità per ogni giornalista di informare correttamente l’opinione pubblica anche quando diventa rischioso raccontare la verità.


Gaetano Bencivinni

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