I suoi abitanti sono chiamati anche “salinari”
per via delle saline, ricchissima risorsa, ivi esistente.
In questa cittadina vive e opera un dinamico e santo sacerdote, sempre
allegro e anche un po’ burlone: don Emanuele, il cui vero nome è Vittorio
Emanuele. I suoi parrocchiani lo chiamano semplicemente Monsignore,
onorificenza di cui è da tempo
insignito.
Don Emanuele organizza molto spesso dei pellegrinaggi e va con i suoi
parrocchiani in giro per i santuari del mondo. Ad esempio, a Lourdes, è andato,
tra viaggi in pullman, in aereo, in automobile o in treno, approssimativamente
un centinaio di volte.
Essendosi recato una volta a Fatima, si fermò, di passaggio, a Cascais e fu
ricevuto, insieme a tutto il suo gruppo, da Sua Maestà Umberto di Savoia che in
quel posto viveva allora in esilio. Con la fine della seconda guerra mondiale e
a seguito del referendum popolare, la Monarchia aveva, infatti, ceduto il posto
alla Repubblica e l’Italia era ormai interdetta a tutta la discendenza reale
maschile. Le cose cambieranno soltanto con l’avvento del terzo millennio quando
la discendenza di Umberto potrà, piuttosto ingloriosamente, tornare.
Re Umberto, in quell’occasione, ricevendo uno dopo l’altro i connazionali,
stringeva loro la mano e ciascuno gli diceva il proprio nome.
Arrivato il turno di monsignore, questi porse la mano a sua Maestà
dicendogli:
- “Vittorio Emanuele!”.
E il re, piuttosto contrariato:
- “No… Umberto!..”
- “Maestà, so bene che Lei è
Umberto”. “Sono io…Vittorio Emanuele!”
- “Bene”- riprese Sua Maestà -
“Avevo frainteso!..”.
E monsignore di rimando:
- “…sono un figlio di Margherita di
Savoia.”
Questa volta il re, piuttosto stizzito, reagì:
- “Ma lei, padre… vuole proprio
scherzare!...”
- “Nient’affatto, maestà; ripeto che
sono un figlio di Margherita di Savoia, cittadina di Puglia che Lei, forse, non
ricorda o non ha conosciuto!..”
Il re allora, non più seccato ma divertito, gli strinse più forte la mano
e, sorridendo, lo pregò di rimanere con lui a parlargli di Margherita di Savoia
e della sua storia. Monsignore aderì di buon grado alla richiesta e si fermò a
raccontare un po’ della ricca e travagliata storia di quella cittadina.
Alla fine Sua Maestà gli fece dono di alcune monete antiche di cui don
Emanuele, va fiero. Così come a me di persona ha raccontato in un occasionale
incontro sulle strade di Lourdes.
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