Non
ci può essere castigo per chi uccide una vecchia usuraia, la cui vita
vale quanto quella di un pidocchio.
Questa
idea, ossessiva e ripugnante, si annida nel sottosuolo dell’animo di Rodion
Raskol'nikov, giovane studente di Pietroburgo, protagonista del romanzo Delitto
e castigo dello scrittore russo Fëdor Dostojewski.
L’uomo
forte ha il coraggio di violare le regole dei comuni mortali, osa compiere
azioni orrende, si esalta nel disprezzo dello spirito di gregge dei mediocri e
dei vigliacchi. Tale convinzione resiste nella mente di Raskol'nikov anche dopo
che massacra con la scure l’usuraia e la sorella. Non turba il suo animo il
rimorso per il delitto compiuto, ma il dramma di aver scoperto di essere
inadeguato a vivere come un superuomo. Si consegna alla polizia e viene
condannato ad otto anni di carcere da scontare in Siberia in una squallida
prigione. L’amore per la peccatrice Sonia, che lo segue anche in Siberia,
squarcia, dopo un anno di sofferenza in carcere, la dura corteccia del suo
orgoglio e fa brillare nel suo animo la scintilla del pentimento. Inizia così
il cammino della resurrezione, che lo porta verso una nuova vita e verso un
nuovo modo di rapportarsi con il mondo. Un romanzo psicologico, che indaga i
complessi meandri dell’animo umano e le ambiguità dell’esistenza, stretta tra
la Scilla della vita normale e mediocre e la Cariddi della vita eccezionale e
straordinaria.
Gaetano
Bencivinni
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