Il processo di Franz Kafka narra la
vicenda giudiziaria dell’impiegato di banca Joseph K., a cui un mattino due
guardie comunicano che è agli arresti, sia pure a piede libero, in attesa di
giudizio per un reato di cui non si saprà nulla. Il lettore sa che doveva
essere stato calunniato da qualcuno.
Tutto si svolge in una atmosfera
surreale e simbolica con i tratti distintivi di un incubo ossessivo.
Inizialmente K. trascura il processo,
convinto com’è di poter chiarire tutto, essendo totalmente innocente. Presto
però la sua vicenda giudiziaria, anche per il prestigio dell’imputato, si
allarga a macchia d’olio al punto da indurre lo zio a consigliargli di affidare
la causa al grande avvocato Huld.
Nella casa - studio del dottor Huld però il processo subisce una imprevista
svolta. Lì K. e lo zio incontrano il capoufficio del Tribunale, titolare del
suo processo, che si trova lì per caso.
In quella occasione il comportamento di
K. è sorprendente. Invece di partecipare alla discussione tra l’avvocato e il
capoufficio sul suo caso, preferisce trovare una scusa per uscire dalla stanza
e per corteggiare l’infermiera Leni, collaboratrice dell’avvocato.
Un episodio questo che aliena la
simpatia del capoufficio, che da quel momento in poi diventa inaccessibile.
I colloqui con l’avvocato e con un suo
cliente, il commerciante Block, imputato
da oltre cinque anni, fanno capire a K. che la sua causa segna il passo. Da ciò
la necessità per K. di assumere iniziative autonome per occuparsi direttamente
del suo processo, che lo coinvolge sempre di più sino a compromettere la sua
serenità nell’attività della banca con il risultato che il vicedirettore gli
sottrae clienti e il suo prestigio progressivamente va in declino.
La memoria difensiva non viene
presentata dall’avvocato, gli atti giudiziari rimangono inaccessibili, le
procedure adottate dal Tribunale rimangono segrete.
Per sbloccare questa situazione di stallo,
K. accetta il consiglio di un industriale, suo cliente, di recarsi dal pittore
Titorelli, uno squallido confidente del Tribunale, che gli fa toccare con mano
lo stato di degrado in cui si trova il sistema giudiziario, fatto di funzionari
corrotti e di avvocati disposti a tutti i compromessi pur di ottenere il favore
dei giudici.
K. decide di revocare il mandato
all’avvocato e di preparare personalmente la sua memoria difensiva, che non
riuscirà a portare a compimento.
Un mattino il direttore della banca gli
affida il compito di guidare un corrispondente italiano nella visita del duomo
della città. Lì il corrispondente non si presenta e K. apprende dal cappellano
del carcere che il suo processo è finito male. Il sacerdote gli spiega che la
legge è inaccessibile ai profani.
Il romanzo ha una conclusione
sorprendente: due gendarmi prelevano K., lo conducono in una cava fuori città e
lì eseguono la sentenza di condanna a morte, piantandogli nel cuore un pugnale
affilato.
K. muore come un cane con la rabbia di chi sa che di
questa vicenda giudiziaria sopravvivrà
soltanto la vergogna.
IL romanzo punta i riflettori sui guasti
della Giustizia e sui perversi ingranaggi che spesso stritolano la verità e la
trasformano in menzogna, e trasformano la menzogna in verità.
Un monito per chi giudica sulla base di
semplici sospetti.
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