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giovedì 13 marzo 2014

La vergogna

Il processo di Franz Kafka narra la vicenda giudiziaria dell’impiegato di banca Joseph K., a cui un mattino due guardie comunicano che è agli arresti, sia pure a piede libero, in attesa di giudizio per un reato di cui non si saprà nulla. Il lettore sa che doveva essere stato calunniato da qualcuno.
Tutto si svolge in una atmosfera surreale e simbolica con i tratti distintivi di un incubo ossessivo.
Inizialmente K. trascura il processo, convinto com’è di poter chiarire tutto, essendo totalmente innocente. Presto però la sua vicenda giudiziaria, anche per il prestigio dell’imputato, si allarga a macchia d’olio al punto da indurre lo zio a consigliargli di affidare la causa al grande avvocato  Huld.
Nella  casa - studio del dottor  Huld però il processo subisce una imprevista svolta. Lì K. e lo zio incontrano il capoufficio del Tribunale, titolare del suo processo, che si trova lì per caso.
In quella occasione il comportamento di K. è sorprendente. Invece di partecipare alla discussione tra l’avvocato e il capoufficio sul suo caso, preferisce trovare una scusa per uscire dalla stanza e per corteggiare l’infermiera Leni, collaboratrice dell’avvocato.
Un episodio questo che aliena la simpatia del capoufficio, che da quel momento in poi diventa inaccessibile.
I colloqui con l’avvocato e con un suo cliente, il commerciante Block,  imputato da oltre cinque anni, fanno capire a K. che la sua causa segna il passo. Da ciò la necessità per K. di assumere iniziative autonome per occuparsi direttamente del suo processo, che lo coinvolge sempre di più sino a compromettere la sua serenità nell’attività della banca con il risultato che il vicedirettore gli sottrae clienti e il suo prestigio progressivamente va in declino.
La memoria difensiva non viene presentata dall’avvocato, gli atti giudiziari rimangono inaccessibili, le procedure adottate dal Tribunale rimangono segrete.
Per sbloccare questa situazione di stallo, K. accetta il consiglio di un industriale, suo cliente, di recarsi dal pittore Titorelli, uno squallido confidente del Tribunale, che gli fa toccare con mano lo stato di degrado in cui si trova il sistema giudiziario, fatto di funzionari corrotti e di avvocati disposti a tutti i compromessi pur di ottenere il favore dei giudici.
K. decide di revocare il mandato all’avvocato e di preparare personalmente la sua memoria difensiva, che non riuscirà a portare  a compimento.
Un mattino il direttore della banca gli affida il compito di guidare un corrispondente italiano nella visita del duomo della città. Lì il corrispondente non si presenta e K. apprende dal cappellano del carcere che il suo processo è finito male. Il sacerdote gli spiega che la legge è inaccessibile ai profani.
Il romanzo ha una conclusione sorprendente: due gendarmi prelevano K., lo conducono in una cava fuori città e lì eseguono la sentenza di condanna a morte, piantandogli nel cuore un pugnale affilato.
K. muore  come un cane con la rabbia di chi sa che di questa vicenda giudiziaria  sopravvivrà soltanto la vergogna.
IL romanzo punta i riflettori sui guasti della Giustizia e sui perversi ingranaggi che spesso stritolano la verità e la trasformano in menzogna, e trasformano la menzogna in verità.
Un monito per chi giudica sulla base di semplici sospetti.

                                                                                   Gaetano Bencivinni

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