L’opera al nero della scrittrice belga Marguerite Yourcenar è un
romanzo storico, che trasporta il lettore nel contesto sociale e culturale
compreso tra il 1510 e il 1569. Periodo storico questo caratterizzato dalla Riforma
luterana, dalle guerre di religione, dallo scontro di civiltà tra Cristiani e
Turchi, che hanno messo a dura prova la stessa sopravvivenza della Chiesa,
stretta tra l’espansionismo islamico e gli insoluti contrasti religiosi interni
al mondo cristiano con intrighi, massacri, scomuniche e condanne al rogo.
Un’epoca di grandi trasformazioni sociali: applicazione dei telai
meccanici alla tessitura, ascesa della borghesia mercantile, di banchieri e di
uomini d’affari, rivoluzione copernicana ed ansie di rinnovamento proiettate
verso la costruzione di un mondo moderno laico.
Zenone, protagonista del romanzo, è figlio bastardo di Hilzonde,
nobildonna di Bruges, e del prelato Alberico dei Numi, di antica stirpe
fiorentina, eletto a 30 anni cardinale ed assassinato a Roma nell’ambito dei
tanti intrighi dei Borgia e dei Medici nella dissoluta e prepotente curia
pontificia.
Hilzonde sposa in seconde nozze l’anabattista Simone Adriansen,
uomo già con la barba grigia, ricco mercante di Zelanda che la condurrà a
Munster con la speranza di creare la Chiesa in spirito da contrapporre alla tirannica
Chiesa romana. Hilzonde perirà nell’assedio di Munster, giustiziata dai
Cristiani, che hanno massacrato gli Anabattisti rifugiati in quella città.
Enrico Giusto, ricco banchiere e uomo d’affari, affida il nipote
Zenone al canonico Bartolomeo Campanus, per avviarlo agli onori sacri, unica
prospettiva di prestigio per un bastardo di origine nobile. Zenone si ferma
agli ordini minori ed inizia la sua attività di intellettuale scomodo in giro per
l’Europa, prestando i suoi straordinari servigi
di medico, alchimista, filosofo e astrologo alle corti dei potenti
d’Europa. Lo troviamo a Parigi, a Montpellier, in Provenza, in Catalogna, ad
Algeri e ad Adrianopoli alla corte del
sultano, alle corti reali di Polonia e Svezia, a Lubecca, a Basilea e a
Innsbruck.
Le sue opere finiscono subito nel mirino della Chiesa che le bolla
come eretiche e pericolose. A Zenone rimane come unica possibilità il ritorno a
Bruges con il falso nome di Sebastiano Theus. Lì, ormai dimenticato da tutti, è
accolto prima da un vecchio amico medico e dopo dal priore del Convento dei
Cordiglieri dove esercita la professione di medico al servizio di straccioni,
dopo aver curato per anni i potenti d’Europa. Coinvolto in uno scandalo a
sfondo orgiastico sessuale, compiuto
da monaci con una giovane collegiale,
benché totalmente estraneo alla vicenda, subirà un processo ed è costretto a
rivelare così la sua vera identità.
L’accusa di eresia e di ateismo si conclude con la condanna al
rogo a cui si sottrae, per evitare la sofferenza del fuoco, tagliandosi le vene
in prigione e morendo così dissanguato.
A nulla servirà il tentativo del canonico Bartolomeo Campanus di
indurlo alla ritrattazione per salvarsi la vita.
Un personaggio di straordinaria modernità, che in nome della
scienza e della libertà di pensiero
rinuncia a privilegi e favori e mette il suo talento al servizio della ricerca
scientifica, assetato continuamente di conoscenza da conquistare con l’amore
per la libertà.
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