Hermann
Hesse, nato a Calw nel 1877, è
considerato uno dei maggiori
scrittori tedeschi del ‘ 900. Autore di romanzi come “Siddharta”,
“Il lupo della steppa”, “Il gioco delle perle di vetro”, “Gertrud”
ed altri ancora , fu insignito nel 1946 del premio Nobel per la letteratura. Il suo interesse per il
misticismo orientale e per quegli aspetti dell’animo umano che sfuggono al
controllo della razionalità, ne fa un autore sempre attuale, di grande stimolo
per i giovani.
Nella nota introduttiva al romanzo “Siddharta” il traduttore Massimo Mila esplica cognizioni
generali sulle religioni e sulla cultura
d’oriente, annotando di averle ricavate da un quaderno di un allievo del
filosofo Piero Martinetti. Inizia l’introduzione dicendo che i tedeschi
usano l’espressione “ der
Suchende “ (colui che cerca)
per designare quelle persone che
non s’accontentano della superficie
delle cose, perché di ogni aspetto della vita
vogliono, ragionando, andare in fondo e rendersi conto di se stessi, del mondo, dei rapporti tra loro e il mondo. Quel cercare, che è già di per sé un trovare, disse uno dei più illustri fra questi
“ cercatori “, e precisamente S. Agostino. Quel cercare che è in
sostanza vivere nello spirito. “ Suchende “ sono quasi tutti i personaggi di Hesse : gente inquieta e
bisognosa di certezza, gente che cerca
l’Assoluto, ossia una verità su
cui fondarsi nell’universale relatività
della vita e del mondo e tale
assoluto trovano, se lo trovano, in se stessi . Chi è Siddharta ? E’ uno che cerca e cerca
soprattutto di vivere intera la
propria vita. Passando di
esperienza in esperienza, dal misticismo alla sensualità, dalla meditazione filosofica alla vita degli
affari e non si ferma presso nessun maestro, non considera definitiva nessuna acquisizione, perché ciò che va cercato è il tutto, il misterioso tutto
che si veste di mille volti .
“ Siddharta
“ è un breve romanzo di ambiente indiano, pubblicato per la prima volta nel
1922 .
L’opera che
per prima impone Hesse all’attenzione
del pubblico è “ Peter Camenzid “, tradizionale romanzo di formazione per il quale ottiene il
premio Bauernfeldpreis.
Il romanzo risente delle suggestioni dei viaggi
di Hesse in Italia,in un Sud mitizzato,
che riconcilia l’uomo con la
natura e offre un’alternativa
alla decadenza della civiltà
europea.
Questo culto
dell’Italia si identifica in particolare con la figura di San Francesco, della quale Hesse approfondisce
la sua curiosità in un saggio biografico. L’incontro con Francesco fu propiziato all’autore dalla
sua ricerca di libertà, che gli fu propria fin dall’infanzia e dalla fuga dal
seminario evangelico di Maulbronn ,
avvenuta nel 1892 . Durante i suoi due viaggi
in Italia Hesse non mancò di
recarsi ad Assisi avendo, forse, a guida
il Poverello di Assisi come antesignano
della libertà di coscienza, interprete originale del messaggio
cristiano.
E’ durante i
due soggiorni italiani del 1901 e del 1903 che Hesse maturò il saggio “Francesco d’Assisi “, in cui
spicca la figura materna e
sorridente di Domina Pica, la mamma di Francesco. Come Francesco, Hesse sta dalla parte di Pica. Ci sembra di
avvertire una sorta di nostalgia per la
mamma che avrebbe voluto. La sua, forse, non aveva quelle doti che ammirava nella
madre di Francesco. Hesse ripercorre l’intero arco dell’esistenza di Francesco,
che è l’homo novus, il nuovo Adamo. E’
da lui che riparte il rinnovamento dell’arte e della poesia. La novità della figura di Francesco è nella sua
rivendicazione della paternità divina quando restituisce al padre Pietro di Bernardone persino i vestiti: una rivendicazione profonda,
sofferta, che lo pone nella condizione
di alter Christus. Hesse comprende che è qui il
nocciolo della novità della figura di Francesco nella storia
dell’umanità: in lui si ricompone il circolo della creazione. La ritrovata fraternità con la natura si
espanderà in un canto, le “Laudes creaturarum” che anche nella storia della
poesia e della lingua italiana apre un’epoca nuova.
Marietta Gallo
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